Perché l'incontro Cee-Pechino di Renato Proni
Perché l'incontro Cee-Pechino Mentre segna il passo il dialogo tra Europa e Urss Perché l'incontro Cee-Pechino (Dal nostro corrispondente) Bruxelles, 19 maggio. I recenti incontri fra leaders cinesi e uomini politici europei (Tindemans-Mao, Giscard d'Estaing-Teng Hsiaoping, e Soames-Ciu En-lai) forniscono a Bruxelles ed alle altre capitali della Cee motivi di riflessione. Per la Comunità economica europea, il riconoscimento ufficiale da parte cinese rappresenta indubbiamente un successo. La Cee può inserirsi timidamente in un campo dì manovra politica più vasto. Ma la nuova fase dei rapporti Cina-Comunità economica europea pone alcuni quesiti di carattere politico ed economico. Al successo degli sviluppi delle relazioni con la Cina fa riscontro la stasi del dialogo fra la Cee e l'Unione Sovietica, che s'iniziò contemporaneamente. L'Urss desidera una Cee disunita politicamente, militarmente debole e commercialmente efficace nella misura in cui gli interessi coincidono. La Cina vuole invece una Europa forte, unita politicamente ed economicamente, e, se possibile, anche militarmente. Le ragioni di questi atteggiamenti diversi non si devono ricercare nel grado dì simpatia o antipatia che la Cee suscita a Mosca e a Pechino, ma nell'ottica dei problemi della politica internazionale che domina nell'Urss e in Cina. La Cina ha, come interesse predominante, l'indebolimen- to dell'egemonia russo-americana nel mondo, e, come obiettivo strategico, il rafforzamento dello schieramento politico-militare dell'Europa occidentale a scapito dei sistemi strategici sovietici in Estremo Oriente. Questi fini hanno la precedenza assoluta sulle considerazioni di carattere ideologico verso una Cee ancora sostanzialmente ancorata ai principi del neo-capitalismo. L'Europa accetta l'approccio cinese per questi motivi: a 9000 chilometri di distanza la Cina non rappresenta una seria minaccia militare, i suoi problemi politici non la coinvolgono direttamente, le sue strutture industriali sono ancora troppo sottosviluppate per costituire un rischio concorrenziale. Ecco, dunque, nascere, per mancanza di aspetti conflittuali, una politica comune Cee verso la Cina e, di conseguenza, un avvicinamento tra Pechino e l'Europa. Accontentando Pechino (come già successo con gli arabi sul trattato commerciale con Israele), la Comunità europea accresce la diffidenza di Mosca nei suoi confronti. Il vicepresidente della Commissione europea, sir Christopher Soames, al ritorno da Pechino, è stato attento a sottolineare che i rapporti Cee-Cina non costituiscono un atto ostile verso l'Unione Sovietica, ma quel che conta sarà la reazione di Mosca. La distensione in Europa passa per Mosca, non per Pechino, come pure prevalenti per la Cee sono i rapporti commerciali con l'Unione Sovietica rispetto alla Cina. La Cee, comunque, non può rifugiarsi ogni volta, come ha fatto con Israele, dietro la formula che si tratta soltanto dì un «accordo commerciale». Il significato politico di queste azioni è chiaro a tutti, e tanto vale assumersene la responsabilità, una volta fatta la scelta. In termini pratici, i contatti tra i cinesi e gli europei porteranno presto al negoziato per un accordo commerciale dal quale Pechino spera di ottenere privilegi per le sue esportazioni tessili e agricole, due settori, sfortunatamente, in cui maggiore è il «protezionismo» comunitario. Il commissario Soames ha già avvertito che lo sviluppo degli scambi Cina-Cee dipenderà dalla politica economica cinese (aumenteranno le importazioni e i consumi privati della Cina?) e dalla capacità delle industrie europee di competere con le altre industrie del mondo. Alcuni credono di vedere in futuro una massiccia influenza cinese in Europa, fino a modificare la struttura dei rapporti internazionali. Ma questa ipotesi sembra piutto sto irreale. Non mancano comunque gli entusiasmi: la segretaria generale dell'Unione dei federalisti europei e presidente dell'Associazione Europa-Cina già chiede la diffusione dell'insegnamento della lingua cinese nei Paesi comunitari. Renato Proni
Persone citate: Christopher Soames, Ciu En-lai, Giscard D'estaing, Mao, Teng
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