Aziende Montefibre "bloccati" i terreni
Aziende Montefibre "bloccati" i terreni Dal tribunale regionale Aziende Montefibre "bloccati" i terreni Ricorso del consorzio Basso Toce al Consiglio di Stato - Preoccupazioni a Verbania (Dal nostro corrispondente) Verbania, 13 maggio. (a. c.) La sentenza del Tar (tribunale amministrativo regionale) che dà parzialmente ragione ad un gruppo di privati proprietari di terreni dell'area di Mergozzo non è fondamentale e definitiva. Il consorzio ha già predisposto il ricorso al Consiglio di Stato e pertanto tutto potrà continuare regolarmente il suo «iter», così si affermava nel pomeriggio alla segreteria del consorzio del Basso Toce, a commento della notizia che il Tar aveva accolto una dozzina di ricorsi degli oppositori del piano d'investimenti Montef ibre a Mergozzo, precisando che tutto sarà meglio chiarito in una conferenza stampa, che il presidente del consorzio, Pietro Mazzola, terrà giovedì alle 15 al palazzo comunale di Verbania. «Fondamentale e positiva per le future installazioni industriali è invece — si precisava alla segreteria del consorzio — la decisione del ministero dell'Agricoltura che ha soppresso il privilegio dell'uso civico che gravava sull'altre mezzo milione di metri quadrati di aree di proprietà del comune di Mergozzo; e su queste aree, volendolo, la Montefibre potrebbe iniziare a costruire le sue fabbriche anche da domani». Pessimismo e critiche dopo le decisioni del Tar sono stati espressi oggi dai sindacati, anche se la loro attenzione è rivolta soprattutto al nuovo piano di ristrutturazione e di investimenti che la Montedison ha presentato fin dal 24 marzo al ministro dell'Industria Carlo Donat-Cattin. Il piano Montedison prevede, in particolare, l'eliminazione delle fibre sintetiche dal Piemonte; cioè dagli stabilimenti Montefibre di Verbania, Ivrea, Vercelli, e la realizzazione, in loro sostituzione, di 35 piccole aziende diversificate nel seguente modo: 38,5 per cento nel settore metallurgico-meccanico; 31,5 per cento tessile e confezioni; 12 per cento materie plastiche; 6,5 per cento grande distribuzione; 4 per cento elet- trico-elettromeccanico; 4 per cento lavorazioni del legno; 3,5 per cento alimentari. A Verbania, in particolare, 10 stabilimento attuale verrà smantellato e sulla sua area rimarranno in attività — stando appunto al nuovo piano Montedison — soltanto le fabbriche di acetato chimico e snap-plast, per un totale di 800 addetti. In sostituzione delle fabbriche nailon e anche degli impianti previsti sull'area di Mergozzo con il piano del 7 aprile 73 (fabbriche per 11 nailon 6-6, acetato chimico, pantalonificio, moquettes, e un centro ricerche), dovrebbero sorgere ben quindici fabbrichette diverse, il tutto per l'impiego complessivo di una forza di 3300-3400 dipendenti. «E' un piano inaccettabile» affermano i sindacati; sostenendo che non sarebbe realizzato che nel giro di 2-3 anni e che imporrebbe la necessità di un riaddestramento di tutta la maestranza. I sindacati aggiungono che, dalle notizie in loro possesso, il nuovo piano sarebbe già stato respinto dallo stesso ministro all'Industria onorevole Donat-Cattin.
Persone citate: Carlo Donat-cattin, Donat-cattin, Pietro Mazzola, Toce
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