I clinici sono divisi sul problema aborto
I clinici sono divisi sul problema aborto I clinici sono divisi sul problema aborto Un convegno a Roma ribadisce il "diritto alla vita" dopo il concepimento - Altre voci si levano per chiedere una regolamentazione (Dalla redazione romana) Roma, 16 maggio. Sono giunti al secondo giorno i lavori del Congresso nazionale sugli «aspetti biologici, sociali e giuridici dell'aborto», indetto dall'Istituto per le scienze umane e presieduto dal professor Paride Stefanini. Hanno preso la parola illustri relatori. Fra gli altri, il professor Adriano Bompiani, direttore della clinica ostetrico - ginecologica dell'Università Cattolica di Roma, e il professor Cornelio Fazio, direttore della clinica di malattie nervose e mentali dell'Università di Roma: da punti di vista diversi essi hanno esposto i rischi di una «opinabile liberalizzazione» dell'aborto. Bompiani si è soffermato sul «diritto alla vita» che «il feto acquisisce già a partire dal quarto giorno»; ha quindi espresso dubbi sulla reale uti lità dell'«aborto terapeutico» in quanto «si sono quasi an-nidiate le occasioni in cui sia da proporsi l'interruzione volontaria della gravidanza come unico mezzo per salvaguardare da un pericolo imminente la vita della donna»; infine ha sottolineato come dal concetto di «rischio» potrebbe derivare xm'vindiscri- minata tendenza a giustifica re legalmente, ma non moral mente, l'interruzione della gravidanza». Fazio ha soste nuto che «l'aborto, derivato da libera scelta o da necessi- tà, provoca sempre una conseguenza sulla psiche femminile». Il convegno rientra in un più vasto quadro di mobilitazione della classe medica. Alle posizioni contrarie all'aborto emerse al congresso di Roma si contrappongono altri orientamenti. Nel marzo '75 è stata firmata da 275 medici una dichiarazione in favore della depenalizzazione, denunciando «l'aborto clandestino di massa come grave piaga sociale». Nell'aprile '75 si è costituita ufficialmente «Medicina de- ì mocratica», movimento che raggruppa operatori sanitari, assistenti sociali, studenti, legali, sociologi. Dal canto suo la «Società italiana di ostetricia e gineco- ,. ostetricia e ymtsLu logia» ha avviato una serie di riunioni regionali npr rtiqmtp- iiumom regionali per discute i re la posizione dei ginecologi italiani sul tema, «in riferimento ai suoi aspetti biologici e clinici». Alla fine , sulla base delle indicazioni emerse, la società stilerà una mozione da presentare al Parlamento. Le prime riunioni si sono svolte a Caserta e Napoli, nei giorni scorsi. C'è stato uno scontro fra i «baroni» e il dottor Francesco Cappello, già primario della clinica ostetrica dell'ospedale di Ischia e ora dirigente del servizio sanitario centrale dell'Onmi. Egli ha partecipato ai lavori 'come rappresentante I di «Medicina dmocratica» e i della «Lega italiana dei diritti | dell'uomo». Racconta: «Mi sembra inammissibile affrontare il problema dell'aborto come fenomeno esclusivamente "tecnico", escludendone tutte le implicazioni sociali, affettive, economiche, psichiche, politiche. Precisi discorsi politici vengono invece fatti. Il professor Martella, direttore della clinica ostetrica di Napoli, ad esempio, si è rammaricato della scomparsa delle famiglie patriarcali di una volta. ha visto in questo fatto uno dei motivi di spopolamento delle campagne, infine /iaconsiderato l'aborto come un evento voluttuario da parte della donna». Il dottor Cappello valuta il rischio di posizioni anacronistiche e repressive degli ostetrici, per la difesa di interessi corporativi. Aggiunge: «L'or ganizzazione mondiale della sanità ammette un milione di aborti all'anno, in Italia. I decessi non sono 5 mila, come qualcuno ha detto. Sono di gran lunga inferiori, per fortuna: perché a procurarli so . no i medici, che si fanno pa-gare profumatamente. Per questo il loro zelo di oggi, in difesa della donna, è perlome- no sospetto. Dov'erano inquesti anni, quando le donne erano costrette ad abortire nel dolore e nel ricatto? Per- ene non sono intervenuti con la stessa tempestività quattro anni fa. dopo la sentenza della Corte Costituzionale, per far conoscere le tecniche contraccettive?
Persone citate: Adriano Bompiani, Cappello, Cornelio Fazio, Francesco Cappello, Paride Stefanini
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