La rivolta di Angela Davis di Mario Bonini

La rivolta di Angela Davis La rivolta di Angela Davis La trionfale assoluzione dopo persecuzioni e carcere - Il rapporto pc-"Pantere nere" Angela Davis: « Autobiografia di una rivoluzionaria », Ed. Garzanti, pag. 409, lire 4500. Da un'epoca all'altra, da una società all'altra, da un clima culturale all'altro ci sono molti modi di leggere il Manifesto di Marx e Engels. Quaggiù in Europa, per gli intellettuali marxisti e non 7narxisti, giovani e non più giovani, il Manifesto è un elemento implicito e primario, una proteina da tempo metabolizzata, un punto di riferimento al quale non è più necessario riferirsi tanto è scontato; di rado lo si va a rileggere, come nelle camere d'albergo della provincia americana ben pochi sfo- gijano la Bibbia in dotazione Per Angela Davis, poco più che adolescente e cresciuta in una famiglia di piccola borghesia itera rassegnata a invere al di là della siepe che nelle città del Sud degli Stati Uniti isolava il ceto medio bianco dal contagio razziale, il Manifesto fu invece « un colpo di fulmine ». In una società come quella del Sud alla fine degli Anni Cinquanta, piena di squilibri, stridori e attriti di razza e di classe, il famoso testo le apparve risolutivo per la sua formasione di studentessa ancora invaghita di nebulose aspirazioni umanitarie: la lotta dei neri contro la discriminazione razziale non avrebbe con \ seguito alcun risultato se non a e e r l fòsse stata riassorbita nella lotta del proletariato per la propria emancipazione, pregiudiziale per Vemancipazione di tutti i gruppi oppressi | della società. Poco dopo An gela Davis s'iscrisse a un'or-1 ganizzazione fiancheggiatrice \ del partito comunista. Fin qui niente d'eccezionale, in apparenza. Ma se nell'Europa Occidentale i partiti comunisti sono minoranze consistenti, legate alle masse operaie e rappresentate in Parlamento, e a volte, come in Italia, costituiscono la principale forza d'opposizione, negli Stati Uniti essere comunisti e fare polìtica come tali è molto diffìcile. Negli sparuti ranghi del partito, ove gli intellettuali prevalgono sugli operai, s'infiltrano agenti federali e delle polizie locali: la preponderante middle class bianca e buona parte di quella nera vedono nel partito comunista una sorta di congregazione I fra sovversiva, losca ed ec- centrica, con la quale è itti- possibile ogni contatto; un candìdato liberal o perfino ! radicai che accettasse pubbli- j camente l'appoggio dei co- munisti perderebbe anche i \ voti dei suoi elettori più fe- \ deli. In queste condizioni Angela Davis ha esercitato ed esercita la sua dura e generosa milizia, che le è costata persecuzioni, incriminazioni e carcere. Pure avvinghiata, dalla prima all'ultima pagina, agli affetti familiari e personali, la sua autobiografia è soprattutto il racconto di questa milizia con le sue vittorie e le sue sconfitte, le sue delusioni e i suoi frutti. Oggi l'autrice, poco più che trentenne, è celebre soprattutto per la parte avuta nella vicenda dei « fratelli di Soledad » e nel processo che ne seguì, conclusosi con una trionfale assoluzione; e questi episodi le offrono spunto per alcuni dei brani più appassionanti della narrazione. Ma il lettore « politico » seguirà forse con maggiore interesse certe analisi del movimento comunista statunì- \ ì tense e del rapporto diffìcile | che esso ebbe, per esempio, con quello delle « Pantere nere ». Per qualche anno l'appar tenenza al partito comunista e alle « Pantere nere » non fu giudicata incompatibile dai dirigenti comunisti e An gela Davis, ormai iscritta al partito, aderì con altri militatili all'ala estrema della contestazione nera. Dopo un periodo di collaborazione nelle lotte sociali e universi¬ tarie, si arrivò a ima crisi di fondo. Nel luglio del 1969, a Oaklattd, in California, le « Pantere nere » tennero un congresso per la costituzione di un « fronte unito contro la brutalità crescente della repressione ». Ma i dirigenti delle « Pantere nere » avevano perso ogni contatto con la realtà sociale e politica in cui operavano: « Ci volevano far credere », scrive Angela Davis, « che il mostro fascista si era già scatenato, e che vivevamo in un paese sostanzialmente non diverso dalla Germania nazista... Era errato e fuorviante sostenere che si viveva già in regime fascista ». Quel « già » può sembrare di troppo a chi sappia che cos'è il fascismo e che cos'è la democrazia americana; ma Angela Davis è vissuta a lungo nella condizione di perseguitata e molti suoi compagni di lotta sono ancora in carcere. Il rigetto del comunismo da parte della società americana, le perduranti resistenze all'integrazione razziale, i dislivelli di classe e di modo di vivere ancora esistenti spingono la minoranza che lotta per un ordine diverso a sentire più forte e più ingiusto il peso della discriminazione e dell'esclusione. E' gran merito dell'autrice il non fare della sua indiscussa popolarità uno scudo personale, ma un'arma di lotta per ottenere che a tutti i suoi compagni dì credo e di lotta sia riconosciuta la libertà di credere e di lottare. Mario Bonini Angela Davis

Persone citate: Angela Davis, Engels, Garzanti, Marx

Luoghi citati: California, Europa, Europa Occidentale, Germania, Italia, Stati Uniti