Correre in moto per essere virili e poter così morire più in fretta di Giorgio Viglino

Correre in moto per essere virili e poter così morire più in fretta Le corse debbono tornare a una dimensione umana Correre in moto per essere virili e poter così morire più in fretta Il mito del pilota-eroe va scomparendo - L'associazione conduttori in mano alla "nouvelle vaguc" del motociclismo - Contestato anche Agostini - Le colpe degli organizzatori di Imola (Dal nostro inviato speciale) Imola, 19 maggio. Ieri sera nell'oasi fresca dell'hotel Vittoria di Faenza ci siamo trovati per caso riuniti, un paio di giornalisti, un dirigente che conta ancor poco perché svizzero, e tre 0 quattro Ira i corridori della nuovelle vague, ragazzi giovani ma non dissennati con un Salmi nostrano, svizzeri come Coulon, spagnoli come Palomo, Irancesi come Pons e Chouckroun. Gli altri, I campioni più celebri, stavano come ogni anno festeggiando la giornata al Mulino Ros- so — una bolgia, almeno nelle giornate di corsa — contenti ma- gari dei rischi scampati, ma pron- M come bambini incoscienti a di- menticare subito, visto che il morto non c'era stato. « Noi non ne vogliamo più di morti sulle piste — diceva Pa- lomo in una delle sue tre o quat- tro lingue che alterna alla per- lezione — non ne vogliamo più perché non siamo matti, e anche perché non ci conviene ». Ribadiva Coulon che per correre deve uscir luori dalla Svizzera: «Da noi alia prima carneficina hanno fat- to che vietare le corse e finirà cosi dappertutto, lo mi stupisco che in Italia si corra ancora dopo quello che è successo a Monza ». Non erano critiche cattive, ma certamente scomode se fossero state udite dai massimi dirigenti federali, perché rivelano che la razza degli «eroi- del motociclismo, più esattamente dei pazzi un po' cretini, si sta esaurendo per lasciare spazio a professionisti seri certamente non meno coraggiosi dei loro predecessori. « lo non ho bisogno per sentirmi uomo di sfilare a duecento \ all'ora in mezzo a due muri, o | sull'orlo di un precipizio, eppure j ieri c'era Toni Herron, che ha più i o meno la nostra età, che parlava di virilità in moto ». Palomo sog ghignava mentre raccontava e In | ' effetti non aveva torto a puntare j sul sesso. Attorno ad Agostini si I è creato il mito del conquistatore i di donne, calcanao la mano oltre ' " fea/e lorse per compiacere l'au ; 'ore della biografia, e sulla scia cli questo mito la miglior creden■ ziale per diventare un pilota al- tonnato è stata per anni quella dì portarsi appresso una bella ragazza, tosse poi a pagamento non importava. Adesso il sesso è un po' meno misterioso per lutti, I ragazzi che vanno in moto non sono diversi da quelli che corrono in uno stadio, nuotano in piscina 0 sciano giù da una montagna, e non hanno più bisogno di recitare una parte per superare i propri complessi. Pensano alla loro car- j riera come ad una professione. I divertente e brillante, ma in foni do soltanto un mestiere, non una ■ missione di eroismo. Andando dritti al concreto sparano accuse dicendo: « Agostini ( fa tante parole ma gioca soltanto j per se stesso. Abbiamo creato l'associazione piloti e il primo a i defilarsi è stato proprio lui, mani dando a rappresentarlo, lui o l'Italia. Gallina. Ebbene malgrado lui. malgrado tutti quelli che possono ancora essere legati a schemi antichi, la via della nostra associazione è l'unica che possa toI glierci da questi dirigenti incapaci e metterci in condizione di ! trattare con gli organizzatori di ! circuiti. Quella è gente che capi- sce soltanto il rapporto di forza, ; il ricatto se vuoi, ma che altrimenti non cambierà mai «. Sono discorsi duri, senz'altro in! soliti per una federazione che ! vive nel letargo da anni, ed era convinta che nulla tosse cambiai to nella massa dei suoi affiliati, | un po' amorfa, molto impreparai ta, facilmente abbindolatile. Ime| ce no, è cambiato parecchio. Do' po un giro di ricognizione i corri1 dori chiamano un giornalista in i pista perche sia testimone della i protesta ufficiale che viene eie| vata nel confronti degli ufficiali | di gara. Il giornalista sono io. | / corridori Cereyliini e Tchermine. 1 Eppure non accade nulla, la gara | parte egualmente, e i corridori ! sfilano a duecento all'ora In mez- zo al pubblico che ha invaso la pista. E' soltanto la verifica che le gare motociclistiche sono proprietà degli organizzatori con scrupoli minori o maggiori, e le giachettine azzurre degli ufficiali, o quelle marroni o blu di un presidente contano come il due di picche. Stupiscono i commenti dei giornali di stamane, l'insensibilità di qualcuno o di molti verso il fatto tragico che non è accaduto e che quindi viene ignorato. Cosa con¬ tano i risultati sportivi — e non I si tratta più di sport quando sì I passa sopra a ogni prudenza ri- \ sellamelo la morte per dieci o per cento — a confronto con una situazione deteriorata a questo punto? L'unica cosa in cui si può I sperare è in un successo di que- \ sta nouvelle vague. piloti promet- l tenti, uomini in gamba, nella som- ma totale probabilmente qualcosa ! ,, ,, ,, , . i .J 1 di più di chi ha tenuto il finora. campo i |. [Giorgio Viglino [

Persone citate: Agostini, Coulon, Palomo, Pons

Luoghi citati: Faenza, Imola, Italia, Monza, Svizzera