Due donne all'inferno di Giorgio Manacorda

Due donne all'inferno Letteratura colta e letteratura selvaggia Due donne all'inferno Gisela Elsner mettere atti impuri », Ed. Einaudi, pag. 187, lire 2400. Karin Struck: « Amore di classe », Ed. Feltrinelli, pag. 232, lire 3200. « Non com-Due romanzi scritti da donne. Una esordiente venticinquenne, Karin Struck, e una narratrice affermata, Gisela Elsner. Di quest'ultima l'editore Einaudi aveva pubblicato una decina d'anni fa il primo romanzo I nani giganti, scritto sulla scia e nello stile del grande successo di Gùnter Grass, Il tamburo di latta. Con questo Non commettere atti impuri, la Elsner non sembra essersi discostata eccessivamente dal modello dei suoi esordi. Ci troviamo infatti di fronte ad una narrativa che fa del grottesco uno strumento di denuncia sociale. La Elsner descrive, con una sorta di ilare ferocia, un am- biente piccolo borghese in cui i sentimenti si trasformano nel loro bieco contrario: l'amore in odio e risentimento, l'amicizia in cannibalismo e I la sete di affermazione socia; le in comici rituali mancati, come è il caso della messinscena del compleanno di Dittchen. Ma la narrazione è dominata dalla tematica ero tico-sessuale quale surrogato j no quotidiano tristemente carnascialesco di rapporti coniugali macerati nell'ignavia e nelle reciproche feroci frustrazioni. Come è fin troppo ovvio tutto ciò sfocia in partouzes caserecci consumati nel buio più pesto tra un tastare di glutei e dolorosissime ginocchiate contro tavoli e tavolini, finché anche questa tremebonda audacia del sabato sera non si trasforma in squallida routine o, peggio, in un'occasione di aggressione: un modo per sfogare impuniti i propri piccoli livori sugli odiati amici ormai riconoscibili anche solo al tatto. Quello che ci presenta la Elsner è un piccolo inferuna sorta di j esempio estrapolato dal con I testo e appena un po' (o for j se molto) caricato nei toni grotteschi e sarcastici al fine di portare in superficie e deridere l'animale piccolo bor ghese. La Elsner è, nei con fronti dei propri personaggi, dura e impietosa almeno quanto essi lo sono fra di loro. Non ci sono su questo terreno cedimenti o sbavature nel patetico e nel sentimentale, e la Elsner riesce spesso ad essere sadicamente divertente. Ma non va più in là di questo. Vogliamo dire che questo romanzo ci sembra di buona fattura, ma non molto di più: riesce agramente a divertire, ma resta dentro moduli sti- listici e strutturali che, se non sono vieti, sono almeno molto noti e già sufficiente- mente consumati, il che ren-de anche facilmente fruibile questo prodotto, come spesso accade ormai alla letteratura di denuncia. Ancora più direttamente impegnato sul fronte delladenuncia è (come evidente fin dal titolo) Amore di clas- se. Nel romanzo di Karin Struck le mediazioni letterarie sono contemporaneamente minori e maggiori rispetto a Non commettere atti impuri; minori per l'uso esasperato della paratassi come espediente che denuncia (in questo caso) una certa povertà stilistica, una scarsa duttili- tà al livello della costruzione sintattica (dimensione che laElsner domina invece da con-sumata « professionista », im- bastendo periodi volutamentefranti e asmatici, mimetici della balbuzie mentale deisuoi protagonisti); d'altro la-| to la Struck esibisce continua-I mente e un po' ingenuamente citazioni colte ed una certa metaletterarietà. Ci troviamo di fronte al diario iracondo e appassionato di una donna operaia. In questo testo si riflettono, for- se più che le aspirazioni diun'intera classe sociale (co-me sostiene il risvolto di co- pertina), le tematiche della contestazione dal '68 in poi. Primo fra tutti il discorso antirepressivo con connesso femminismo, aborto, lotta di classe, psicoanalisi anti-psi-chiatria, Marx, Peter Weiss e Kafka (parecchio Kafka, in j particolare le lettere a Feli|ce), poi Brecht, Enzensber| ger, Walser e molte altre co' se e altri nomi alquanto noti. I Amore di classe è un buon | esempio di quella che da noi ; ormai si chiama « letteratura ; selvaggia », cioè quella lette| ratura predotta direttamente dalle classi subalterne, spes: so, appunto, in forma diarii stica. Giorgio Manacorda