L'angelo lavativo di Giovanni Arpino

L'angelo lavativo Un romanzo di Giovanni Arpino L'angelo lavativo Giovanni Arpino: « Domingo il favoloso », Ed. Einaudi, pag. 190, lire 2000. Ancora una volta, per Alpino, « randagio c l'eroe »: e parafrasando il (itolo del suo precedente romanzo, uscito nel 72. si sottolinea certo la continuità di un'ispirazione, la matrice « ideologica » da cui discende Domingo il favoloso, ma si rimanda altresì a una disposizione picaresca che è più lontana, appartiene addirittura agli esordi dello scrittore, e viene continuamente recuperata nelle figure marginali, in una larga sezione dei racconti e. infine, nelle più recenti prove romanzesche. Nel caso specifico, si direbbe quasi che Arpino voglia misurare la validità delle sue ragioni calandole dentro un universo più familiare come quello torinese, voglia insinuare il suo profetismo nell'impasto di una lingua furbesca che sente il dialetto, naturalmente riduttiva. Rispetto a Randagio è l'eroe si avverte infatti la tendenza a smussare le punte troppo acute, i repentini stridori — di situazioni e lingunggio —, sciogliendo in una prc<a pacatamente discorsiva la tensione e concitazione del poemetto. Ma c'è l'esigenza primaria di liberare un deposito di temi, storie e paiole nel solo modo possibile per un temperamento riboccante come quello di Arpino: raccontandole, senza rovelli e diffide intellettualistiche. E, nonostante l'assiduo lavoro di ri-1 scrittura, bisognerà ricordare la destinazione originaria di queste pagine, comparse a puntate | in un settimanale. Vediamo l'ambiente. Una Torino bastantemente sinistra, do- j ve il neon si corrompe in j « schiuma violacea » e dalle strade salgono « echi e stridii di ruggine »; dove gli operai che pedalano a lesta china sono fantasmi di pena come i vecchi usciti dall'ospizio per la passeggiata. Ma e anche una città che conserva teneri anfratti per i sopravvissuti di un costume e di una razza, per quelli che custodiscono una diversa idea del vivere. A cominciare da Domingo: ladro e truffatore di genio, maestro nel poker e nel biliardo, inventore di beffe e facezie, è la sublimazione della vecchia « lingera » torinese, usa a valersi dell'intelligenza per conservarsi le mani pulite di sangue. Droga, sequestri, commercio di armi non lo toccano. Basta qualche ricco da alleggerire con l'arte del più consumato attore, basta qualche gonzo da mortificare pedagogicamente. Ma le più fortunate carriere non preservano dall'aridità e dalla noia. Giunto alla mezza età, Domingo non ce la fa più a colpire e rintanarsi, e neanche 10 appagherebbe una vita quieta con Angela, l'affettuosa e ruvida venditrice di torrone. Si ritrova nervoso e ansioso, la vista di una qualunque sofferenza lo intristisce, la città gli appare un lago di solitudine e eli paura. Ha la sensazione improvvisa — con un'immagine di cosmica energia debitrice alla sapienza dei tarocchi — di essere inseguito « dalla mola del inondo », di essere coinvolto in una misteriosa avventura contro cui non vale la sua proverbiarne scaltrezza. E' a questo punto che scatta l'incontro con l'irrazionale; qui 11 romanzo ribalta in un'aria trasognata il suo realistico spessore. Certo è possibile l'incontro con due zingare che leggono nella tua mano minacce e spavento. E' giusto, e forse accertato sociologicamente, che un clan zingaresco sia colpito da irrimediabile consunzione nel disperato nomadismo lungo le periferie industriali. Ma ecco, la carovana pretende di essere difesa da un singolare feticcio: un'adolescente dal colore dell'ombra umida, bellissima gsstdsncl I suo prendere la vita a sorsi sempre più brevi: il morbo blu non conosce perdono. Questa figura di azzurra luminescenza è il centro cromatico e poetico del racconto. Non a caso la sua apparizione e preparata, in Domingo, dal ricordo di una piccola, grassa sirena dipinta d'azzurro su una insegna di Marsiglia, nel tempo anteriore e fuggevolmente I accennato della « vita brava ». I Ed e possibile magari leggerci ; in filigrana una confessione di autore, una contrapposizione tra il piearismo sensualmente | avventuroso di una volta e quello simbolico di oggi. Tome nel romanzo Arianna contende, non sempre vittoriosamente, con Angela, così accadrà forse nell'animo di più d'un lettore. Qualcuno, abboccato alle storie straordinarie ed esilaranti del sottobosco torinese che Arpino conosce come pochi, apprezzerà di meno gli scambi e trapassi Ira l'una e l'altra sfera del racconto, o meglio, lo sgorgo del « miracoloso » dal quotidiano. Le parole brusche e aperte di Angela contro quelle, smozzicate e" allusive, di Arianna; i dialoghi saputi e gaglioffi di Domingo contro i suoi stessi liricheggianti monologhi. Eppure, quel che dà organicità e senso alla vicenda e lei, la zingara. Palladio e capro espiatorio della tribù, nel desiderio che ha Domingo di rapirla sussiste il gusto spavaldo della sfida, ma anche un'inconscia ricerca di purificazione. Sulla ragazza sembrano scaricarsi, per sua libera scelta, i mali del mondo. Domingo instaura con lei un rapporto di ! sudditanza e venerazione dinanzi a una forza buona dell'universo; che sopravvive, dopo la morte, in ilari, fugaci epifanie. ■ Certo nell ero. della « mala »» è entrata la serenità, le sue inv prese assumono d'ora in avanti un significato di risarcimento e di castigo, o di semplice annuncio d'una presenza diversa, gnomica, che sorveglia il mondo: così quando, fingendosi ufficiale della polizia tributaria, svela losche operazioni finanziarie, o distribuisce ai pez- zenti gioielli grossi come noci ! sottratti alle cassette di sicurez za, o si diverte a bloccare tutti i semafori della città. Fino all'impresa ultima, più clamorosamente dimostrativa: l'incendio | di palazzo Madama, cuore pietrificato di Torino, compendio stratificalo della sua storia millenaria. « Ora qualcuno capirà. La gente saprà. Quel nero buco in piazza. Un buco nel cuore. Ricordare è difficile, se non hai negli occhi un esempio », E' dal culmine di quell'invasamento o Pentecoste, di umanissima speranza o rivolo di grazia che l'eroe di Arpino scende nelle strade delle città terribili a farsi concreto messaggero della Apocalisse. Lorenzo Mondo Disegno di Italo Cremona per la copertina dell'Alpino

Persone citate: Einaudi, Giovanni Arpino, Italo Cremona, Lorenzo Mondo

Luoghi citati: Arpino, Marsiglia, Torino