Stabile: la Biennale e il Faust con Bene di Giorgio Calcagno

Stabile: la Biennale e il Faust con Bene I programmi del teatro torinese Stabile: la Biennale e il Faust con Bene Seminari teatrali con Grotowski, Serban, Barba in collaborazione con Venezia ■ "Bel Ami" e il dramma di Marlowe Il Teatro Stabile di Torino entra in collaborazione con la Biennale di Venezia; sarà il «partner» di alcune fra le iniziative teatrali del maggiore ente culturale italiano, stabilendo un ponte Venezia-Torino che potrebbe diventare permanente. E' la novità di interesse politico più vivo che lo Stabile torinese annuncia, al termine di una stagione, e mentre si stanno mettendo a punto i programmi per la prossima. L'intesa Torino-Venezia si muove per ora su quattro direttrici: la comproduzione di tre seminari teatrali con Grotowski, Serban e Barba, parte a Venezia e parte a Torino; un corso per le 150 ore dei metalmeccanici sulle comunicazioni audiovisive, probabilmente al Centro studi torinese di via Bogino; l'apertura di un laboratorio dell'immagine sulle comunicazioni visive e 10 spettacolo; un convegno sul decentramento teatrale, a Torino, con l'apporto della Regione Lombardia. La quinta iniziativa in programma, e la più vistosa, è !a comproduzione fra Torino e Venezia di uno spettacolo su Aristofane, con la regìa di Ronconi, per la prossima Biennale. Sono insorte difficoltà di carattere economico; 11 progetto andrebbe discusso. Ma, qui allo Stabile, si ritiene già interessante la trattativa intercorsa: segno di una considerazione che è venuta crescendo, per l'ente teatrale torinese, e il complesso della sua attività. «Lo Stabile — dice il presidente, onorevole Picchioni — viene ad avere un riconoscimento formale di tutto ciò che è stato fatto in questi anni, per il decentramento, e per la moltiplicazione delle iniziative culturali nella città». Aggiunge il regista Aldo Trionfo, da due anni direttore del teatro: «Siamo l'unico Stabile che può vantare un simile curriculum di esperienza ». Per la prossima stagione torinese, due spettacoli sono già certi: Bel Ami e il suo doppio, il testo che Luciano Codignola ha tratto dal romanzo di Maupassant; e Faust, nel testo originario, dell'elisabettiano Marlowe; entrambi affidati alla regìa di Trionfo. «Sono due testi sulla storia dell'uomo in conflitto con se stesso. E' un dibattito portato all'interno, in un personaggio negativo», dice il regista. «Bel Ami» sarà Franco Branciaroli, già interprete del I Nerone e del Gesù. Nel Faust 10 stesso Branciaroli si trove- j rà come antagonista il più imprevedibile dei Mefistofele, ! Carmelo Bene. E' la scelta che sembra destinata a suscitare le maggiori curiosità, per la critica e per il pubblico. Ci saranno solo questi due lavori, prodotti da Torino? «Le possibilità finanziarie ?i07i consentono di più», dice 11 regista. Ma si sa che qualche cosa in più ci sarà sicuramente. La probabile ripresa di un'opera degli anni passati, allora giudicata «di avanguardia», allestimenti con il «Gruppo» dello Stabile, per la scuola e per i quartieri; oltre, naturalmente, la serie degli spettacoli « ospiti ». ★ * Sulla stagione appena conclusa, il primo giudizio è quello delle cifre, in ascesa. Gli spettatori sono saliti a 192 mila per gli undici spettacoli in abbonamento, contro i 178 mila dello scorso anno, per tredici spettacoli. I giorni di recita sono passati da 170 a 189, l'incasso da 254 a 290 milioni. Ma se si considerano anche gli spettacoli in decentramento cittadino, in provincia e in regione, il complesso degli spettatori raggiunti si avvicina ai 450 mila, con un balzo di circa centomila in più rispetto al '73-'74. All'interno di queste cifre, le domande chiedono risposte più specifiche. Dei due spettacoli prodotti lo scorso anno da Torino, uno, Gesù, ha avuto giudizi genericamente favorevoli, con qualche isolato dissenso; l'altro, Elettra, ha suscitato reazioni contraddittorie. Che cosa dice, oggi, il regista, delle scelte compiute? «Gesù ha avuto una vita più facile perché consentiva una molteplicità di letture: sia il cattolico sia il nwxista non lo trovavano in contraddizione con le proprie idee. Il tema era la dialettica umana, e poteva quindi toccare lo spettatore in direzioni diverse. L'Elettra è stata più discussa, e lo prevedevo. Quando si dà un classico fuori dalle linee tradizionali il minimo che ci si può aspettare è che sca7idalìzzì ». Al di là dello «scandalo» per il testo di Sofocle recitato in salotto, qualcuno ha ritenuto Elettra uno spettacolo difficile, soprattutto per le sedi di decentramento dove è stato portato. Trionfo respinge questa distinzione, che f tiene frutto di antichi pregiudizi intellettualistici. Fuori dalla produzione «torinese», alcune critiche si sono appuntate sul cartellone, che ospitava molte compagnie «capocomicali». I nomi di Gassman, Valli, Rossella I I | i Falk, Stoppa e Salerno hanno certo favorito l'afflusso degli abbonamenti, ma hanno posto un problema. E' giusto che uno Stabile, con sovvenI zioni pubbliche, ospiti tanto teatro «privato»? «Noi dobI biamo offrire, a prezzi politi| ci, un programma sufficientei mente vasto del meglio che il teatro italiano produce. L'80 per cento del nostro pubblico è fatto dì giovani, operai, impiegati che possono pagarsi il nostro abbonamento. L'impresario privato questo non lo può lare, agli stessi prezzi». La questione rimane aperta. Come rimane aperto il problema della sede teatrale, che lo Stabile non ha. «Il nostro solo teatro è il Gobetti: troppo piccolo per ospitare spettacoli di un certo costo. Dobbiamo rivolgerci ai teatri privati». C'è anche il Regio, che appartiene al Comune; ma, per la prosa, sembra si sia rivelato inadatto. Il palcoscenico è troppo grande, «quando lo spettacolo deve cambiare bisogna riallestirlo», dice Trionfo. L'anno prossimo, la stagione partirà dall'Alfieri; e si tornerà a discutere sulle sedi teatrali. Giorgio Calcagno