Ottimismo di Ford sul futuro degli Usa di Vittorio Zucconi

Ottimismo di Ford sul futuro degli Usa Prima conferenza "dopo-Vietnam,, Ottimismo di Ford sul futuro degli Usa (Dal nostro corrispondente) Washington, 7 maggio. Una visione ottimistica e positiva della futura politica estera americana è venuta ieri sera da Gerald Ford, nella prima conferenza stampa del dopo-Vietnam, Ford ha citato i negoziati «Salt 2» (con l'TJrss per la limitazione delle armi strategiche), i rapporti con l'Europa e «nuove» relazioni con i paesi del Pacifico (Indonesia, Corca, Filippine, Formosa) come i settori nei quali positivi sviluppi sono da attendersi. In particolare, il presidente ha alluso ad un rafforzamento dei legami con Formosa (Taiwan) senza spiegare come questo fatto potrà influenzare i rapporti con Pechino, che certo non trarrebbero grande beneficio. La conferenza stampa — in gran parte dedicata al tema dei profughi vietnamiti — ha preceduto di poche ore una serie di incontri che Ford ha avuto, oggi, con i primi ministri di Nuova Zelanda, Australia e Inghilterra. Con le due nazioni del Pacifico — Australia e Nuova Zelanda — l'America ha un trattato di «mutua» difesa, e dunque migliore occasione Ford non poteva chiedere per riaffermare gli impegni americani in quel settore. Con l'Inghilterra, oltre naturalmente l'Alleanza atlantica, esiste quel «rapporto privilegiato» che nelle ultime settimane si è ancora rafforzato, avendo proprio Londra preso l'iniziativa del vertice Nato, con una lettera del ministro degli Esteri, Callaghan. L'incontro fra Wilson, il premier britannico, e Ford è stato assai breve (i tre primi ministri si erano visti in Jamaica, per un vertice del «Commonwealth» e sono ufficialmente solo di «passaggio» a Washington), i due statisti hanno discusso soprattutto dei problemi Nato e delle questioni economiche, di particolare interesse per gli inglesi. Come i giornali americani non mancano di sottolineare, la Gran Bretagna ha sostituito l'Italia nell'ingrata posizione di «uomo malato» dell'economia europea, e nel massiccio rilancio della solidarietà atlantica voluto da Londra non sono certo assenti motivi economici. E' corsa anche voce, per ora senza alcuna conferma, che Ford intenderebbe includere anche Londra nel suo prossimo viaggio europeo (dal 29 maggio al 3 giugno, via Bruxelles, Madrid, Vienna e Roma). Ma più di Wilson e del vertice Nato, l'argomento che assorbe l'attenzione dell'America oggi è ancora quello dei profughi. Dal congresso, presso il quale giace la richiesta presidenziale per 507 milioni di dollari nei prossimi 12 mesi, giunge qualche segno di una maggiore benevolenza. Il senatore Javits, repubblicano Fpndedpsg—lsssnnon tenero con l'attuale am-1 ministrazione, ha detto che gli aiuti ai profughi saranno probabilmente approvati mentre i senatori dei tre Stati investiti dai rifugiati, Florida, California e Arkansas, hanno aggiunto che, nonostante i loro elettori siano ancora aspramente ostili, una soluzione «umana» verrà trovata e l'America non volterà le spalle ai profughi. Tutti ricordano, come ha fatto ieri sera Ford nella conferenza stampa, che l'America è una nazione di profughi, dai pellegrini della «Mayflower» agli ultimi esuli dall'Europa orientale e da Cuba. Mentre Ford affronta il problema dei rifugiati, Kissinger discute i temi filosofici generali del dopo-Vietnam e — in una nuova intervista televisiva — ha parlato stamani sul tema del marxismo. Kissinger ha sostenuto che, pur senza rappresentare una minaccia diretta al «mondo libe¬ ro», «le ideologie e l'ottica marxista stanno guadagnando terreno in tatto il mondo e. prima o poi. faranno sentire la loro influenza anche in America». Dunque gli Stati Uniti vanno verso il socialismo? è stato chiesto a Kissinger. Non proprio, è stata la risposta del segretario di Stato, ma si dovrà vedere quali «anticorpi politici» questo Paese sarà in grado di mobilitare per arrestare il «fascino» dell'ideologia comunista. Vittorio Zucconi

Persone citate: Callaghan, Gerald Ford, Kissinger