Senza infermieri è impossibile operare anche i malati gravi,,

Senza infermieri è impossibile operare anche i malati gravi,, Lo sciopero u sciuperu del personale paralizza le Molinette Senza infermieri è impossibile operare anche i malati gravi,, Così dichiara il prof. Teneff, primario traumatologo - Desolante visita al reparto: sporcizia, abbandono dei pazienti, pericolo per la salute e l'igiene - "Spesso si dimette un malato e se ne accoglie un altro senza neppure cambiare le lenzuola" Denuncia ili un primario delle Molinette. « Finire In ospedale e sempre sgradevole, ma capitarci di questi giorni è una tragedia. Lo sciopero a tempo indeterminato proclamato dal personale paramedico ha paralizzato tutto, non c'è più neppure un barlume di efficienza. La protesta ostacola ogni attività, soprattutto gli Interventi d'urgenza. In questo caos la guarigione dei malati diventa un terno al lotto ». Sono parole del professor Stefano Teneff, direttore del reparto traumatologico, al terzo piano. In questo momento, uno dei reparti più disgraziati dell'ospedale: un primario, due aiutanti, tre assistenti per una media giornaliera di 75 pazienti. L'equipe, però, deve preoccuparsi anche dei «fratturati» ricoverati al Centro di rianimazione, all'istituto di neurochirurgia, ai centri toraco-polmonare e maxillo-facciale. «Una mole di lavoro normalmente già difficile da smaltire — afferma il professor Teneff — figuriamoci ora che non possiamo contare nemmeno sugli infermieri». Ci guida nella visita. Sono le 10,30, tutto il personale è in sciopero. «Abbiamo soltanto due infermieri — dice Teneff — speriamo nella buona sorte». In alcune stanze i degenti suonano invano il campanello, una signora con il busto ingessato mormora: «E' già un'ora che aspetto che qualcuno si faccia vivo. Ieri ho atteso due ore». In parecchie camere le pulizie non sono state fatte, i ricoverati osservano: «Per fortuna che ci sono i parenti che si danno da fare, se no finiremmo sepolti nella sporcizia». Nel corridoio, in abbandono, carrelli colmi di lenzuola sporche. «La lavanderia — spiega il primario — funziona a singhiozzo, la maggior parte della biancheria non viene cambiata. Spesso dimettiamo un malato e ne mettiamo uno nuovo al suo posto senza sostituire lenzuola e federe». Desolazione nella sala gessi, che serve anche da pronto soccorso. Il pavimento è tempestato di rotoli di garze insanguinate o ingiallite dalla tintura di iodio. Un lettino ò coperto da un lenzuolo sporco, su un altro letto è abbandonata una guida telefonica con la copertina chiazzata da ditate. Dappertutto, flaconi vuoti, pinze e cesoie sporche di sangue, spugnette lise. Liquido vischioso gocciola da un barattolo rovesciato su batuffoli di cotone. Sull'unico lettino pulito 11 dot tor Guercio assiste un paziente che, ingessato dalla vita al collo, la spalla sinistra imprigionata in una grossa struttura di ferro, è fuggito la notte scorsa dal reparto. «Nessuno gli ha badato — dice il medico — per fortuna è stato rintracciato mentre vagava in piazza Zara. Così ridotto l'avrebbe visto anche un cieco, com'è possibile che il personale di turno non l'abbia notato abbandonare l'ospedale?». E gli interventi urgenti? Il professor Teneff ed il suo assistente si accalorano: «Se arriva gente in condizioni gravissime ed il personale è in sciopero non possiamo operare subito». Mi indicano parecchi malati. «Avrebbero già dovuto essere operati, ma per gli scioperi non è stato possibile. Sono pazienti che rischiano di peg- giorare. Se, per esempio, a qualcuno viene la cancrena, di chi sarà la colpa?». Mercoledì scorso il professor Teneff aveva precisato al direttore sanitario, dottor Boari, di quanto personale necessitava per fare, al venerdì mattino, tre operazioni; la richiesta è tornata al suo ufficio con la risposi a scritta sul retro: «Per cause di emergenza è impossibile fare gli !.. ferventi». Un'altra richiesta per avere il numero indispensabile di infermieri per domani è stata, invece, accettata. «I ritardi si accavallano — afferma il dottor Guercio —; di questo passo degenti che devono essere subito "aggiustati" finiranno per entrare in sala operatoria con giorni o settimane di ritardo». Ricorda quanto gli è accaduto qualche giorno fa. «Con un collega abbiamo provveduto a due malati arrangiandoci alla bell'e meglio. Gli infermieri erano in assemblea, ce ne sarebbero bastati i due. Sono andato a chiamarli, mi | hanno risposto: "Siamo in sciape\ ro, non veniamo". Per averli a disposizione bisogna precettarli con | largo anticipo». Squilla un telefono, all'istituto neurochirugico del professor Fasano è arrivata una donna con il cranio e le gambe malconce. Il dottor Guercio deve accorrere subito. A piedi attraverso i sotterranei, si dirige al capo opposto delle Molinette. «Speriamo — sospira allungando il passo — che al traumatologico non giunga proprio adesso un nuovo caso urgente. Non troverebbe né medici né infermieri». L'ingresso della neurochirurgia è affollato di parenti dei ricoverati. Una donna che con insistenza chiede di vedere il marito, sventola una ricetta; la suora, irremovibile, non la lascia entrare. «No, non si può. C'è sciopero, sono via tutti, non funziona niente in nessun posto. Abbia pazienza, torni un'altra volta». Sala gessi: tamponi di ovatta sul pavimento, sporcizia dappertutto, estremo disordine

Persone citate: Boari, Fasano, Guercio