La recensione ininterrotta di Lorenzo Mondo

La recensione ininterrotta La recensione ininterrotta Giuliano Gramigna: « Il testo del racconto », Ed. Rizzoli, pag. 168, L. 3000. Questo romanzo di Giuliano Gramigna 6 una specie di diario o brogliaccio, steso da un intellettuale clic si trova dinanzi al compito non differibile di recensire il romanzo di uno scrittore famoso, Eliphas Coen. II libro impiega più di trecento pagine per raccontare di un personaggio clic apre una porla, attraversa una stanza ed esce da un'altra porta, consumando nella semplicissima operazione cinquantanni di vita. Insorgono nel recensore, aizzate dalla difficoltà di penetrare un testo così insolilo, tutte le possibili considerazioni sul lavoro critico, sull'essenza sua e, più in generale, della scrittura. «Cominciando a scrivere, entra in campo un oggetto, ossia comincia uh lavoro di costruzione, o invece si rompe qualche cosa, un sistema già completo? ». Di questo tipo sono gli interrogativi clic si pone il recensore; ma si tratta anche di chiarire i due impulsi contrastanti che si giocano l'anima di uno scrittore: il puro e semplice raccontare, che è un abbandonarsi istintivo alla scrittura come forza biologica, oppure il raccontare una storia, adunando figure c ambienti che stimolano il piacere dell'intelligenza, della costruzione, dell'interpretazione. Occorre poi dipanare le valenze di un testo, sfogliare la stratificazione dei suoi significati. E in che misura la sua finzione è più vera della realtà, consente di rievocarla c giudicarla? fi quale rapporto si può istituire tra il testo e il suo autore, tra i personaggi e il loro creatore? La «colluttazione» del recensore con il testo viene interrotta brevemente dal blabla telefonico degli addetti ai lavori, dalla scmplificatoria c volgare intromissione delle ragioni pratiche, i premi, le vendite, i dispetti e le connivenze corporative; ma subito il confronto riprende lena. Questo lettore di professione, infatti, ha scritto molti anni fa un romanzo, che finisce con l'interferire e il sovrapporsi al nuovo testo; e l'uno e l'altro si richiamano a vicenda, sembrano spiegare, più di quanto siano spiegabili, le vite dei loro autori-lettori: il mitteleuropeo Coen, che oppone a un turbinoso passalo di persecuzioni razziali un puntiglioso decoro, una stravolta sicurezza di comportamento; i mancamenti amorosi di G. ragazzo, una intuita crisi matrimoniale, l'affetto ambiguo per la sorella, il padre evocato dagli inferi per una confessione-abbraccio che non è mai avventila prima. Di più, questo nuovo testo che nasce dalla rimeditazione di altri testi, sembra attirare come una calamita i fatti romanzeschi: un'amica dell'autore è vittima di un delitto efferato, ed egli s'improvviserà detective, cercherà di interpretare come metafore i dati dell'inchiesta, i segni lasciati dall'assassino, quasi materiali di un romanzo in formazione. Tutto è testo, insinua Gramigna, tutto appartiene, tutto viene e ritorna a quello smisurato, misterioso collante. Citiamo da un brano particolarmente disteso e limpido: «Nelle vetrate del ristorante il mare "riciotto a zone blu e folgoranti", che dà il senso di una navigazione è, d'accordo, l'imitazione di un Grande Testo ma prima ju una realtà che si stampava dentro il ragazzo mulo come un pesce, incapace di esprimerla, allo stessso modo che quei pannelli radiosi di turchino intenso e d'oro si sarebbero stampati sul dorso e sulla pancia di un pesce, in silenzioso frenetico cam¬ mino dentro il mare». La realtà, in quanto cffabilc, è lingua, e scrittura, è testo. Solo così esce dal silenzio, dall'indistinto. Il romanzo di Gramigna, letterato coltissimo e di sensi smagali, riesce a congiungerc funambolicamcntc operazione crilica c invenzione narrativa, a provvedersi dei materiali da smontare senza cedere alla loro suggestione: penso a certo «non finito» della sorella vagamente incestuosa, agli sfondi , .sordidamente balzacchiam del | «giallo». E come questo libro | rivela una ferrata consuetudine con l'ultima critica scmiologica. j esperimenia anche diversi registri ed espedienti narrativi: dal ! monologo interiore al dialogo ; i giornalistico-mondano, all occhi-1 sione linea e coloristica, alla : finta postilla erudita. A dime- ; strazione d'una grande padronali- za dei mezzi espressivi, ma di j alti-elianto sfiducia nel romanzo.' E' già un acquisto che, così ! difficile, il testo del racconto non diventi mai scoraggiante. Se non giunge a provare che la «letteratura della letteratura» è affascinante quanto un thriller ci le Mille e una notte, riesce ; tuttavia a una turbala, nervosa metafora degli arcani che tramano la scrittura di un libro c quella dell'esistenza, dello stralunato passaggio Da porta a porta che tutti ci intriga, come suggerisce il titolo, appunto, dello sfuggente Eliphas Coen. Lorenzo Mondo

Persone citate: Coen, Giuliano Gramigna, Gramigna