"Pillola" problema aperto

"Pillola" problema aperto Religioni e Società di Lamberto Fumo "Pillola" problema aperto La richiesta che i coniugi cattolici siano liberi di scegliere mezzi o metodi per la contrac- j cezionc artificiale fu avanzata a grande maggioranza, due anni fa, dal Sinodo delle diocesi tedesco-occidentali (vescovi, preti e laici). Nei giorni scorsi lo stesso Sinodo, riunito a Wuerzburg, si è trovato a dover decidere sulla proposta e il vescovo ausiliare di Mainz, mons. Josef Marie Reuss, ha distribuito agli intervenuti un suo opuscolo per appoggiare, sul piano dottrinario, la richiesta. Il l'atto dimostra che, se sono sopite le polemiche, restano aperti i problemi pastorali, teologici e di coscienza a otto anni dall'Enciclica Humunae vitae nella quale Paolo VI, pur confermando il principio personalistico della « paternità responsabile » sancito dal Concilio, ribadi il divieto della contraccezione artificiale. Fu nuovamente ammessa soltanto la « continenza periodica » o metodo « Ogino-Knaus », consentita per la prima volta da Pio Xll nel famoso discorso al Congresso delle ostetriche del 1951. La scella autonoma, invece, era già in vigore per i fedeli anglicani dal 1930, quando fu approvata dopo molte perplessità dalla Conferenza di Lambeth (il palazzo dove si riuniscono i vescovi anglicani Mons. Reuss aveva sostenuto la tesi della libertà nel 1963,(« Nouvelle Revue Théologi- que »). A suo giudizio, né la Rivelazione né la Tradizione ce- clesiastica olirono motivi per ri- tenere « infallibile » l'insegna¬ mento, pur autorevole, della Chiesa in materia di natalità. La stessa illuminile vitae, come precisò, presentandola, mons. Ferdinando Lambruschini, non è « infallibile ». Secondo mons. Reuss, la dottrina di questa enciclica si fonda sulla visione del matrimonio giustificato esclusivamentc con la procreazione. Ma questa dottrina era stata abbandonata o, almeno, accantonala dal Concilio Vaticano Secondo che non stabilì, come in precedenza, alcuna priorità tra il line « primario » procrealivo del matrimonio e il fine « secondario » dell'amore coniugale. Altro argomento di Reuss: se Dio stesso ha (issato periodi di infecondità ciclica o addirittura situazioni di infecondità biologica, l'uomo può intervenire con la propria scelta nel campo della « paternità e maternità responsabili » come interviene, in casi di necessità, nel campo dei trapianti, della chirurgia, della medicina. L'ordine biologico, specifica Reuss, e al servizio del-la persona e non viceversa. Mi è sembrato interessante sottoporre qualche domanda a uno dei più qualificati teologi moralisti italiani, il prof. don Giovanni Gennari, docente in università ecclesiastiche, e su posizioni moderatamente progressiste. Prima di tutto egli col- i lega l'intervento di Mons. Reuss ! alla Lettera pastorale (50 ago j sto 'b8) in cui i vescovi tede I selli, al numero 12. affermava no che. con serie motivazioni j davanti a Dio, una coppia cattolica può credere e praticare diversamente dalla norma autorevole espressa nella Humanae vitae senza contraddire l'autorità rettamente intesa e il dovtre di obbedienza. L'enciclica di Paolo VI contiene indubbiamente elementi innovatori. Questi elementi renderanno possibile una riforma? Prof. Gennari: « Qui è il nocciolo della questione. La prima parte dell'enciclica è nel solco della teologia morule rinnovata e personalista, affermata nei testi conciliari, che superano la precedente dottrina sulla procreazione come fine primario o addirittura unico del matrimonio. A queste premesse personaliste segue una conclusione, che, a parere dì molti teologi, è ad esse contraria, mentre poteva essere come quella auspicata dal Sinodo tedesco ». Sarebbe bene chiarire questa richiesta... Prof. Gennari: « E cioè: esclusi i motivi egoìstici e affermato che "l'aborto non può essere un metodo di regolazione delle nascite ", nel documento di quel Sinodo si dice: " La scelta dei metodi circa la contraccezione spetta alla decisione dei coniugi ". Chiarito questo punto, penso che in futuro l'insegnamento sia riformabile, nelle direttive pratiche, proprio partendo du certe premesse della Humanae vitae ». Gennari respinge gli estremismi dei conservatori che vorrebbero esclusi dalla Chiesa coloro che non accettano l'enciclica, e quelli di teologi come Hans Kueng che — dice Gennari — « giocano sulla possibile, e per Kueng sicura, erroneità dell'enciclica per negare il principio stesso del magistero infallibile... Un teologo non serre così la Chiesa e gli uomini. L'encìclica di Paolo VI, sotto il profilo pastorale, fu opportuna e necessaria in quel momento ». Se è vero che la gran maggioranza dei coniugi cattolici 1 praticano la libera scelta, non si e creato un netto distacco fra insegnamento della Chiesa e piassi dei fedeli? Prof. Gennari: « Se per insegnamento si intende lo spirito di fondo dell'enciclica, e cioè il personalismo e la proposta di un ideale morale, allora esso è più che mai attillile. Se s'intende, invece, la teologia inorale preconciliare, allora è evidente che essa è inattuale e scavalcata dalla prassi, l'orse per noi teologi è venuto il momento ili preoccuparci meno ài come gli uomini usano la sessualità e molto di più di come vivono. E' finito il tempo in cui nella teologia morule l'argomento della sessualità assorbiva dieci volte quello dell'amore di Dio e del prossimo, come se essere cristiani significasse solo rispettare il sesto e il nono comandamento. Tante nevrosi e tanti eccessi di oggi (pornografia, erotismo senza regole morali) sono la risposta squilibrata a una repressione culturale del passato non propria del Cristianesimo, ma presente anche in esso da matrici precedenti. Se una coppia si ama, ama Dio a il prossimo, prega, vive con generosità l'impegno per una società più giusta, penso che la sua coscienza sia in grado di decidere di fronte a. Dio e al prossimo. Se non si ama e non vive il Cristo è inutile, magari, praticare l'Ogino-Knaus o, meglio, a me — prete e cristiano — interessa molto poco ».