Elettronica dalla sfida alla paura

Elettronica dalla sfida alla paura Elettronica dalla sfida alla paura Nei giorni scorsi è sialo raggiunto un accordo nel campo dei calcolatori fra la società Ho! neywell-Bull c la società franceI se Compagnie Internationale ] pour rinformatiquc. Come ha | riferito Umberto Oddone su La ! Stampa di mercoledì scorso, l'accordo assegna ;ii francesi la I maggioranza delle azioni delia nuova sociclà. per l'esattezza il 53 per cento; in cambio il governo franei.se si impegna a fornire per un periodo di 4 anni «agili opportuno sostegno» alla nuova società. Lo Herald Tribune ha parlato di 1,2 miliardi di franchi in 4 anni. L'accordo riveste un particolare significato non solo perché rappresenta un obiettivo rafforzamento della posizione della Honcywcll sui mercati europei, ma anche perché segna, di fatto, la fine di uno sforzo esclusivamente europeo nel campo dell'industria dei calcolatori. Due anni fa la Siemens, la Philips e la stessa Compagnie pour l'Informatique, avevano dato vita al gruppo Unidata con l'obiettivo di sviluppare l'industria dei calcolatori. Le forti perdite dell'Unidata e la scarsa presa sul mercato rispetto alla Ibm ed alla Honeywell hanno praticamente fatto saltare l'accordo, anche se la nuova società si è dichiarata aperta alla collaborazione con le industrie tedesche e olandesi. Dal punto di vista francese è difficile valutare, non conoscen- do le clausole tecniche, se l'accordo di questi giorni segni, come hanno sostenuto alcuni ambienti politici francesi, la fine dello sforzo della Francia di dotarsi di una proprio industria dei calcolatori o se invece il governo francese sia riuscito a garantirsi delle possibilità di sviluppo e di rafforzamento della propria industria attraverso l'integrazione con la rete produttiva e la rete commerciale della Honeywell. Ciò che e sicuro, o quanto meno molto probabile, e che, nelI'un caso o nell'altro, questo accordo avrà riflessi di rilievo, e sfortunatamente negativi, sull'industria italiana dei calcolatori. Sorprende per questa ragione lo scarso rilievo che l'accordo ha avuto sulla stampa italiana e l'assenza di discussione dei riflessi che esso può comportare. Nel suo articolo Oddone scrive che esistono ampie garanzie che i livelli dell'occupazione della Honeywell italiana — 1800 persone di cui 400 ricercatori e tecnici specializzali nei due stabilimenti di Caluso in provincia di Torino c di Pregnana in provincia di Milano — non subiranno conseguenze negative. Questo può essere vero nel futuro più vicino. 11 problema, tuttavia, è più ampio. In primo luogo, infatti, la nuova società francese, che ha circa 20 mila dipendenti, effettuerà un massiccio sforzo nel campo delle esportazioni verso la maggior parte dei Paesi europei, dei Paesi africani, dei Paesi arabi e verso il Sudamcrica. Questo può di per sé ridurre le possibilità di esportazione della Honeywell italiana che in questi anni hanno toccato anche il 70 per cento del fatturato. In secondo luogo la dimensione delle strutture di ricerca della nuova società è tale da suggerire la possibilità di un allargamento degli sforzi dal tipo di calcolatori finora sviluppati ad altri tipi di calcolatori. In particolare la Honeywell italiana ha progettato e produce calcolatori di media dimensione, mentre la nuova società francese produrrà calcolatori di piccola e di grande dimensione ad esclusione della dimensione intermedia. Può affermarsi quindi in futuro l'idea di coprire l'intera gamma di calcolatori, concentrando in Francia gli sforzi di ricerca della Honeywell in Europa. Per l'Italia si pone quindi in termini immediati il problema del futuro della propria industria elettronica e dei calcolatori. In questo campo, probabilmente come riflesso dell'insuccesso della Olivetti nella prima metà degli Anni 60, si è fatto molto poco: la sola attività autonoma di progettazione è quella che è stata sviluppata dalla Honeywell italiana ed e questa che oggi rischia di subire le conseguenze dell'accordo raggiunto in Francia. Ha scritto Alain Peyrefitte su Le Monde di qualche giorno fa che «i Paesi privi di industrie di calcolatori, un giorno, non avranno che industrie di montaggio o di forniture». Questa è una osservazione certamente valida che pone al nostro Paese problemi molto seri. A questo proposito, a che punto sta il piano per l'industria elettronica ed informatica che, secondo informazioni di varie fonti, l'Istituto di Studi per la Programmazione economica aveva in corso di preparazione? Va quindi sollecitato un impegno sia da parte delle maggiori industrie private, sia da parte dell'impresa pubblica di sostenere la permanenza della attuale industria italiana dei calcolatori e di garantirne, attraverso accordi del tipo di quello francese o attraverso iniziative analoghe, il rafforzamento. Sarebbe un notevole contributo allo sforzo di sviluppare settori tecnologicamente avanzati e di avviare concretamente un processo di riconversione industriale che tutti dichiarano necessario. E' chiaro che l'accordo francese pregiudica almeno in parte la situazione: a maggior ragione è necessaria una risposta tempestiva e adeguata. Giorgio La Malfa

Persone citate: Alain Peyrefitte, Compagnie Internationale, Giorgio La Malfa, Philips, Umberto Oddone

Luoghi citati: Caluso, Europa, Francia, Italia, Milano, Torino