Tra le proteste, il fascista spiega come uccise Lupo di Vincenzo Tessandori

Tra le proteste, il fascista spiega come uccise Lupo Il processo in corte d'assise ad Ancona Tra le proteste, il fascista spiega come uccise Lupo "Mi saltò addosso e s'infilò quasi da solo la lama nel petto", ha detto - Alla parte civile: "Non voglio domande provocatorie" (Dal nostro inviato speciale) Ancona, 15 maggio. «Non ho voluto uccidere nessuno, non ho ammazzato nessuno. Fui aggredito da cinque-sei persone, mi colpirono al naso e alla bocca e solo allora, sanguinante, estrassi il coltello, ma soltanto per spaventare quelli che mi stavano picchiando. Lupo mi saltò addosso e si infilò quasi da solo la lama nel petto». Con voce molto bassa, quasi un bisbiglio, Edgardo Bonazzi, di 25 anni, ha raccontato quello che, secondo lui, accadde in una sera di fine agosto di tre anni fa a Parma, quando un giovane militante di «Lotta Continua» venne aggredito da un manipolo di neofascisti e ucciso con una coltellata al cuore. Era stata la mano di Bonazzi a stringere l'arma. Ma imputati nel processo per l'omicidio, che viene celebrato ad Ancona, sono anche Andrea Ringozzi, di 26 anni; Luigi Saporito, di 32; Pierluigi Ferrari, di 34. Alla sbarra dovevano esserci anche Antonio Tommaselli, di 27 anni, ed Ettore Croci, di 28, imputati di un episodio marginale, tentata violenza privata, ma le citazioni non li hanno raggiunti e la loro posizione è stata stralciata. Dichiarato contumace Ennio Magnani, di 29 anni, accusato di minacce. Il dibattimento era cominciato ieri tra le polemiche. Ancona era stata scelta come sede perché la Corte di Cassazione, con un provvedimento a sorpresa, aveva scartato Parma per motivi di «legittima suspicione»: non c'era la garanzia, sottolineava il documento, di un giudizio sereno. Ora ad Ancona è stato deciso un singolare calendario di u£jienzef . settiman, al. , meno fino a tutto maggio, il martedì, mercoledì e giovedì. | La decisione è già stata conte- stata, e in modo aspro, dal collegio di parte civile, composto dagli avvocati Gaetano Pecorella, Marco Janni, Decio Bozzini, Luigi Stortoni, Umberto Terracini, Beniamino Del Mercato, Luca Boneschi Claudio Fedecostante. In un documento i legali sottolinea no: «E' scandaloso che la volontà di giustizia di ogni democratico sia stata offesa così a lungo dall'intervento della Corte di Cassazione, che ha sottratto il processo alla città di Parma "a causa della mobilitazione di tutte le forze antifasciste"» (come dice l'ordinanza di remissione del processo ad Ancona). E continuano: «La Corte ha dimostrato di voler soffocare il processo assegnandolo ad | una sede lontana da Parma e \ il cui palazzo di giustizia non consente neppure una effetti- \ va partecipazione popolare al I dibattimento». In effetti, l'au- ; la della sede (provvisoria dal '72) nel palazzo di giustizia è molto piccola: giudici, avvocati, imputati e pubblico sono a contatto di gomito, manca anche l'aria e ieri un carabiniere in alta uniforme è crollato alle spalle del presidente Adalfredo Fesce. Il collegio di parte civile ha anche sottolineato preoccupazione perché «la relazione con cui il giudice a latere ha per la prima volta presentato i fatti ai giudici popolari, descrivendo l'agguato dei fascisti a Mariano Lupo come un tafferuglio o una lite tra estremisti e omettendo qualsiasi riferimento al clima di provocazione fascista in cui e | maturato l'assassinio e del \ guata tiene conto la stessal sentenza di rinvio a giudizio del giudice istruttore». E preoccupazione anche per il calendario di udienze «predi- sposto in modo tale che i te stimoni non ancora sentiti al la fine di maggio debbano es sere ricitati, il che comporta un inutile rinvio del processo, I che inevitabilmente favorisce ; l'interesse dei fascisti ad evi- tare che la sentenza sia prò nunciata prima della scadenza elettorale». La causa dunque si discute in aula e lo si fa quasi sottovoce. Ma si combatte anche nelle infuocate assemblee, nelle conferenze. Il collettivo | giuridico-politico di Bologna si è riunito nel palazzo della Provincia. Si è parlato di «processo rubato al proletariato di Parma» e di «impegno concreto di lotta antifascista». Quando Edgardo Bonazzi è entrato in aula, stamane poco dopo le 9, lo ha accolto uno slogan gridato da adolescenti: «Compagno Lupo, te l'abbiamo giurato — compagno Lu- \ po, sarai vendicato». Il prel sunto assassino ha fatto il suo racconto, ha ricordato quella giornata di sangue, le minacce che, ha sostenuto, gli erano state rivolte, l'uccisione del giovane di «Lotta Continua». «Verso le 22,30 mi diressi al cinema Roma. Fui raggiunto nell'atrio da Saporito, che se ne andò quasi subito. Allora tornai in strada, aspettavo la cassiera, Gabriella Signi/redi, quando vidi un'auto con Lupo e altre persone. Poco dopo sentii una voce gridare: "Dai al fascista". Scorsi cinque o sei persone correre verso di me. Fui aggredito e picchiato. Allora estrassi il pugnale per far vedere che ero armato e Lupo mi si scaI glia contro». La dichiarazione, certo non identica a quelle fatte prima al sostituto procuratore e poi al giudice istruttore Angelini, ha provocato il deciso intervento della parte civile. Sono cominciate le contestazioni, ma Bonazzi ha dichiarato di non voler rispondere a «domande provocatorie». Ed è scoppiata nuova battaglia. i Vincenzo Tessandori Ancona. La madre di Mariano Lupo ucciso a Parma (Ansa)