"E' buono, a noi ubbidisce sempre non avrebbero dovuto cacciarlo" di Remo Lugli

"E' buono, a noi ubbidisce sempre non avrebbero dovuto cacciarlo" Che cosa dicono i genitori del bambino "difficile,, a scuola "E' buono, a noi ubbidisce sempre non avrebbero dovuto cacciarlo" Lo scolaro, 7 anni, molto sviluppato per la sua età, è stato giudicato "troppo vivace" e cambiato di classe - Ha spezzato un polso alla maestra, picchiato i compagni, ma le diagnosi parlano anche di "carenza affettiva" (Dal nostro inviato speciale) Pavia, 12 maggio. L'uscio della cucina è aperto, dal ballatoio arriva un gran vociare, i ragazzi si rincorrono, giocano al pallone, e il pallone ogni tanto finisce dentro, tra le nostre gambe. Dietro la palla piomba con irruenza un ragazzino, l'afferra, torna a precipitarsi fuori. «Fermati qua. Marco», gli grida alle spalle la madre, ma lui è già fuori tiro, non l'ha sentita, e, se l'avesse sentita, non le avrebbe dato ascolto. Marco ha sette anni, è lo scolaro che è stato scacciato da una classe, rimandato in quella dalla quale proveniva, perché «troppo vivace». Di lui si sono occupati insegnanti, psicologi, genitori; il suo è diventato un «caso». «Non è cattivo ed è normale — dice la madre —. E' solo che non sa misurare la sua forza. Pensi che a volte mi arriva alle spalle quando sono davanti ai rornelli, all'improvviso, mi afferra per il bacino e mi solleva, mi porta in giro, nonostante pesi 50 chili. Io inutilmente grido ». La madre aggiunge qualche dato sui figlio: altezza un metro e 23, 30 chili di peso, numero 34 di scarpe. «I suoi pullover vanno bene a me, e infatti ce li scambiamo». Che cosa ha combinato questo ragazzino? Prima di venire qui, in casa, dove sono presenti i genitori —■ Giuliana Comina, operaia alla Necchi, e Vito Rubino, tappezziere e imbianchino, entrambi di 26 anni — e l'assistente sociale Benasso, membro della équipe socio-psico-pedagogica che si è occupata di Marco, siamo stati alla sua scuola, la «Ada Negri», e abbiamo parlato con il direttore didattico, dottor Mario Pisani, e le due maestre interessate, Angela Russo, della II B, e Lina Susini, della II C. Marco aveva frequentato la prima classe presso la scuola «De Amicis»; in quel periodo, per una particolare vicenda familiare, il bambino era in un collegio, e usciva soltanto per frequentare le lezioni. Poi, con l'inizio dell'attuale anno scolastico, i genitori, sempre occupati con il lavoro, hanno pensato di affidarlo ai nonni paterni, che abitano in via Acerbi, la stessa strada della elementare «Negri». E' cosi finito in questa scuola, assegnato alla II B. Dice il direttore Pisani: «Ci era arrivato con una nota caratteristica in cui sì parlava dì "aggressività nei confronti dell'insegnante e degli scola-' ri". Non abbiamo tardato ad'accorgerci di questo suo com-1 portamento fuori dalla nor- ma — dice la maestra Russo ; —. Ha incominciato a percuo- ■ tere dei suoi compagni con \ calci e pugni. Scatti improvvi- \ si, senza motivo. Un giorno, il 16 dicembre, io stavo spiegan- ; do che gli abeti crescono in ', alta montagna, e tenevo il [braccio sinistro in alto, per [indicare l'altezza. Lui improv- visamente ha spiccato un bai- zo, m'ha afferrato il polso e\me lo ha torto, spezzandomi l'ulna. L'ho portato ingessato per un mese». L'indomani di quella data, per una decisione che era già stata presa in precedenza dalla équipe socio-psicologica, Marco è stato internato nella clinica neurologica di Pavia per un periodo di osservazione di una decina di giorni. Alla fine il professor Lanzi ha scritto che Marco «soffre di carenza affettiva multipla di vecchia data», ed ha suggerito di trasferirlo in un'altra classe, per tentare un esperimento. E cosi è avvenuto, l'8 gennaio. L'equipe aveva stabilito che il periodo di prova avesse la durata di un mese. «Abbia- j mo convocato i genitori dei venti bambini della II C — dice la maestra Susini —, spiegando loro come stavano le cose e pregando i bimbi di\ avere tolleranza e comprensione verso il nuovo compagno. Abbiamo superato il periodo stabilito: per due mesi e mezzo mi sono dedicata quasi esclusivamente a Marco, cercando di farlo progredire, ma aveva molta difficoltà, specie in aritmetica. E per quanto riguarda il comportamento ogni tanto torceva i . polsi a qualcuno, una volta ha ! preso a calci un compagno, ! tanto che è stato sospeso per ' tre giorni» L'esperimento è durato quattro mesi. Il 21 aprile i genitori della seconda «C» hanno voluto riunirsi in assemblea per conoscere l'esito dell'esperimento. Dice il direttore: «Mi hanno domandato se il sacrificio che era richiesto ai loro figli per la convivenza con quel difficile compagno di classe aveva una contropartita, se cioè Marco era \progredito e io ho dovuto ri- spondere di no, perlomeno se\era un po' progredito nell'ap ^rendimento non era miglio rato nel comportamento. Ho proposto comunque che l'a lunno potesse rimanere in quella classe fino alili giu gno prossimo, a conclusione dell'anno scolastico. Tutti i genitori presenti meno uno hanno chiesto che Marco tor- nasse nella classe dalla quale \ proveniva, la seconda "B"». j Marco è tornato con la maestra Russo, la quale è ora I coadiuvata da un'insegnante doposcuolista concessa appositamente dal municipio. Il ragazzino passa un po' di tempo in mezzo ai compagni e altre ore le trascorre appartato con la seconda insegnante che cerca di farlo progredì- re soprattutto in matematica,la, materia per lui più ostica. (Dice il direttore: «I neurolo-gì che l'hanno avuto sotto os- servazione affermano che ha un'intelligenza superiore alla media, ma non c'è verso di fargli fare alcuna operazione nemmeno nell'ambito dei pri-mi dieci numeri»), In casa Rubino stiamo commentando questa vicenda di cui la città parla. Padre e madre non ce l'hanno con le maestre, anzi della Russo dicono che è una santa donna, che non s'è mai lamentata neanche quando Marco le ha rotto un polso; ce l'hanno con i genitori degli alunni della seconda «C». « Non dovevano cacciarlo, ora si stava ambientando, migliorava con evidenza». Marco torna a entrare di corsa per rincorrere il pallone, ma poi cambia idea, afferra una pistola di plastica dorata che è su una sedia e torna nel viottolo, tra gli altri che gridano udire gli scoppi delle piccole pastiglie esplosive. Dice la madre: «Assomiglierà a me: da ragazzina ne ho fatte di cotte e di crude». E il padre: «Oppure a me. Io non avevo voglia di studiare e appena uscivo di scuola correvo nei campi, mi arrampicavo sugli o.lberi. Lui però è ubbidiente. J'incominciano a con noi non ha mai scatti, non fa cose strane, ci dà retta». Chiediamo se ubbidirebbe anche se in questo momento 10 chiamassero in casa a fare 11 compito. «Questo no — risponde il padre — non verrebbe di certo, ma d'altra parte non si possono avere pretese simili. Bisogna la sciarlo libero di sfogarsi. Va in giro anche con la biciclet ta, si allontana chilometri e lo chilometri, ma in genere dice quando va vìa». L'assistente sociale Benasso ci tiene a sottolineare che Marco oltre alla sua vivacità a volte eccessiva e all'esuberanza un po' pesante ha anche dei momenti di candore e (di ingenuità. Dice: «Lo sa per : che ruppe il polso alla maestra ] Russo? Perché lei aveva aliar ■ gaio le braccia per mostrare i ! rami degli abeti e Marco ave ! va spiccato un salto, si era ag ! grappato al braccio che per ' lui era il ramo di un albero, 1 Bisogna anche capire questi I slanci nati dalla fantasia». Remo Lugli I \ 'Pavia bimbo Marco Rubini, di 7 anni (Tclefoto)

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