Giro, che brutto inizio con sprint norvegese

Giro, che brutto inizio con sprint norvegese Anche quando non c'è, Merckx si fa sentire Giro, che brutto inizio con sprint norvegese Monotona e priva di emozioni la tappa di apertura - Knut Knudsen batte tutto il gruppo a Fiorano - Il successo nato per caso: doveva tirare la volata a Gavazzi - Dov'erano i nostri? - Forse Basso si è abituato troppo bene alla Vuelta (Dal nostro inviato speciale) Fiorano Mod., 17 maggio. // Giro, orfano di Merckx. comincia e subito si mette la maschera, come se avesse una gran paura di farsi vedere in faccia troppo in fretta. Non c'è Eddy, e questo aumenta le responsabilità, i timori. Che cosa ci sarà, sotto quella maschera? Certo, non poteva dirlo una tappa liscia come un biliardo tipo quella di oggi, ma almeno si sperava in qualche sussulto, in qualche segno che II Giro è vivo lo stesso, anche se il grande Eddy è bloccato nel suo letto. I suoi rivali, che erano abituati ad accucciarsl alla ruota del belga iasciapdogli il peso delta corsa, adesso danno l'impressione di sentirsi spaesati, quasi sotto choc: prima faceva tutto lui, il problema era quello di trovare la forza di seguirlo; ora devono arrangiarsi da soli, e chissà se sono abbastanza adulti o abbastanza coraggiosi per riuscirci. Mica è facile cambiare mentalità da un giorno all'altro. Cosi, tanto per seguire alla lettera un copione fin troppo scontato, si comincia con uno zero assoluto, anche se con un alibi che autorizza a rinviare qualsiasi verdetto: perché era una tappa per sprinters, una questione privata tra gli equilibristi dell'ultimo chilometro. Toccava a loro (e alle loro squadre) controllare la corsa, oggi, in assenza dì Merckx, e dato che quasi ogni squadra aveva un velocista, tutti si sono trovati d'accordo a procedere verso il traguardo all'insegna del « vogliamoci tanto bene : Un allegro pic-nic nei prati, con piadina e prosciutto, avrebbe completato con un tocco bucolico questo quadro lietamente deamicisiano. Sarebbe bastato, però, che allo sprint avesse vinto Basso Co Bitossl, o Paolini, o magari anche Gavazzi) e la prima maglia rosa a un italiano forse avrebbe fatto dimenticare oltre 170 chilometri pieni soltanto di sole. Ma ecco che, proprio in una tappa latta su misura per chi è abituato a climi decisamente estivi, arriva un uomo del Nord e batte tutti. Non il solito belga, addirittura un norvegese, abituato ad allenarsi d'inverno con gli sci da fondo, perché dalle sue parti le strade sono coperte di neve ed il termometro scende spesso attorno ai venti gradi sotto zero. Si chiama Knut Knudsen e mentre indossa una maglia rosa troppo piccola per il suo fisico da granatiere dice di non prendersela con lui, perché ha vinto per sbaglio. Non era allatto sua intenzione rovinare la festa ai tifosi italiani. Spiega: «Il mio compito non era quello di arrivare primo, non ci pensavo proprio. Mi avevano detto: tira la volata a Gavazzi. E io, che sono abituato ad ubbidire, avevo risposto di sì. A trecentocinquanta metri dal traguardo, però, mi accorgo che alla mia ruota Gavazzi non c'è, mi guardo intorno e lo vedo dall'altra parte della strada. E allora penso: se non vince lui, tanto vale che provi a vincere io. Scatto, sono convinto che Basso, o Sercu o qualche altro mi riprenda, ma tentare non costa nulla. E vinco cosi, quasi per caso». Knudsen ha lunghi capelli biondi, denti sporgenti che mostra volentieri, perché ride sempre. Faceva il saldatore a Levanger, un piccolo centro della Norvegia. Non gli piaceva andare a piedi: d'inverno gli sci, d'estate la bici. Scelse il ciclismo su pista, l'Inseguimento: diventò compione olimpico a Monaco, poi conquistò anche il titolo mondiale dei dilettanti, a San Sebastiano. Dato che la pista chiede molto e olire poco, passò alla strada e venne in Italia, che olire sole ma soprattutto buoni contratti. Quest'anno il ragazzo del Nord ha già vinto la tappa a cronometro della TirrenoAdriatico (alla pari con De Vlaeminck) e oggi, approliltando del latto che dietro di lui Basso e Sercu lavoravano più con i gomiti che con i pedali, ha indossato la prima maglia rosa della sua vita. Il suo unico problema, quando decise di passare professionista nel nostro paese, erano gli spaghetti: non li digeriva, e ogni volta che arrivava dalla Norvegia si portava appresso una valigia di prodotti locali, che i suoi compagni chiamano « strane pappette ». Ma adesso, se non ci sono spaghetti a tavola. Knudsen chiede se per caso vogliono farlo morire di lame. Visto che evidentemente per I nostri questa doveva essere una giornata storta, lo è stata fino in fondo: nei primi sette, all'arrivo, c'è soltanto un italiano. Gavazzi, quinto. Basso, dopo le sei tappe vinte alla Vuelta, forse credeva che gli altri, in vista dello striscione, lo avrebbero pregato di accomodarsi. Non c'è proprio più rispetto per nessuno. Maurizio Caravella Ordine d'arrivo: 1) Knudsen (Jolljceramica). km 177 in 4 ore. 15'35", alla media di km 41.550 orari: 2) Van Linden (Bianchi-Campagnolo): 3) Poppe (Gbc-Frisol): 4) Sercu: 5) Gavazzi: 6) Smit; 7) De Vlaeminck; 8) Ch'inetti; 9) Bazzan: 10) Fella. Segue tutto il gruppo col tempo del vincitore. Maratona di 249 km. OGGI — La seconda tappa, da Modena ad Ancona, è una delle più lunghe del Giro: 249 chilometri, senza neppure l'ombra di una salita. Una rivincita per i velocisti. TV — Telecronaca differita delle fasi principali sul Secondo Canale a partire dalle 17,30 circa [sono previsti tre quarti d'ora di trasmissione). Fiorano. Knut Knudsen sfreccia davanti al gruppo: il norvegese, campione olimpico a Monaco e mondiale dei dilettanti a San Sebastiano, quest'anno ha già vinto la « cronotappa» della Tirreno-Adriatico; a casa sua, a Levanger, faceva il saldatore e praticava lo sci da fondo (Telefoto)

Luoghi citati: Ancona, Italia, Modena, Monaco, Norvegia