Soltanto un giorno si ricorda la mamma

Soltanto un giorno si ricorda la mamma NEL MONDO DEI FIGLI Soltanto un giorno si ricorda la mamma E' stata una bella festa: tra poesie scandite con puntigliosa voce in falsetto, scatole di cioccolatini con tanti cuori fiammanti di rosso vermiglio, furtive lacrime sul ciglio delle mamme sinceramente commosse. Era giusto farla. Perché non riconoscere l'oscura fatica delle mamme, le loro ansie, il loro quotidiano impegno nell'ai: .vamento e nell'educazione dei figli, il loro sacrificio consumato in silenzio, l'amore smisurato per i figli? Ma forse è più giusta quella del papà. E' improbabile, se non impossibile, che I bambini dimentichino la figura materna, c'è sempre: a casa, all'uscita dall'asilo, ai corsi di ginnastica o di nuoto, dal dentista, dai nonni per il salutino settimanale, ed ora anche a scuola nei consigli di classe. Anzi, forse è ora di cambiare il detto " dì mamme ce n'è una sola », no, ce ne sono tante, si centuplicano nel giro di un giorno, si snodano nel traffico cittadino per raggiungere, da un capo all'altro della città, i punti d'obbligo per un buon allevamento del pargolo, si spezzano a sera per risorgere più battagliere che mai al mattino. Ma ai papà spetta di diritto una giornata tutta per sé, altrimenti chi se li ricorderebbe? Inghiottì- ti ai mattino dall'infernale macchina del lavoro, stritolati dalle necessità economiche o di carriera e cosi spremuti restituiti a sera alla famiglia, chi avrebbe mai il coraggio di infliggere loro il dolore della nota di biasimo sul diario del figlio discolo, di farli partecipi delle intemperanze di carattere della figlia maggiore, della diagnosi dubbiosa del medico sulla salute dell'ultimo nato, o di metterlo a parte della lite scoppiata tra i fratelli? E così scompaiono. Asse centrale della famiglia rimane sempre lei. la madre, anche se come lui, anche la mamma lavora otto ore al giorno in fabbri, j o in ufficio e oltre ai figli deve pure pensare alla spesa, a far da mangiare, a pulire la casa. Ed ora che la festa è finita, per 364 giorni le mamme possono ritornare nell'ombra delle mura domestiche, senza occhi esterni capaci di testimoniarne le fatiche. Per 364 lunghi giorni saranno migliaia di atti frenetici, una somma esorbitante di commissioni da sbrigare, un'ansia crescente per la mancanza di asili nido, di scuole materne, di aule sufficienti per debellare i doppi turni, senza una rete di consultori per prevenire efficanemente le maternità indesiderate, con il timore continuo di una nuova gravidanza, una lunga vacanza estiva senza sapere come risolvere il tempo libero dei figli. Eppure quel giorno della festa erano in tanti a parlare della maternità, aa esaltarne la dolce missione, a scuola c'era pure stata la festa, nelle vetrine dei negozi penzolavano i cartoncini con « tanti auguri mamma ». Ora tutto è sfumato nell'agra sensazione della retorica imbrogliona. E se non ci fosse più il mito j del sacrificio, della missione, non più la vittima da rabbonire, i persecutori da imputare; se ci fossero gli aiuti necessari per fare della maternità una gioia, non proprio quotidiana, almeno settimanale; se, poniamo, per incanto, presso la scuola funzionasse un poliambulatorio senza dover correre da un capo all'altro della città; se ci fosse un asilo per tutti i bambini che vogliono andarci e aperto sino all'ora giusta; se ci fossero più campi sportivi, piscine, giardini protetti con assistenti ai giochi, se, per i mesi estivi vi fossero, a prezzi accessibili, campi o centri per una vacanza estiva dei figli, se i padri contribuissero maggiormente all'andamento familiare, se tutto questo ci fosse, la festa della mamma e del papà non sarebbe più bella e più sincera? Aida Ribero

Persone citate: Aida Ribero