LE NOVITÀ DISCOGRAFICHE I la cronaca della televisione j ■ di Massimo Mila

LE NOVITÀ DISCOGRAFICHE I la cronaca della televisione j ■ LE NOVITÀ DISCOGRAFICHE _ Giulini e Beethoven con quattro Sinfonie Carlo Maria Giulini è notoriamente il Grande Assente della vita musicale italiana. Questo direttore che tutto il mondo c'invidia non ha mai preso piede stabilmente nelle nostre istituzioni musicali, dove pure ha occupato posti di rilievo: è stato direttore dell'orchestra Rai di Roma, fondatore di quella di Milano, direttore stabile alla Scala dopo il ritiro di De Sabata. Ma all'estero ottiene maggiori soddisfazioni, e in patria ritorna ogni tanto, alla testa di orchestre straniere. Ora fa una apparizione discografica in forze con un album della Emi-Voce del Padrone (C 165-52060/63). che in quattro dischi contiene le ultime quattro Sinfonie di Beethoven, più l'ouverture per VEgmont, con tre orchestre diverse, e precisamente la Sinfonica di Londra per le Sinfonie n. 8 e 9, la Sinfonica di Chicago per la Settima, e la New Philharmonia Orchestra per la Pastorale e VEgmont. Poiché le interpretazioni della Sesta e Settima già si conoscevano, l'interesse si appunta principalmente sull'Otfava e la Nona: soprattutto su quest'ultima, che costituisce pur sempre un così grosso problema e cosi difficile test per l'esecuzione. Senz'altro questa interpretazione si allinea tra le migliori, per l'assennata linea generale dell'interpretazione e per la cura estrema posta nei particolari, così spesso insidiosi, degli equilibri tra i vari reparti orchestrali. Sembra — salvo errore — che Giulini non abbia acconsentito a nessuno dei ritocchi orchestrali che da Wagner a Weingartner in poi vengono spesso adottati allo scopo di rendere ben discernibile il melos degli strumentini, talvolta oppressi dalla massa degli archi. (Questo non per insipienza di Beethoven, ma perché con l'accesso di masse sempre più vaste alla musica strumentale e la conseguente adozione di sale da concerto sempre più vaste, le orchestre hanno aumentato il loro volume di suono in maniera sproporzionata tra i vari reparti). Giulini cerca di districare il melos principale senza ricorrere a ritocchi e quasi sempre ci riesce: è ammirevole, per esempio, la chiarezza con cui vengono indicate, proprio additate all'orecchio le sei entrate e i due intermezzi della tumultuosa doppia fuga nel Finale. Stranamente, invece, nelle quattro battute introduttive dell'» Adagio ma non troppo, ma divoto », si sentono quasi esclusivamente le viole, e non i legni. Spejso Giulini rende giustizia anche a certi particolari minimi della partitura, miniaturismi quasi inesplicabili inseriti dal compositore nel gigantesco affresco sinfonico-corale: per esempio, per restare nel passo in questione (« Adagio, ma non troppo »), non esiste forse altra esecuzione che faccia sentire con tanta evidenza lo stranissimo ritardo d'un quarto di battuta prescritto ai tenori sull'articolo « den » (seguito da: « Schòpfer. Welt? »). Le voci soliste sono quelle del soprano Sheila Armstrong, del contralto Anna Reinolds, del tenore Robert Tear e del basso John Shirley-Quirk, e si difendono onorevolmente contro le difficoltà di una scrittura vocale che aveva suscitato le proteste dei primi interpreti viennesi e che a Giuseppe Verdi faceva crollare il capo dubi- tosamente, anzi, negativamente, Ottimo il coro dell'Orchestra sin- fonica di Londra istruito da Ar- thur Oldham. L'album, ben inteso, non esau- risce il suo pregio nella Nona, rila costituisce un blocco in certo senso omogeneo (salvo l'inserzio- ne àeWEgmont). perché in realtà le premesse dell'Inno alla Gioia si pongono nella Pastorale e maturano attraverso la sfrenata vitalità della Settima e l'umorismo dell'Orfava. La larghezza con cui è eseguita l'incisione (la Nona occupa tre facciate) consente buoni risultati tecnici. L'album è corredato d'un opuscolo, con note il- lustrative talora un po' fuorvian- ti di Philippe Andriot (il terzo tem- po della Nona, con le sue pro- messe di beatitudine paradisiaca. sarebbe « l'ultima tappa del do lore ,,?) e un'intervista con Giu lini' dove sarebbe stato interes sante avere dal direttore maggio ! ri chiarimenti sul modo in cui sono stati risolti i frequenti problemi d'esecuzione della Nona, oltre all'ovvia precisazione di non avere eseguito — come è uso quasi costante e. francamente, consigliabile — il ridondante ritornello della seconda parte nello Scherzo. Massimo Mila

Luoghi citati: Chicago, Londra, Milano, Roma