Trionfano le quarantenni di Lietta Tornabuoni

Trionfano le quarantenni DA CANNES: UNO DEI FENOMENI PIÙ CURIOSI DEL CINEMA Trionfano le quarantenni Jeanne Moreau è l'emblema di quello che si vede al Festival - Belle, intense, insicure, le attrici mature sono spesso le più brave - Ma c'entrano anche le battaglie femministe, il cambiamento della psicologia collettiva, il calcolo di produttori e registi (Dal nostro inviato speciale) Cannes, maggio. Jeanne Moreau, gran dama del cinema francese, leva in alto le braccia in gesto lento e ieratico, come per emettere una profezia o lanciare un anatema. Invece si accomoda i capelli ramati che le scendono sulle spalle: « Nei primi anni il cinema mi sembrava soltanto meraviglioso », ricorda con troppa solennità. « A poco a poco, ci ho scoperto anche tutto quello che non mi piace: volgarità, prostituzione, menzogna ». Brava. Opportunamente sistemato sul tavolo accanto, c'è il copione del film che la vedrà debuttare come regista: comincia a luglio, otto settimane di lavorazione, il titolo Lumière vuol dire naturalmente luce ma allude pure, no?, all'alba del cinema. Non è ben trovato? Certo, brava. « A questo punto della mia carriera, i film non mi servono più per mangiare o per avere il nome sui manifesti, ma per dimostrare quanto certe opere mi coinvolgano. Credo d'essere stata la prima a fare sistematicamente una scelta simile ». In vita sua ha girato 53 film. Dal 1968, ne ha interpretati soltanto per registi giovani o autori difficili, in imprese commercialmente e artisticamente rischiose, per pochi soldi, con personaggi a volte non lusinghieri per la vanità. Molle delusioni? Risata consapevole, indulgente: « Bisogna pur scegliere un modo di vivere ». Jeanne Moreau è la leader, l'emblema di uno dei fenomeni più curiosi del cinema contemporaneo: il trionfo delle attrici fra i 40 e i 50 anni. Il Festival di Cannes ne ha offerto una conferma eloquente, attrici ragazze se ne son viste poche o niente, nella giuria o sullo schermo hanno dominato la Moreau, Delphine Seyrig, Lea Massari, Ellen Burstyn dell'Oscar, Mari Torocsik dell'Elettra di Jancsó, Gena Rowlands, Laura Betti, Lili Palmer. O Glenda Jackson, che anche lei non è più una bambina. Belle, intense, insicure. Bravissime nei loro personaggi. Ricche d'un loro repertorio di sorrisi dolceamari, battute spiritose e autodistruttive, intrepido coraggio, seduzioni sfrontate, pìllole e rimpianti. Assenti dalla spiaggia, lontane dal sole crudele del mattino: splendenti al palazzo del cinema nelle luci della sera. Gentili con i fotografi, ma a certe condizioni: oggi no, mi sento gonfia, non sto bene; sulla terrazza c'è i J ! : I • ! \ ■ ; i \ | troppo riverbero, mi fa battere le palpebre; non con questo vestito, m'ingoffa... Abili a rispondere con sincerità intelligente e disarmante a quelle domande dei giornalisti in cui la malignità si traveste da reverenza. Deboli soltanto nel lasciare le date nel vago. Poche le giovani Non sole: insieme con loro Romy Schneider, Monica Vitti, Francoise Fabian, Sophia , Loren, Irene Papas, Silvana 1 1 Mangano. Liz Taylor e tante altre assicurano l'impero ci- , nematografico delle belle ! quarantenni. « Le cose stan- ; no così », sintetizza Ronnie ! Bernstein. dirigente di una ■ de/fa grandi compagnie americane. «Nel cinema commerciale, specialmente americano, si sa che il nuovo divismo è quasi tutto maschile, per le donne non c'è posto, quindi attrici nuove non ne vengono fuori. Nel cinema di autore, specialmente europeo, dominano le attrici mature, .incile perché sono spes- i I i so le più brave. Nel cinema J eccentrico, l'underground o ! l'avanguardia, regnano i tra- j : vestiti oppure le donne-mo- ; I stro ». ■ Andiamo bene. Ma perché. I • come mai la femminilità ci- \ nematografica risulta rap- I ! presentata soprattutto da 1 \ belle quarantenni? Laura ' ■ Betti ha una sua teoria ot- \ ; timista: « C'entrano anche le I i battaglia femministe, che ■ \ hanno roso ridicoli certi pre- I | giudizi sull'età e mutato l'at- teggiamento delle donne i , 1 stesse: oggi tutte guardiamo j 1 alle rughe con meno paura, i sappiamo che non importa, I , ! <-*■<-■ esistono anche rughe ; giovani e appetibili Oggi le ! Quarantenni sono affascinan- ■ 1:1 dl vitalità, coscienza, sal¬ i dezza 3 ardimento: non posI sono permettersi scemenze inutili, vanno all'essenziale, non hanno tempo da perde- | re. E i legisti giovani appar- j tengono a una generazione clie, par la propria fragilità, sente molto il fascino delle donne mature». Personalmente, dice, se nell'ultimo periodo ha interpretalo tanti film non lo deve certo a Pasolini ("sono in pratica la sua compagna da vent'anni ma, come una moglie siciliana d'altri tempi, dal bailamme della sua vita pubblica vengo escili- o 1 e i , a I 7 - \ a, - '. - : sa"), piuttosto a uno speda- Ile rapporto con i registi: «Un Irapporto intellettuale che a !volte, pev esempio con Ber- |tolucci o Bellocchio, è nato !da una storia d'amore vec- jchia o ricente; un rapporto i'di scampo, di verifica d'idee ». La scelgono, dice, « perché mi considerano intelligente e più di loro legata alla vita leale, perché li stimolo, li amo, li ascolto, li nutro e a volte li aiuto: per Paulina ?'en va, un film di Techiné nel quale credevo, ho aiutato a trovare i soldi, ho tradotto il copione in italiano, ao recitato per quat¬ . - j tro lira. Ho persino cucito a \ i vestiti e fatto da mangiare a 1 per la troupe ». i \ Delphine Seyrig, la bella i j bionda-bruna delicata e chic | scelta da Buiiuel come sim- | bolo del fascino discreto del- \ bascule, per un milione di lire. Le piaceva troppo la storia: uva donna non più giovane che rifiuta la vec- chiaia e. per non affrontarla, paga un killer che la uccida. Le piacciono troppo certi personaggi, per esempio quello della pazza «Aloise» che fors2 le farà vincere al Festival di Cannes il premio ver l'interpretazione femmì- nile: « Nessun regista corti- merciale ti dà possibilità si- fa borghesia, ha accettato dì \ interpretare Le jardin qui j ! : i j nuli, ti oflre mai il piacere i di recitale L'importante è I potersi identificare con i per- sonaggi ». .l'importante, per una femminista come lei, è anc'iie potei vincere la sfida contro « l'astratta stupidità Jel pregiudizio che vuole le quarantenni finite, negate all'amore o protagoni- | ste soltanto d'amori sciaguj rati e umilianti ». « E' un'idea che resiste soltanto in lì alia», accusa Lea Massari. Il pubblico latino - mediterraneo - erotico sentimei^ale tira alle ragazzine. Obiettivamente, un pregiudizio- Romy Schneider, i qualunque età abbia, non è I una bellissima donna? Francolse Fabian non è tanto bella da potersi spogliare in qualunque momento e da j far innamorare chiunque? » I Ma ; produttori non ci ere I d°no '--el lutto, neppure nei ! Paesi v.cìalistì. Mari To- j | roesik comincia adesso a gi- \ ! ''are Madame Dery, la regia j è d' suo marito, il soggetto i affronta il paradosso di una ' attrice costretta ad interpre- \ tare la Giulietta di Shake- ; speare di cui non ha l'età: « Bisognare bbe avere quattordici anni, essere ancora | ima ragazzina e insieme possedere l'esperienza d'una ; donna matura », sospira. Soliti ruoli Alle belle quarantenni che scritturano tanto volentieri, registi e produttori riservano infatti personaggi monotonamente uguali; moglie insoddisfatta, spesso ricca e in vacante (Cortina, BadenBaden, ìoiza) che cade nel\ la trappola sessuale del gio: vanolto bello e sfruttatore, j quasi sempre improbabile I mente interpretato da Helj mut Bergr.r; seduttrice avida e conformista che fa in' namorare di sé fino a dit struggerlo un ragazzo bello i e ingenuo, preferibilmente \ intellettuale; madre snaturata rivale della figlia adolescente; madre contronatura seduttrice del figlio adolescente; attrice ossessionata dal tempo che imssa; massaia revanscista, amante infelice, ninfomane felice; moglie tradita decisa a riconquistare il marito mediante operazìoni di plastica raccapriccianti, dolorose, costosissime e drammaticamente imitili; zitella brutta che si accasa con lavoratore emigrato (italiano, spagnolo o arabo, a seconda del caso e della coproduzione); turista che 1 accoglie per strada ragazzi sfrontati che finiranno per ammazzarla o almeno derubarla. Soltanto di rado il personaggio può essere di partigiana, infermiera, professoressa o sciemiata innovatrice, donna d'affari o regina; soltanto di recente sì sono aggiunti i nuovi ruoli di lesbica contenta, dirigente politica o femminista. «Uno strazio, sempre le stesse idee», si lamenta Lea Massari. Per il resto, assicura, le attrici della sua età non hanno problemi particolari: «Io ho quarantun anni, ho avuto l'educazione puritana e repressiva di tutte le \ donne della mia generazione. j A vent'anni avevo un corpici- ! no notevole, ma quando andavo al mare con gli amici : morivo di vergogna al moi mento d'uscire dalla cabina in costume da bagno. Al ci- . . i tanto una esposizione di car- ' [ i nema i registi mi vedevano j come una cerbiatta magroli- na, ero senza seno e ci pati- ! vo tanto. Ho cominciato a i spogliarmi per i film france- I si a 38 anni, finalmente sen- ! za timori: la mia nudità diventava funzionale alla storia, non doveva essere sol- ne fresca. Oggi, più mi invecchiano più divento brava: almeno non devo stare a preoccuparmi delle palpebre gonfie o delle luci poco propizie». La bellezza delle belle è oggi più durevole, la psicologia collettiva e il costume vanno mutando il proprio modo di considerare le donne mature, ma certi trionfi restano più amari di quanto sembri. «Il successo delle quarantenni nel cinema è un fenomeno economico», sostiene Pierre Kalfon, regista, produttore e organizzatore cinematografico francese. «I registi americani prendono un'attrice matura, quando la prendono, perché è più brava, per farle recitare quel genere di personaggi drammatici che assicurano spesso l'Oscar o premi simili. I registi-autori europei le scritturano per ragioni di soldi». / film di qualità, spiega, hanno sempre un bilancio limitato, e le star del momento, femminili o maschili, costano moltissimo. «Il regista giovane o il regista-autore non ha scelta: è costretto a i raccontare storie di adolescenti tra i 14 e i 19 anni, così da poter impiegare attori giovanissimi e sconosciuti; oppure storie di gente tra i 40 e i 50 anni. Così da poter adoperare attori molto bravi ma avviati alla fine della carriera, quindi meno costosi. Di solito si preferisce la seconda soluzione, perché gli attori bravi hanno anche una fama che può richiamare il pubblico e facilitare la pubblicità». Le belle quarantenni vengono predilette appunto perj che belle, ma non troppo care; perché, più zelanti delle ' ragazze, sono spesso bilingui ' o addirittura trilingui e facilitano le coproduzioni; perché «il regista giovane è affascinato dalla possibilità di [ dirigere in un film le proprie i madri cinematografiche, di j dare ordini alle donne-mito cne magari ha adorato da ra ! Sazz0 come spettatore»; per i ché sono brave, e nel lavoro I s'impegnano appassionata ! mente. «Anche per le attrici l'intesa è conveniente: così possono continuare a recitare parti dominanti di protagonista, spesso in personaggi con cui s'identificano completamente, dirette da registi di qualità che garantiscono almeno il successo di critica, a volte i premi». Lietta Tornabuoni i Cannes. L'attore Helmut Berger con la moglie del cantante Mick fagger, Bianca, al palazzo del Festival (Tclefoto Ap)

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