Esponenti missini denunciati per truffa dai parenti dell'agente di p.s. Marino
Esponenti missini denunciati per truffa dai parenti dell'agente di p.s. Marino Avrebbero promesso soldi alla famiglia dell'ucciso Esponenti missini denunciati per truffa dai parenti dell'agente di p.s. Marino (Dalla redazione milanese) Milano, 10 maggio. Ai parenti dell'agente Antonio Marino (dilaniato il 12 aprile '73, da una bomba lanciata da neofascisti), per indurli a revocare la costituzione di parte civile, il msidn aveva promesso quarantadue milioni, da pagare in «rate» rispettivamente di ventidue — ufficialmente versate dalle famiglie Loi e Murelli — ed in un'altra di venti che sarebbe dovuta rimanere segreta. Una volta che la famiglia s'era ritirata, però, il secondo pagamento non è stato effettuato: è quanto afferma un esposto presentato stamane alla procura della Repubblica, a firma di Clemente Marino, fratello della vittima. Il documento termina proponendo, nei confronti dei pre¬ sunti responsabili, denuncia per il reato previsto dall'art. 640 c.p. (truffa) e per eventuali altri. Il giorno prima dell'inizio del dibattimento, Vito Natale, zio di Clemente Marino, invitava i genitori di lui, ed il cognato (tutti residenti a Puccianiello), a recarsi nel-1 la sua abitazione di Caserta « per incontrarsi con esponenti del msi, i quali intendevano discutere la possibilità di revoca della parte civile ». In quell'occasione l'on. Cotecchia il segretario Vito Janniello ed altri due esponenti missini « offrivano 15 milioni a titolo risarcimento danni ». I rappresentanti del msi dissero che a Milano dell'iniziativa non doveva trapelare nulla; che la somma era stata messa a disposizione dalle federazioni di Napoli e di Roma; che sarebbe stata versata « al più tardi » entro il sabato successivo. La proposta fu accantonata anche spiegando che si riteneva opportuno interpellare Clemente e gli altri fratelli dell'agente ucciso e l'avvocato Aldo Cuzzi, di Milano, loro legale, che si era costituito parte civile. Il l3 aprile Janniello e Natale avvicinavano al Palazzo di Giustizia l'avv. Cuzzi, in compagnia della moglie e dei fratelli dell'agente ucciso: la cifra era salita a venti milioni, in aggiunta ai ventidue che avrebbero riscosso dai patroni di Loi e Murelli, purché « in apertura d'udienza » fosse stata revocata la costituzione di parte civile. Prosegue l'esposto: « L'avv. Cuzzi mostrava di essere perplesso; faceva presente che sarebbe sta¬ to preferibile effettuare il versamento prima dell'udienza, ma il signor Janniello osservava che l'on. Cotecchia aveva bisogno di un paio di giorni per raccogliere la somma dalle federazioni missine di Napoli e Roma ». Le perples- I sita comunque furono vinte; ! dopo di che tutti andarono j a pranzo. Nei tre giorni successivi, | non si fece vivo nessuno. Finché, il pomeriggio del 15, Clemente Marino telefonò all'on. Cotecchia. Questi gli comunicò che non avrebbe più versato la somma di venti milioni, in quanto quella di ventidue che gli avvocati degli imputati Loi e Murelli avevano già versato proveniva in realtà « dal movimento sociale italiano e precisamente da Almirante per cui la faccenda doveva intendersi chiusa.
Luoghi citati: Caserta, Milano, Napoli, Puccianiello, Roma
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