L'Europa in marcia da venticinque anni

L'Europa in marcia da venticinque anni Rievocazione della Ceca a Parigi L'Europa in marcia da venticinque anni Giscard annuncia il rientro del franco nel "serpente monetario" (Nostro servizio particolare) Parigi, 9 maggio. Ore 16,30: Salone dell'Orologio al Quai d'Orsay. Due capi di Stato, Valéry Giscard d'Estaing e Walter Scheel, i presidenti dei massimi organi comunitari: Ortoli (commissione), Spinale (Parlamento), Lecourt (Corte di Giustizia), i rappresentanti di tutti i paesi dell'«Europa a nove», fra i quali Heath, Colombo, Tindemans. E il «padre dell'Europa», Jean Monnet. Sono tutti riuniti per celebrare un avvenimento che in questa stessa sala, esattamente venticinque anni fa, diede il via al processo d'integrazione del vecchio continente. Fu Robert Schuman, mini-1 stro degli Esteri di Francia, il protagonista della giornata. Accanto a lui, in quella storica conferenza stampa, c'era Jean Monnet, commissario al piano, l'animatore del progetto che doveva restare legato al nome di Schuman. Il «Piano Schuman» si proponeva di mutare profondamente le condizioni che avevano oggettivamente incoraggiato le guerre europee: questo voleva significare la proposta di affidare a un'autorità sovrannazionale, aperta alle adesioni degli altri paesi d'Europa, la gestione di quelle ricchezze minerarie e industriali, il carbone e l'acciaio, la cui contestata distribuzione aveva già scatenato tante guerre fra tedeschi e francesi. Con la nascita della Comunità europea del carbone e dell'acciaio (Ceca), la vecchia idea federalista riceveva una prima consacrazione istituzionale. Se ne tentò una seconda con il trattato che istituiva la Comunità europea di difesa (Ced): ma stavolta mancò l'accordo dell'Assemblea nazionale francese. Era il 1954: il sogno europeo subiva un brusco ridimensionamento, e poco più di un anno dopo Jean Monnet, che nel frattempo aveva lasciato la presidenza della Ceca, si metteva a capo di un comitato d'azione per gli Stati Uniti d'Europa, con il programma di far camminare l'idea federalista, presupposto di ulteriori passi avanti sul piano delle istituzioni. Si arrivava dopo pochi anni al Trattato di Roma e al Mercato comune europeo: e il processo andava avanti, fra mille difficoltà, fino agli sviluppi più recenti, in particolare all'allargamento geopolitico della Comunità con l'adesione britannica, irlandese, danese. Jean Monnet, ormai ottantaseienne, ha dissolto, proprio da oggi, il Comitato d'azione per gli Stati Uniti d'Europa. «Desidero prendermi un periodo di riflessione e di riposo», ha scritto nella lettera con cui alcune settimane fa annunciava la sua decisione. Orgoglioso dei risultati raggiunti, forse contemporaneamente deluso per gli ostacoli, le lentezze, le difficoltà, Monnet definiva l'Unione dei Paesi d'Europa «la grande opera della nostra epoca». A fine anno uscirà un suo attesissimo libro di memorie. La cerimonia di oggi è stata dominata, oltre che dal ricordo di Schuman e della Ceca, dalla decisione annunciata ieri da Giscard d'Estaing di non celebrare mai più l'8 maggio, giorno anniversario della resa incondizionata tedesca che trent'anni fa pose fine alla seconda guerra mondiale. Come era stato fin troppo facile prevedere, la decisione giscardiana, nonostante il fatto che è stata presentata secondo un'ottica europeistica, ha provocato un coro di proteste in Francia, sia perché si ritiene generalmente opportuno non perdere occasione per ricordare che cosa sia stato il nazismo, sia per la forma dell'annuncio, che è caduto dall'alto senza il più piccolo accenno di consultazione. E' piaciuta, invece, al presidente tedesco Walter Scheel, che alla cerimonia del Quai d'Orsay ha detto, rivolto verso Giscard: «La vostra decisione potrebbe dare un nuo vo slancio al compimento dell'opera d'unificazione euro pea ». Il contributo giscardiano a un rilancio degli sforzi comunitari, senza il quale la gior nata si ridurrebbe a puro cerimoniale, non si limita a questa controversa decisione. Nel suo discorso al Quai d'Orsay, Giscard ha annunciato che il franco rientrerà nel «serpente monetario» euro peo, che aveva lasciato il 19 gennaio dell'anno scorso. Il ritorno della valuta francese nel sistema di fluttuazione concertata delle monete europee avverrà, ha precisato Giscard, «secondo modalità da stabilirsi», ed è reso possibile dal «consolidamento della nostra situazione esterna », cioè dal miglioramento intervenuto recentemente nei conti con l'estero e nella posizione del franco sul mercato dei cambi. Alla commemorazione del Quai d'Orsay era presente anche il primo ministro belga, Leo Tindemans, al quale i «Nove» avevano affidato, du¬ rante il vertice parigino del dicembre scorso, l'incarico diconsultare i partners a proposito delle loro concezioni in materia di unione europea. Della sua missione Tindemans ha parlato questa mat- tina all'Eliseo con Giscard. Richiesto di commentare la decisione giscardiana a proposito dell'8 maggio, Tindemans ha detto che «lo stesso sentimento regna in Belgio». a. v.