"La Montedison ignora i patti,, di Edoardo Ballone

"La Montedison ignora i patti,, A Vercelli, per la Montef ibre "La Montedison ignora i patti,, Decisa una "marcia su Torino" di circa diecimila vercellesi - Molti disoccupati? (Dal nostro inviato speciale) Vercelli, 17 maggio. Ore 10. Sala ottagonale del municipio di Vercelli. Si discute come reagire alla sconcertante notizia di ieri sulla cessione alla società «Taban» degli impianti della Montefibre e dei suoi 2600 operai. Sono presenti alla riunione sindacalisti, rappresentanti dei consigli di fabbrica, politici locali. Mancano soltanto i due senatori eletti nella zona, il democristiano Bertola ed il comunista Germano. Ma c'è chi li ha prontamente giustificati dicendo che i due parlamentari erano impegnati a Roma per le votazioni sulle leggi dell'ordine pubblico. L'unico politico di un certo calibro presente in municipio è stato il consigliere regionale Besate, del pei. «La città è in crisi e rischia di perdere tremila posti di lavoro ma mandano ì nostri rappresentanti politici» ha sbottato con rabbia qualche operaio. «Ma anche se c'erano non sarebbe cambiato molto» ha puntualizzato il sindaco democristiano Carlo Boggio ed ha aggiunto: «Non occorrono ormai presenze simboliche, ma fatti, soltanto fatti per salvare l'economia vercellese». Comunque, al termine della lunga riunione, qualcosa era stato concretizzato. Innanzitutto è stato deciso di costituire una commissione comunale permanente «per seguire attentamente l'evolversi della drammatica situazione». Inoltre è stata organizzata, con data da stabilirsi, una imponente manifestazione di tutte le forze del lavoro vercellesi (circa diecimila) a Torino. Questa protesta, già definita la «marcia sulla capitale», vuol portare ad un contatto diretto in Prefettura responsabili dello Stato e sindacati. Spiega il sindaco Boggio: «Abbiamo deciso di andare a Torino e non a Roma proprio per un preciso motivo: quello, cioè, di ricordare che Torino è la sede del governo regionale ed anche per "scomodare" finalmente un paio di ministri a venire su per discutere i problemi della nostra comunità». E sono problemi estremamente urgenti. Vercelli rischia il collasso economico se la Montefibre chiuderà. D'accordo, la Montedison ha assicurato di non fare licenziamenti e di reinvestire il capitale umano in una dozzina di neoindustrie prossimamente create nel Vercellese. Ma i sindacalisti alzano le spalle dando poca fiducia a quelle promesse, gli operai si dimostrano scettici, lo stesso sindaco definisce il programma di ristrutturazione «una barzelletta». Allora? Non resta che sperare nella buona volontà delle parti ed in uno smussamento della rigida presa di posizione del padronato. Ma un dialogo appare alquanto difficile. Da un lato c'è la Montedison che ha fatto chiaramente capire di voler concentrare la produzione delle fibre sintetiche in cinque poli di sviluppo (Marghera, Ottana, Acerra, Terni e Ivrea), dall'altro lato c'è una città di 56 mila abitanti ormai in piena crisi e scoraggiata nei confronti del potere centrale. Dal '63 al '73, la provincia ha denunciato uno dei più bassi incrementi di reddito pro-capite: 84,9 per cento contro il 94,8 del Piemonte e il 111 dell'Italia. Ciò significa che Vercelli, in un decennio, ha perso peso economico e di conseguenza ha limitato considerevolmente i posti di lavoro. Ormai i disoccupati superano le duemila unità ed ai giovani diplomati e laureati non resta che una decisione, quella di prendere il treno della speranza. «La cittadinanza è prostrata per una situazione di cui è difficile prevedere gli sbocchi» rileva Pier Mario Bazzacco, segretario del pei vercellese. E aggiunge: «Dalla riunione di stamane è emerso anco-1 ra una volta che siamo stati \ gabbati dal governo e dal gruppo dirigente dominante. Proprio alcuni mesi fa, il ministro Donat-Cattin, durante una visita alla città, assictirò i nostri operai che il problema Montefibre sarebbe stato positivamente risolto. La disoccupazione di 2600 lavoratori è forse quell'auspicata soluzione?». Il sindaco ha ribadito stamane di essere pronto a dimettersi se la Montefibre de¬ ciderà la chiusura. La notizia è rimbalzata velocemente in città ma non tutti si dimostrano concordi. «Le prese di coscienza non avvengono con le fughe o i gesti plateali ma si concretizzano affrontando con decisione il problema» sottolinea il comunista Bazzacco. «Mettersi dalla parte dei lavoratori — ha soggiunto il segretario del pei — significa denunciare le gravi responsabilità degli attuali amministratori di maggioranza, una cosa che non ha mai fatto il nostro sindaco che ora, bontà sua, vuole dimettersi». Dure parole verso l'attuale amministrazione democristiana anche da parte delle altre forze della sinistra mentre un comunicato della Fulc (Federazione unitaria lavoratori chimici) e del Consiglio di fabbrica della Montefibre definisce «inaccettabile questa situazione» e dichiara «la ferma decisione di battersi sino in fondo per definitivamente conquistare i princìpi informatori che erano alla base dell'accordo del 73». Quel patto, firmato a Roma tra Montedison e sindacati, garantiva i posti di lavoro per i 2600 operai vercellesi. Proprio l'opposto di quello che ha deciso ieri il gruppo di Cefis. Edoardo Ballone

Persone citate: Acerra, Boggio, Carlo Boggio, Donat-cattin, Pier Mario Bazzacco, Taban