Processo ai 13 imputati del furto di quadri a S. Antonio di Ranverso

Processo ai 13 imputati del furto di quadri a S. Antonio di Ranverso Scomparvero dall'abbazia opere di Defendente Ferrari Processo ai 13 imputati del furto di quadri a S. Antonio di Ranverso Mercanti d'arte, pittori sul banco degli imputati - Tutti si sono difesi: "E' vero, abbiamo avuto a che fare con i dipinti, ma non sapevamo che fossero rubati" E' cominciato Ieri mattina alla prima sezione del tribunale il processo alla banda ritenuta responsabile del furto dei quattro dipinti di Dcfendentc Ferrari, trarugati la notte del 28 marzo del 1973 dall'Abbazia di Sant'Antonio di Ranverso, a Buttigllcra Alta. I carabinieri del nucleo "Tutela Patrimonio Artistico" che si finsero trafficanti interessati all'acquisto, 11 recuperarono il 16 maggio in un garage di Domo, In via Cairoti 1, appartenente al padre di una delle principali Imputate al processo, Isabella Passerini in Menni, la donna attorno alla quale sembra ruotare tutta la vicenda processuale. Dei tredici componenti la gang, dieci erano presenti in aula: Francesco Biotto, 48 anni, mercante d'arte molto noto a Biella, dove abita in via Mombello 3; la sorella Elsa Biotto, 55 anni; Isabella Passerini in Menni, 2D anni, pittrice, residente a Cernusco sul Naviglio, ora trasferitasi a Napoli, detenuta; suo marito Gastone Menni, abitante a Domo in via Cairoli 1; Giuseppe Streglio, 43 anni, Biella, via Italia 5, detenuto; Renato Cusino, 25 anni, Candelo, vicolo S. Giuseppe 13; Sergio Finotello, 21 anni, Gaglianlco, via Matteotti 101; Aldo Ferraris, 51 anni, Milano, via Ripamonti 5; Franca Ontano, 27 an- i ni, frazione Marana di Caprile; Bruno Tosi, 27 anni, di Adria, via Cinighiarette 11. Mancavano all'appello perché contumaci Enzo Ruzza, 37 anni, corso Orbacsano 98 e Luigia Crescenzi, madre della Passerini. La posizione di Domenico Scozzafava, 50 anni, di Avellino, via Colombo 16, è stata stralciata dal processo per nullità del decreto di citazione a giudizio. Nutrito il collegio di difesa, composto dagli avvocati Auberti, Monetti Gianaria, Gabri, Picardi del foro di Avellino, Croce, Malanotte, Murie, di Biella, Rizieri di Rovigo ed altri ancora. Non è stato facile districare dal groviglio delle varie posizioni processuali le responsabilità dei singoli imputati che si accusano a vicenda, nel tentativo di assumere nella vicenda un ruolo marginale. Stando al giudice istruttore nella veste di mandante del furto figura il mercante biellese Biotto, in quella di complice, per ave« ospitato » i quadri ed essersi interessata al loro piazzamento, Isabella Passerini. Lo Streglio avrebbe cercato e trovato gli esecutormateriali del furto all'AbbaziaCusino e Finotello, le cui dichiarazioni hanno praticamente mes so nei guai mezza « gang ». Su po sizioni secondarie, tirati in ballo dai complici o coinvolti nella ri cettazione, vi sono poi il Ruzza e il Ferraris, Bruno Tosi e la ma dre della Passerini, nonché Fran ca Ontano. Naturalmente, dall'interrogatorio degli imputati, ieri al processo, è emersa tutta un'altra storia. Ognuno ha raccontato la sua verità. Tutti ammettono di aver trasportato, scaricato, maneggiato, visto, periziato i dipinti, ma si protestano innocenti del furto. « Ho trasportato i quadri — dice Finotello — ma non immaginavo il loro valore, né la provenienza furtiva ». « Come mal nel primo interrogatorio davanti al carabinieri avete dimostrato di conoscere particolari che perfino i carabinieri ignoravano? », ha domandato il pres. Palaja, alludendo ai paramenti sacri che avvolgevano le tele, sotto gli stracci che erano serviti a trasportarli. « Me ne sono accorto scaricandoli » ha risposto Finotello. « Come mai si sono rivolti a lei per piazzare l quadri? », ha chiesto il magistrato alla Passerini. « Quel giorno andai a Dormo, perché era il compleanno di mia ma dre. Certo, Biotto mi aveva parlato dei quadri ma non sospettavo che fossero rubati ». Analoghe risposte (« non c'entro, ero convìnto che i quadri appartenessero legittimamente a qualcuno ») hanno dato tutti gli altri imputati. Il processo continua ve nerdì. c. cer. i Renato Cusino, Francesco Biotto e Isabella Passerini in tribunale durante l'udienza