Piccola cronaca di ieri

Piccola cronaca di ieri Piccola cronaca di ieri Dal 21 al 25 maggio del 1945, vita nella città appena liberata Sovrumano il compito di chi tiene le redini in una città percossa dalla guerra, affrancata per merito proprio dalla schiavitù, affamata di pane e di libertà, assetata di giustizia. Occorreva, in quello scorcio di maggio del '45. non deludere la fiducia del popolo che esigeva case e cibo, ma anche e soprattutto, la punizione del colpevoli: nello stesso tempo bisognava impedire la vendetta, incanalare la piena dei sentimenti, stroncare ogni attività illegale. In perìodo clandestino il Cln aveva emanato il decreto di epurazione per l'allontanamento, dai posti di responsabilità, di chiunque fosse stato complice volontario del sopruso fascista. Il decreto entrò in funzione nel momento stesso in cui gli uomini della Resistenza assunsero la guida della città. Il primo ad essere esonerato dalla carica fu il più alto magistrato e da allora l'opera, necessaria e delicata della «pulizia integrale» proseguì energicamente ispirata da tre esigenze: giustizia, ordine pubblico, moralizzazione della vita sociale. Sì cacciano i fascisti 22 maggio. Il col. Fiore, commissario del comando alleato per la provincia, annuncia alla radio l'entrata in vigore dell'ordinanza «35» riguardante la sospensione dei funzionari e degli impiegati fascisti dagli enti locali, istituzioni pubbliche aziende private d'interesse pubblico, organismi privati o statali d'importanza nazionale. Lo scopo, spiega il giornale, è di completare il decreto del Cln e dì renderne più rigorosi e rapidi gli effetti. Antonicelli commenta: «L'ordinanza stende intorno all'inquisito una fitta rete dalle cui maglie è difficile sottrarsi (43 domande stringenti e meticolose) e dichiara 1M111111111111M111111 11 111 r U111111111111 i 11111 i II 1111111 Inappellabili le decisioni della commissione». Della commissione fanno parte uomini di grande equilibrio e saggezza, moralmente integri e al di sopra di ogni sospetto. Presidente Michele Gina, chimico, scienziato, professore universitario, socialista, nove anni trascorsi in carcere come «nemico del regime», uno degli intellettuali di cui il giustiziato di Dongo avrebbe voluto spegnere il cervello. Ma l'ordinanza «35» non si estende a tutta la dirigenza economica delle aziende private. Obbietta il presidente del Cln: «Molti collaboratori del fascismo erano annidati in quelle aziende; vi permangono e creano nuclei ineliminabili d'infezioneii. La preoccupazione rimbalza, il 24 maggio, nell'assise dei Cln comunali che stipano il Carignano, gli animi si accendono, la polemica assume toni aspri. Il prof. Galante Garrone dice: «I Cln non sono stati esautorati, l'epurazione continuerà ad essere fatta democraticamente, dal basso ». E l'avv. Libois: «Sarà condotta in modo che la volontà popolare sia soddisfatta». E Antonicelli: «L'importante è ottenere quello che vogliamo attraverso la libertà. Nessuna violenza può essere tollerata». Lo stesso giorno, viene emanato il decreto che ristabilisce il ritorno alla normalità nell'applicazione della giustizia. Porta le firme di Perettì Griva, primo presidente della corte d'appello e di Bossi, procuratore generale. Contiene norme severe per la tutela degli arrestati, ricorda che ogni arresto arbitrario costituisce sequestro di persona punibile con la reclusione fino a otto anni e che esistono pene altrettanto severe le perquisizioni arbitrarie e la violazione di domicilio. La cronaca del 24 riferisce anche dell'arrivo a Torino del vice-primo ministro Togliatti, 11111M11111M111111111 11 11 111111111 i 11 II 111111111111 che parla agli operai della Grandi Motori e annuncia non lontana la fusione di socialisti e comunisti. Una notiziola, dello stesso giorno, apre orizzonti di tavole spoglie e di fornelli spenti: «La questione alimentare riguardante la massa lavoratrice — denunciano i Cln degli stabilimenti Farina — permane gravissima. Gli sforzi delle singole ditte non portano ad una soluzione radicale del problema; solo le grandi industrie, perché meglio attrezzate e con mezzi finanziari tali da permettere l'acquisto a qualunque prezzo dei generi alimentari, riescono ad assegnarne quantità più o meno rilevanti alle loro maestranze». Ad accrescere la rabbia una notizia del 25 maggio: «Centinaia di vagoni di prodotti ortofrutticoli inviati in Germania, mentre Torino mancava di tutto, dall'ex capo repubblichino della provincia, Grazioli». Magra consolazione: domenica distribuzione di grasso bovino, prezzo 12 lire l'etto. Una SS di 13 anni Un giornale che va a ruba, quello del 25, come già era successo il 2 maggio («Hitler è morto»/ In prima pagina c'è la notizia del suicidio di Himmter, capo delle SS della Gestapo e artefice dei campì dell'orrore. S'è ucciso stritolando fra i denti -una capsula di cianuro. Ai torinesi mette un brivido addosso la cattura di un ragazzo di 13 anni, Antonio Novena, brigatista nero regolarmente arruolato a fianco di suo padre a Pinerolo. Ha partecipato al rastrellamenti di Vigorie, Macello, Campigliene, Cavour, e all'uccisione dì sei partigiani. «Uno di quei mostruosi carnefici bambini» armati di mitra dalla repubblica di Salò. Che fare di Antonio Novena? Lo ascoltano, in silenzio, ì giudici. Poi lo mandano al Ferrante Aporti. ga> p_ ■ 11 II III 111111111111111111111 II 111111111111111111111111111 ■ 1

Luoghi citati: Dongo, Germania, Pinerolo, Salò, Torino