Seminario internazionale a Trieste

Seminario internazionale a Trieste Seminario internazionale a Trieste I rischi del parto Ricerche per un miglior controllo del nascituro nel periodo di gravidanza - Alta ancora la percentuale di mortalità perinatale Si è tenuto a Trieste noi primi giorni di maggio un seminario internazionale su « Il rischio del parto », tema del più alto interesse umano e sociale, come lo ha anche dimostrato il numero imprevedibile dei congressisti. Se la mortalità perinatale (prima, durante, una settimana dopo il parto) è tuttora più elevata in Italia che in altre nazioni (31,3 per mille), va detto che il nostro calcolo dei limiti della gravidanza gioca a nostro sfavore. Il monitoraggio biofìsico, cioè il controllo della salute del feto in utero con la tococardiografia (esame delle contrazioni uterine e del cuore fetale) e con l'esame del sangue materno e fetale, ha un'importanza essenziale nel diminuire il tasso di mortalità perinatale e specie neonatale. Il Kubli di Heidelberg su 50 mila parti calcola una mortalità dell'I,4 per mille (intrapartum 0,6 per mille), anche se il monitoraggio per motivi pratici è effettuato solo nelle gravide ad alto rischio e non ratinarlamente su tutte, come dovrebbe essere e come ha sostenuto il londinese Beard. Dovrebbe esserci un'apparecchiatura di monitoraggio e specie il cardiotocografo ogni 500 parti con un adeguato personale di assistenza. E' stato dimostrato che la mortalità dei neonati da gravide ad alto rischio monitol rate è inferiore a quella dei neonati a basso rischio senza monitoraggio. Sui tracciati va sempre tenuto presente l'effetto dei medicamenti somministrati alla gravida (Pardi di Milano), come l'effetto degli analgesici, che ad esem¬ pio in America sono di uso ratinano in travaglio di parto. Poiché la placenta non solo fornisce al feto ossigeno ed alimenti, ma anche calore, il Roth di Uppsala ha proposto, per seguire le condizioni di salute del feto, il rilievo delle differenze di temperatura tra la madre e il feto in utero. Un parto ad elevato rischio è ouello podalico (circa il 4% del totale) e sul tema è stato ampiamente discusso al fine di abbassare il rischio con diagnosi circostanziate ed opportuna assistenza. Più il peso del feto si allontana dalla norma (sia in più che in meno), più si aggrava la prognosi (DelaFuente di Madrid). Indubbi migliori risultati conseguibili con il taglio cesareo (eseguito dal 50 al 70% e nelle primipare fino all'85%), tantoché secondo alcuni dovrebbe essere sempre liberalizzato. Secondo il Miller di Manchester deve ricorrersi molto più frequentemente all'uso del forcipe che negli ultimi anni è stato da noi quasi abbandonato. Per quanto riguarda il taglio cesareo per migliorare la prognosi fetale ho avuto l'impressione che si sia cercato di porre un freno all'eccessivo dilagare dell'intervento, anche perché non è confermato che in tal modo si sia di molto migliorata la prognosi fetale. La frequenza attuale è del 3,74"-« nella statistica di oltre 200 mila parti di Dela-Fuente di Madrid (Maternità LaPaz) e del 13,5"» (Spanio e Mandruzato per Trieste), e talora assai maggiore. Le indicazioni sono m molti casi relati¬ ve con considerazioni estranee alla morbilità neonatale. Le turbe respiratore del neonato sono più frequenti nei nati, specie prematuri, da taglio cesareo (TJsher di Montreal). Non va dimenticato sul piano umano che per lo intervento la mortalità materna è dell'I su 200-300 interventi e non trascurabile il tasso di morbilità. Afferma il Beard che migliorando l'assistenza al feto in utero dovrebbero diminuire le indicazioni al taglio cesareo. Emilio Robecchi Primario Enle Ospedaliero Sant'Anna - 'l'orino

Persone citate: Beard, Emilio Robecchi, Fuente, Heidelberg, Miller, Roth

Luoghi citati: America, Italia, Madrid, Manchester, Milano, Montreal, Trieste