Ferrari punti tutto su Lauda di Michele Fenu

Ferrari punti tutto su Lauda Dopo il trionfo di Montecarlo per vincere anche il "mondiale,, Ferrari punti tutto su Lauda La prova del pilota austriaco e della nuova 312/T crea fiducia ed ottimismo - Adesso, forse, è meglio evitare la "concorrenza" di Regazzoni - Un successo anche dell'organizzazione L'esuberante gioia di Luca Montezemolo all'arrivo di Niki Lauda, esuberanza che è costata al giovane assistente di Enzo Ferrari uno spigoloso corpo-a-corpo con i gendarmi monegaschi, costituisce l'immagine più viva e sincera dell'entusiasmo dei tifosi italiani e di tutti gli uomini di Maranello per il trionfo dell'austriaco e della 312 T nel Gran Premio di Monaco. Entusiasmo per le ombre e le incertezze che svanivano, entusiasmo per le prospettive che si aprivano nel campionato del mondo di Formula 1. Nel budello di cemento e di acciaio di Montecarlo la Ferrari «doveva» vincere. Per molti motivi si era ad un momento-chiave, come spesso capita nello sport. Occorreva dimostrare che la nuova vettura fatta debuttare in anticipo a Kyalami era in grado di competere con le monoposto •■ made in England », migliorare la posizione nella graduatoria mondiale di Lauda o di Regazzoni impedendo a Fittipaldi, Pace e Reutemann di conquistare un eccessivo vantaggio, premiare con un risultato positivo chi, a Maranello come sulle piste, da mesi lavorava duramente. Purtroppo, questo momentochiave cadeva per la Ferrari nel posto meno adatto, non tanto per ragioni tecniche quanto per cause scaramantiche e per le mille difficoltà che un circuito « cittadino » come quello di Montecarlo poteva frapporre anche al binomio uomomacchina più forte. Quei maledetti vent'annl di astinenza facevano sentire il loro peso. Il ricordo, sempre doloroso, del rogo di Lorenzo Bandlni, di tante gare finite nella delusione, di tanti assi — da Von Trips a Phil Hill, da Ginther ad Amon, da Ickx a Lauda stesso — che non erano riusciti a ripetere la vittoria di Trintignant rendeva sabato scuro l'orizzonte della nostra squadra malgrado le esaltanti prestazioni offerte da Lauda e dalla 312 T negli allenamenti. E nei discorsi della vigilia, pur confortati dall'assenza del minimo problema nei giorni delle prove, gli uomini di Maranello elencavano le •■ trappole » della pseudo-pista: il doppiato che si gira davanti al «muso» della Ferrari, il piccolissimo sbaglio che si tramuta in una disastrosa collisione con le barriere protettive, la « panne » da quattro soldi letale come la rottura di un motore, e così via. Domenica, però, è accaduto quel che non era capitato in vent'anni. La sorte non ha sferrato colpi a tradimento e il Gran Premio di Monaco è finito al pilota più bravo e alla vettura più competitiva, appunto Lauda e la 312 T. Un binomio vincente, per di più sorretto da una organizzazione di primissimo piano, che opera sui tavoli da disegno, in officina, in pista. Una organizzazione unica nel suo genere, perché nessuno dei multicolori ed ultrasponsorizzati « teams » di F. 1 nasce come vera Casa costruttrice. E se il magnifico lavoro dei meccanici nel cambio dei pneumatici è stato ammirato da migliaia di spettatori, altrettanto valido, per quanto meno visibile, è quello svolto da chi rimane in fabbrica. Ombre e Incertezze sono svanite d'Incanto. Doppio l'obbiettivo conseguito dalla Ferrari: la vittoria nel più spettacolare ed importante Gran Premio dell'anno e il raggiungimento delle principali mete imposte dal momento-chiave. Automaticamente si spalancavano rosee prospettive sulle sorti della sfida per il titolo mondiale, che nel 1974 Clay Regazzoni mancò per un filo. A questo punto si deve nutrire fiducia in Lauda e nella nuova «arma» messa a punto dalla nostra Casa, li circuito di Montecarlo è un «test» di prim'ordine nella stagione dei Grandi Premi, articolata in quindici episodi, di cui cinque (Argentina, Brasile, Sud Africa, Spagna e Monaco già avvenuti). Un «test» che non perdona pilota e macchina. Chi vince nel budello alla maniera dell'austriaco è un campione e il mezzo nelle sue mani deve per forza essere il migliore. Guardiamo la prova dei rivali più validi: le nere Shadow sono state tradite dai piloti, troppo impulsivi ed immaturi (Pryce ha anche eliminato subito il povero Vittorio Brambilla, che aveva a- vuto una partenza felicissima) e la Lotus di Peterson dalla lentezza dei meccanici nella sostituzione delle gomme, mentre le McLaren, le Brabham e le Tyrrell — molto semplicemente — non sono riuscite a tenere il ritmo dell'accoppiata Lauda-Ferrari. Qualcuno potrebbe domandarsi: Monaco era un circuito tortuoso, ma come andranno sulle piste veloci queste nuove 312 T? La risposta c'è già: a Silverstone, pro¬ prio nell'autodromo dove in luglio si disputerà il Gran Premio d'Inghilterra, Lauda ha battuto Fittipaldi in una corsa non valida per il titolo. Quale migliore garanzia? Ad essa si aggiunga la serietà con cui il nostro «team» prepara i prossimi impegni: Lauda, con una schiera di tecnici e meccanici sta per recarsi ad Anderstorp i per «provare» in vista del Gran ' Premio di Svezia. La situazione in classifica offre a Lauda promettenti sviluppi. Emerson Fittipaldi è sempre in testa, a quota 21, seguito da un altro brasiliano, Carlos Pace, con 16 punti. L'austriaco ne ha 14, quindi è in zona-scudetto. A suo favore giocano alcuni punti: come pilota è maturato e certi errori dello scorso anno non dovrebbero essere più ripetuti; la 312 T è una monoposto di classe più elevata della 312/B 3, che, pure, fu la vera protagonista della stagione '74; la concorrenza interna da parte di Regazzoni non dovrebbe più esserci. Quest'ultimo argomento può essere spiacevole, ma è meglio che la situazione sia chiarita subito. Lauda, per le sue qualità e per i punti in classifica, è l'uomo su cui la Ferrari deve concentrare gli sforzi per battere Fittipaldi e colleghi e riconquistare — dopo 11 anni — Il titolo mondiale. Regazzoni, pilota leale, esperto, preziosissimo in qualunque squadra, potrà fare da «spalla» al compagno e, magari, sostituirglisi in qualche caso se le circostanze lo imponessero. Ma l'asso vincente — ormai è chiaro — è solo Lauda. Michele Fenu Montecarlo. La Ferrari 312/T di Lauda sfiora il porto nella sua vittoriosa cavalcata (Tel.)