Un assessore del psdi rapito È una vendetta dei mafiosi? di Francesco Fornari

Un assessore del psdi rapito È una vendetta dei mafiosi? A Gaggiano, nel Milanese, davanti a casa Un assessore del psdi rapito È una vendetta dei mafiosi? I familiari smentiscono d'aver ricevuto una telefonata dai Nap e tutti concordano: non è un fatto politico - L'imprenditore sembra avesse consegnato alla polizia la "pianta»» di alcune ville dell'anonima sequestri, dov'erano le "celle' dei rapiti (Dal nostro inviato speciale) I mGaggìano, 15 maggio. rL'imprenditore immobilia-1 mre Angelo Malabarba, assesso-1 Tre socialdemocratico all'urba nistica e presidente della commissione edilizia del comune, è stato rapito mercoledì davanti alla porta di casa da banditi armati. L'azione è stata fulminea: i rapitori non hanno esitato ad attuare il loro colpo in una strada affollata, sotto gli occhi di decine di persone. «Non c'è stato il tempo d'intervenire», ha detto un giovanotto che ha assistito alla scena. Comunque, per evitare «complicazioni» uno dei banditi ha sparato «almeno» un colpo di pistola. A questo proposito le versioni sono contrastanti: c'è chi sostiene che i colpi esplosi sono stati parecchi. Il particolare ha tuttavia scarsa importanza al fine delle indagini, resta il fatto che i banditi hanno dimostrato di essere decisi a tutto. Hanno le armi e le usano. A più di 24 ore dal sequestro, sembra che i rapitori non si siano ancora messi in contatto con i familiari della loro vittima. Come sempre accade in queste circostanze, nessuna notizia è certa. I parenti non parlano, gli inquirenti hanno poco da dire perché i banditi non hanno lasciato alcuna traccia, sono scomparsi nel nulla col loro ostaggio. Ieri sera si era diffusa la voce che si erano fatti vivi per telefono alle 18. Una voce priva di accento avrebbe detto che «Malabarba è in una prigione del popolo», attribuendo la responsabilità del rapimento ai «nuclei esterni del Nap» (nuclei armati proletari, l'organizzazione estremista che ha sequestrato il magistrato Di Gennaro e fomentato la rivolta nel carcere di Viterbo). Un portavoce della famiglia, col quale ho parlato attraverso le sbarre del cancello della villa di Malabarba, l'ha recisamente negato. «Si tratta di fantasie. Non abbiamo ricevuto alcuna telefonata. Stamane il telefono è squillato due volte: dall'altra parte nessuno ha risposto, la linea era chiaramente "aperta",ma nessuno ha parlato. Non sappiamo se queste due telefonate sono state fatte dai rapitori, se si tratta di una loro tecnica per acuire l'apprensione ed il nervosismo dei fa miliari, o se è invece la stupida bravata di qualche ignorante. Restiamo in attesa, sperando che si facciano vivi presto. Sinora, purtroppo, questo non è avvenuto». Il fratello della vittima, Antonio, che collabora con lui nell'attività immobiliare, avrebbe invece dichiarato che la telefonata c'è stata, definendola però «una buffonata». Anche gli inquirenti, che in proposito non confermano e non smentiscono, sono del parere che se la telefonata è avvenuta deve trattarsi «di uno scherzo di cattivo gusto». Il loro scetticismo è evidente: pur non tralasciando nessuna ipotesi, sono poco propensi a credere che il rapimento dell'assessore socialdemocratico abbia una matrice politica. Angelo Malabarba era «un assessore come ce ne sono tanti», dice il fratello. Il segretario comunale Giovanni Griffini è dello stesso avviso: «Non c'è nessuno di noi che creda alla possibilità di un sequestro politico», afferma anche a nome degli assessori che compongono la giunta. Sequestro a scopo di estorsione, dunque. A Gaggiano, Angelo Malabarba, meglio conosciuto come «sciur Angiuleto», è considerato un ricco, proprietario di case, terreni qvmnTdqinqsrinprcrccran«bvsuffici; ha cominciato a lavo-1 rare quando aveva appena ot- to anni nello stabilimento pa-1terno per la lavorazione del!riso. Durante la guerra, ricor- jdano gli anziani, ha aiutato itutti quelli che erano in diffi- ;colta. «Se qualcuno aveva fa- me, Angelo era sempre pron- to a fargli avere del riso sot-\tobanco», racconta Egidio Baj, impresario edile ed as-\sessore alle Finanze, suo ami- co d'infanzia. Ha collaborato con i partigiani, alla fine del conflitto era stato eletto «a furor di popolo» sindaco del paese e presidente del Comi- tato di Liberazione. Venduta la risiera del padre, si era de- dicato all'attività immobiliare con crescente successo. «Un uomo molto deciso e concre-to: se ha fatto qualche soldi-no è merito della sua bravu- dell'impegno che ha sem- ra, pre messo in tutte le cose che intraprendeva», dice Griffini. Sull'entità del suo patrimonio le voci sono discordi: i fami- liari non ne parlano, gli amici affermano che «sta bene, ma non è certo un miliardario»; la gente del paese è convinta che possegga molti quattrini. Si racconta che Angelo Malabarba sarebbe solito farsi confezionare ogni anno tre abiti tutti uguali: in tal modo poteva cambiare vestito senza dare nell'occhio perché per la gente indossava sempre il medesimo. Si dice anche che tra i nu- merosi terreni che l'impresario ha trattato in questi ulti mi anni vi sarebbero quelli di Trezzano sul Naviglio, sui quali sono state costruite le villette di alcuni esponenti mafiosi della zona, coinvolti nei sequestri degli industriali Torielli, di Vigevano, e Rossi di Montelera. In alcune di queste case gli inquirenti che indagano sull'«anonima sequestri» hanno trovato celle sotterranee usate per custodire gli ostaggi. Secondo alcune indiscrezioni, sarebbe stato proprio il Malabarba a mettere la polizia sulla giusta pista consegnando le piante dei terreni non ancora registrate al catasto. In merito, polizia e carabinieri mantengono il più rigoroso riserbo. Familiari e amici del rapito, invece, negano recisamente questo fatto. «I terreni venduti dal Malabarba sono al di qua del Naviglio, quelli dove sono costruite le villette dei mafiosi si trovano dall'altra parte. Li conosciamo bene, purtroppo», afferma il segretario comunale. Ma gli inquirenti hanno lasciato capire che l'ipotesi di un rapimento per vendetta non è da escludere: «Allo slato attuale tutto è possibile, non possiamo tralasciare nessuna pista», è la laconica risposta fornita ad una precisa domanda sulla possibilità che possa trattarsi di una vendetta. «Bisogna armarsi di coraggio ed aspettare», dice il portavoce della famiglia. Sembra che la moglie Edvige sia stata colta da malore. La figlia Alessandra, diciassettenne, che frequenta un istituto di Milano, non è più uscita di casa. Sembra che il padre da qualche tempo la facesse accompagnare a scuola da un uomo di fiducia che «seguiva in auto il pullman». Il particolare non è stato confermato dai parenti, ma il Malabarba. discutendo un paio di mesi fa col segretario comunale sulla frequenza dei rapimenti gli aveva detto di essere preoccupato per la figlia. Oggi i familiari hanno lanciato un appello ai rapitori per informarli che Angelo Malabarba «da mesi è in cura presso il dottor Franco Amatone perché affetto da grave ulcera gastroduodenale». I giornalisti sono stati pregati di pubblicare questo avviso: «Data la pressione è necessario vengano somministrati analettici, antiemorragici e antiulcerosi». Ai giornali, infine, i parenti hanno chiesto di «sospendere dalle 13 di venerdì ogni notizia o comunicazione sulla vicenda». Per ora della sorte di Angelo Malabarba non si conosce nulla. L'ultima volta che è stato visto si dibatteva fra due uomini armati. Me lo racconta una donna, abitante nella casa di fronte alla villa dell'assessore, che «per paura di quei banditi» vuole conservare l'anonimo. «Erano le 12,34: mi trovavo sul balcone quando ho visto arrivare l'auto del Malabarba. Dietro c'era una "Alfetta" color crema, con due giovanotti». Sceso dalla vettura, l'impresario si accingeva a chiudere la portiera quando «VAlfetta gli si è affiancata: quei due sono sce! si, l'hanno afferrato per le j spalle: lui si è afflosciato, mi I è sembrato che cadesse. In un \ baleno l'hanno caricato sul j sedile posteriore e sono ripartiti». Erano armati? «Sì, aveI vano delle pistole». Hanno alcp, . sparato: «Ho sentito un col- po, forse due, ma non mi pa- , re che abbiano sparato Zoro. forse gli altri». Quali altri? | «Quelli che stavano dietro, su I una "127" verde che si è fermata all'angolo della strada». Questa auto era stata già vista dall'assessore Baj ferma I davanti al portone del munij cipio mezz'ora prima. «C'erano due giovani: il loro attegj gìamento mi aveva insospettiI to, sembrava che stessero j spiando qualcuno». Anche i l'Alfetta era stata notata priI ma in paese: «E' passata due ! o tre volte per la via, rallentando davanti al cancello del| la villa», dice la donna con un j tremito nella voce. Terrorizzata, smette di colpo di parlare e corre via. Francesco Fornari Gaggiano (Milano). L'assessore all'urbanistica, Malabarba

Luoghi citati: Gaggiano, Milano, Trezzano Sul Naviglio, Vigevano, Viterbo