Farmunione chiede maggiori aumenti di Arturo Barone
Farmunione chiede maggiori aumenti Farmunione chiede maggiori aumenti Contro una maggiorazione proposta del 1215% le aziende farmaceutiche ritengono necessario un incremento di prezzo del 22% Roma, 16 maggio. La riunione del Comitato interministeriale prezzi, che avrebbe dovuto ratificare e specificare la recente decisione del Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) di autorizzare l'aumento del prezzo dei medicinali tra il 12 e il 15 per cento, è stata rinviata all'ultimo momento senza indicazione di data. Nel dubbio si formulano ipotesi, mentre | proseguono le polemiche sul| l'opportunità o meno di un I aumento «lineare», ossia equivalente per tutte le specialità. Come si ricorderà, i sindacati del settore chimico avevano contestato la decisione del Cipe con tutta una serie di motivazioni: 1) l'aumento dei costi sarebbe notevolmen- te inferiore a quello sostenu- j to dagli industriali; 2) il blocco dei prezzi in atto dal 1964 sarebbe stato aggirato in numerosi casi; 3) manodopera e materie prime inciderebbero sul costo solo per il 20-25 per cento; 4) in Italia troppi medicinali (36 mila!) sarebbero in vendita, molti dei quali «inùtili e dannosi» che andrebbero esclusi dalla somministrazione gratuita ai malati. I dirigenti della Farmunione hanno stamane tenuto una conferenza stampa per illustrare le loro ragioni, molto spesso in aperta polemica con quelle dei sindacati. La Far- ! munione raggruppa le magI giori industrie nazionali (sal; vo la Montedison) e la quasi i totalità delle piccole e medie I ; imprese italiane; la Montedi! son e le filiali delle società j multinazionali operanti nel | nostro Paese sono invece asj sociate nell'Assofarma. L'as' semblea della Farmunione ha ieri confermato presidente ; per un altro triennio ( 197577) il cavaliere del lavoro Mai rio Fittipaldi Menarmi, titolare dell'azienda omonima. Alberto Aleotti, ammini: stratore delegato, pure ricon1 fermato dalla Farmunione, ha i esordito ricordando perché, ; nel 1974, la crisi dell'industria dei medicinali ha toccato punte negative senza precedenti: l'aumento dei costi delle materie prime (in media del 66 per cento) ha superato nettamente quelli del lavoro (più 23 per cento) e dei materiali di confezionamento (più 50 per cento) scardinando l'intero sistema, fondato sulla possibilità di riassorbire gli alti incrementi dei costi grazie alla stabilità o al tendenziale ribasso delle materie prime. La persistenza del blocco dei prezzi ha indotto le aziende a sostituire alcuni medicinali con nuovi prodotti o nuove confezioni più remunerativi, ma il maggior ricavo unitario ponderato non avrebbe superato — secondo la Farmunione — il 6,9 per cento per il periodo 1971-74, collocandosi largamente al di sotto degli altri Paesi della Comunità. Per adeguarli veramente ai maggiori costi, i prezzi do- vrebbero essere aumentati non del 12-15 per cento, come ora si propone, ma di almeno il 22 per cento; Aleotti si è del resto richiamato all'impegno governativo d'introdurre, già nel 1971, un metodo di calcolo automatico, sottratto al controllo degli industriali Arturo Barone
Persone citate: Alberto Aleotti, Aleotti, Fittipaldi Menarmi
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