Vestiti da ferrovieri piombano sul ricattatore che ritira i milioni
Vestiti da ferrovieri piombano sul ricattatore che ritira i milioni Vigevano: si è conclusa con il carcere P "operazione tuono,, Vestiti da ferrovieri piombano sul ricattatore che ritira i milioni Vigevano, 8 maggio. (gc. r.) Tre giovani che ave- vano tentato un'estorsione a un industriale calzaturiero di Vigevano, Mario Morosini, di 51 anni, abitante in corso Torino 51, contitolare dell'azienda Novus, sono stati arrestati mentre si stavano allontanando con 8 milioni e mezzo di li- /Dal nostro corrispondente) ! da 10 mila lire. j E' accaduto nei pressi della stazione ferroviaria. La moglie e una nipote del Morosini, avevano depositato una valigia nella sala d'aspetto contenente la somma richiesta. Dopo qualche ora uno dei ricattatori, Salvatore Barbuzza, di 20 anni, nativo di Paler- , re in contanti, in banconote • • mo e residente a Vigevano in corso Milano 1, si è avvicinato alla valigia. Con sé aveva una borsa di tela nella quale c'era la scritta «007 operazione tuono». Mentre stava prelevando le mazzette di banconote, sono intervenuti agenti di polizia, alcuni in abiti borghesi, altri camuffati da ferroviere. I complici del Barbuzza, Antonino Impallomeni, 18 anni, da Paterno (Catania), residente a Vigevano in corso Vittorio Emanuele 80, e Ferdinando Cascata, di 17 anni, nativo di Bosco Reale (Napoli), pure I abitante a Vigevano in via Sili va 29, sono stati arrestati pochi minuti dopo. Il Morosini aveva ricevuto, circa un mese fa, una lettera il cui testo era stato scritto con caratteri ritagliati da giornali, in cui gli si chiedeva di versare 60 milioni. Come minaccia gli ricordavano l'incendio della sua autovettura che l'imprenditore, in un primo tempo, aveva attribuito a un corto circuito dell'impianto elettrico. Temendo ritorsioni anche I più gravi, il Morosini, dopo I avere avvertito la polizia, cerla somma j cò di patteggiare ' da versare riuscendo a scen I dere sino a 8 milioni e mezzo che sono stati depositati poi I nella valigia. L'estorsione era stata studiata in tutti i particolari e a idearla era stato il più giovane degli arrestati, il Cascata, che da due anni lavorava alle dipendenze del Morosini. quasi cinque anni. Lo ha dichiarato il professor Antonio Alecce, presidente e amministratore dell'Ifi (arrestato per aver prodotto quel medicinale), durante l'interrogatorio a Regina Coeli. Quanto all'accusa di aver affiancato aU'«Amilit» un altro farmaco dal nome simile (l'«Amailit Ifi»), venduto sino a due giorni fa senza la registrazione del ministero della Sanità, l'industriale ha osservato che il ritardo è stato provocato dal fatto che solo ultimamente il Consiglio superiore della sanità ha accolto integralmente le tesi dell'ifi sulla bontà e l'efficacia del prodotto, in contrasto con il ministero che lo aveva sempre bocciato. Alecce è inoltre accusato di avere confezionato il farmaco mettendovi una minima percentuale (gli esami parlano di semplici tracce) del componente base che era l'«AmilTriptina» e di avere utilizzato per la sua composizione il litio-carbonato, una sostanza che la legge vieta di usare in farmacologia. Le indagini, condotte dal pretore Veneziano, tendono a dare una risposta anche a un altro interrogativo: come mai r«Amailit-Ifì» fu inserito nell'elenco dei medicinali autorizzati a essere messi in commercio pur non avendo ottenuto la registrazione da parte del ministero della Sanità? Vigevano. Antonino Impallomeni, Salvatore Barbuzza e Ferdinando Cascata
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