IL NEGEV CONQUISTATO DAI COLONI ISRAELIANI di Nicola Adelfi

IL NEGEV CONQUISTATO DAI COLONI ISRAELIANI IL NEGEV CONQUISTATO DAI COLONI ISRAELIANI Labuona, arida terra Il deserto può fiorire; piante importate da Paesi lontani, verdure cresciute con l'irrigazione a goccia, erbe dure gradite agli ovini - Dopo il verde possono sorgere fabbriche e città - Le ricerche utili anche agli arabi: potrebbero favorire un accordo Beersheba. Sembrano fagioli neri, ma non lo sono; se spremuti, danno un liquido col colore e la densità dell'olio, ma è cera. La migliore cera per certi usi industriali: per esempio, non si volatilizza se lubrifica motori che si surriscaldano fino a 300 gradi. Con trattamenti particolari Quella cera può diventare cremosa oppure dura come la pietra: per queste sue qualità versatili, grande è la richiesta da parte delle industrie e alto il presso. La pianta che la produce si chiama simmonia, i tecnici ebrei ne andarono a prendere i semi nella California e sono riusciti ad acclimatarla nel deserto del Negev. A mostrarmi i fagioli neri e una bottiglia di cera liquida è Meir Forte dell'Istituto di ricerca per il deserto di Beersheba. Altrove mi hanno parlato dì genetica, di ormoni, di fttonomia, ma Meir Forte preferisce esprimersi con la semplicità di un contadino e farmi toccare con mano gli straordinari frutti che è possibile farsi dare dalle dune desertiche, combinando insieme la ricerca scientifica, l'amore per la terra e la tenacia. « Certe volte (mi dice Forte) quando vado in giro per le campagne e vedo vaste estensioni piantate con simmonia, a una a una mi vengono in mente le difficoltà, tante, tantissime, che dovemmo superare per convincere quella pianta a vivere di buon grado nel Negev ». Un ettaro può accogliere fino a mille piante, e da ciascuna di esse si ricavano cinque I chili di semi, ossia due chili ! e messo di cera. Sono decine di milioni di lire per et- \ taro. Per raccogliere i bac- celli è stata inventata una ì macchina aspiratrìce, e una I altra per sgranarli. In questo modo è stata ridotta al minimo la mano d'opera, sempre scarsa nel Negev. Tanta fatica La simmonia non ha bisogno di essere irrigata; le basta quel poco di umidità che le sue foglie trovano nell'aria del deserto. Lo stesso fa il guaiule: un'altra pianta originaria delle Americhe e che produce gomma di ottima qualità. Però anche per il guaiule, quante fatiche, quanti studi, quanta costanza. Si cominciò a lavorare su diecimila piante, e tra loro non ce n'erano 2 simili, allo scopo di selesionare le più resistenti e redditisìe. Ci vollero molti anni per « capire » le piante migliori, incrociarle tra loro e ottenere infine quelle che danno i vantaggi maggiori per la maturazione, la quantità e la raccolta. Ma tutto il verde che ho visto viaggiando nel Negev ! \ non sarà solo di piante di simmonia e di guaiule, dico io a Meir Forte: tra l'altro, ho visto migVaia di pecore ì e di capre, ben nutrite, con I la lana che gli scendeva fino a terra, pascolare in una spe eie di bassa giungla, non lontano da Beersheba. Sono ce- I spugli perenni, mi spiega Meir Forte; acacie nane e j una specie di gramigna che | arriva fino a due metri. Le andarono a scegliere nei de- ! serti dell'Australia e qui si sono acclimatate benissimo. I Una volta non piovve per ! due anni dì seguito, e le piante ce la fecero a non morire. Per le piantagioni di gramigna gigante va anche ■ detto che crescono con più i rigoglio se irrigate con l'ac- ! qua salmastra pompata dai ì bacini sotterranei. Per le pecore e le capre è il foraggio preferito. Per l'economia del Paese è un sollievo notevole; gli ebrei non mangiano carne di maiale e quella dei bovini costa caro. Anche le piantagioni di cotone e di frumento vengono su bene con l'acqua salata delle falde sotterranee, ma i ricercatori preferiscono puntare su colture più pregia¬ te: per esempio, ì prodotti | richiesti in quantità crescen- 1 ti dalle industrie farmaceuti- | che. Un'altra pianta che nel j deserto cresce meglio che al- I trave è il pistacchio; e an- i che questa è una merce che I vede aumentare i pressi ra- ] pidamente da un anno all'ai- j tro. Dunque, mi dice Meir j Forte, un clima secco e cai- i do, la sabbia e l'acqua calda pompata dai bacini sotterranei sono tre fattori che la sciensa e la tecnica stanno i utilìzsando in modo da ren- I dere l'agricoltura del Negev più redditisia di quella di regioni non desertiche. Andiamolo a vedere su un campo sperimentale. Su un pesso dì terra le piante di cetriolo sono basse, su un \ altro hanno già i frutti: le prime sono irrigate nei mo- I di tradisionali, le altre, quel- \ le più sviluppate, col siste- \ ma dell'irrigazione a goccia. Consiste in questo: l'acqua con una temperatura di 40 \ o 50 gradi tirata su dai baci- j ni sotterranei, viene ìmmes- : sa in tubi di plastica forati e collocati nel punto dove sono le radici delle piante, a circa 30 centimetri sottoterra. Il calore accelera la \ germinasione e i fori dei tu- i bi danno a ogni pianta Ve- ! satta quantità di acqua che j le occorre. Durante il percor- \ so sottoterra la temperatura scende a una ventina di gra j I ! di e la parte superflua del- \ l'acqua finisce in un serbatoio: li si aggiungono ì fertilizzanti, e l'acqua viene infine sparsa sulle foglie delle piante. Si ottengono così prodotti primaticci, uniformi e di qualità superiore: complessivamente di alto valore commerciale. Ora ho sotto gli occhi due fotografie della regione più torrida e arida del Negev, l'Arava. Nella prima, di alcuni anni fa, si vedono le so- | lite dune sabbiose per cen ! tinaia di ettari, dappertutto i questi sono prodotti prima Ucci, destinati all'esportazio- desolazione, un'aria di morte: nella seconda fotografia, recente, il terreno è coperto dal verde delle foglie e dal giallo dei meloni: i frutti sono uguali per la forma, per il peso, per la profumata dolcezza, mi dicono. Anche j!jne. Crescono così bene su una terra così povera, così arida, grasie all'irrigazione a goccia, a una incalcolabile quantità di studi negli isti- tuti di ricerca e negli orti j I ^0i1o' 1 sperimentali, soprattutto per la vigile partecipazione degli agricoltori dal momento della semina a quello del rac- i Acqua come oro Qui sto dando solo qualche esempio dell'impresa . così nuova e ardita dì fare \ del deserto una terra amica dell'uomo. Continuiamo in fretta. I fisiologi hanno sco- j verto che modificando il si | stema di ormoni in certe ' piante, minore è la traspira¬ ...-«^ ... . wj™.u. ! per cento dell'acqua duran i te nntero ciclo produttivo. Aicuni kibbuts si sono dotati cu piccoli impianti per la de salinazione dell'acqua sotter- sione delle foglie; e perciò minore è anche la quantità dì acqua di cui hanno bisogno. Se nelle serre il vapore acqueo viene raffreddato, ridiventa acqua e torna a irrigare le piante; in questo modo si risparmia fino al 95 ranea e ora ne hanno a suf- ficiensa per le persone, gli allevamenti di bestiame e i campi. u verde nel Negev, oltre a una necessità economica e demografica, ha anche una grande importansa psicologi ca, mi dicono all'Università di Beersheba. Solo nei film o nei romansi il deserto può apparire romanticamente affascinante: ma nella realtà di ogni giorno, con la sua nuda e piatta uniformità, è un ambiente che deprime. Manca la vita vegetale e animale, gli occhi trasmettono al cervello sempre le stesse ossessive immagini, i nervi si logorano: dune, poi altre dune, sempre dune. Metteteci poi il calore intenso, il sudore, il vento che vi por- ta la sabbia fino in casa, si insinua negli armadi, vi taglia il respiro. Non solo tende Tutto però diventa diver- I so se città e villaggi sono I fasciati di verde, se sempre più lontano si inoltrano le | terre coltivate. Uccelli variopinti fanno i nidi sugli alberi, lepri, volpi e altri animali selvatici si scavano una tana, prolificano. S'impiantano giardini con fiori esotici. campi sportivi, parchi con alberi dì alto fusto. E gra dualmente la natura si tra sforma: per esempio, se pio ve l acqua viene trattenuta dalle radici, più lenta è Ve vaporazione, più ricca la ve gelazione. Un'agricoltura florida e di versificata, pascoli per gli ovini, una popolazione in rapido aumento, sono le basi per l'impianto di stabilimenti industriali. E ora tra gli economisti è in corso una vivace polemica: alcuni dicono che bisogna frenare lo sviluppo agricolo nel Negev e accelerare invece quello industriale. Altri viceversa sostengono che di industrie nel Negev ce ne sono già abbastanza e che non si può correre il rischio di inquinare l'aria in una regione con caratteristiche ecologiche in gran parte ignote. Sono problemi difficili, e per ognuno che si risolve, altri ne spuntano ed esigono soluzioni persino più diffici- li. Per l'appunto questo è il compito principale dell'Uni- versità di Beersheba: trova- re i modi per rendere accet- tabile, possibilmente piace- vole, l'ambiente del Negev per due o tre milioni di persone nel giro di un paio di decenni. Il compito è reso particolarmente arduo dal fatto che un tentativo del genere non è stato mai fatto, in nessuna parte del mondo; e perciò limitato è l'aiuto che gli sciensiati di Beersheba possono aspettarsi dai colleghi di altri Paesi. Faccio qualche esempio. Un problema capitale consiste nel trovare quale sia il tipo più idoneo di abitazione. I beduini si arrangiano I molto bene con le tende, ma \ è impensabile organissare una vita civile, ospedali, fabbriche, laboratori e tutto il , resto, sulla base delle tende. I Nelle regioni più calde degli I Stati Uniti il problema è sta- | io risolto con i condisionato- : ri d'aria: però i costi d'ini- \ pianto e di manutensione so- \ no superiori alle possibilità ! economiche d'Israele. E al- \ lora? Bisognerebbe inventa re una via di mezzo tra le \ tende e i grattacieli, ma scarse sono le prospettive. Un altro esempio: come bisogna vestirsi nel deserto? Se ci si copre di panni dalla testa ai piedi come i beduini. Veccesso di sudore asciuga Vorganismo umano e la salute ne soffre. Se viceversa ci si scopre troppo, i pericoli dell'insolasione non sono meno gravi. In questo campo tuttavia gli sciensiati hanno sperimentato con successo un tessuto nuovo: costa pa¬ recchio, ma sta diventando sempre più comune tra gli operai che lavorano presso fornaci, caldaie e altri luoghi delle fabbriche dove il calore è molto alto. Studi intensi si stanno facendo anche sulle diete più razionali, l'equilibrio ormonico, il metabolismo tra i neonati, gli adulti e gli anziani nel Negev. E via via aumenta il numero delle incognite: per esempio, non si è arrivati ancora a capire perché diminuisca del 12 per cento il numero delle donne che restano incinte tra aprile e ottobre, e perché le gravidanse durino spesso alcune settimane più del normale. Concludiamo. A Gerusalemme il filosofo Joseph Sermoneta mi aveva detto: « Finora nessuno Stato ha trovato i modi per costruire una società di uomini veramente liberi, uguali e fraterni tra loro. Come credente, la mia speranza è che Israele possa infine riuscirci ed essere così di modello a tutto il mondo, a cominciare dai nostri consanguinei arabi, in un mondo diventato per sempre pacifico. Porse per questo il Signore ci guidò fin qui da tutti gli angoli del mondo, miracolosamente ». A Beersheba, sia pure da una diversa angolazione, convergente è il discorso che mi fa il dottor Philip Kats: « Se noi riusciremo a vincere il deserto, i nostri vicini arabi probabilmente si sen tiranno spinti a fare altrettanto. I loro deserti, in Africa e nel Medio Oriente, sono cento, mille volte più grandi del nostro Negev. Chi sa, forse la via della pace passa proprio da qui, da quel che lei ha visto negli istituti di ricerca, nei campi sperimen- tali, nelle fattorie e nelle fab briche del Negev. Se un gior- no anche il Sahara cominciasse a coprirsi di verde, di certo gli egiziani non starebbero più a pensare di strapparci quella poca terra che qui fu data a noi israeliani ». Nicola Adelfi i ! I Beersheba. Un'azienda agricola ai margini del deserto del Negev (Telefoto Associated Press)

Persone citate: Joseph Sermoneta, Meir, Philip Kats, Ucci

Luoghi citati: Africa, Australia, Beersheba, California, Gerusalemme, Israele, Medio Oriente, Stati Uniti