La statistica trascura l'evoluzione dei gusti

La statistica trascura l'evoluzione dei gusti Il calcolo del costo della vita La statistica trascura l'evoluzione dei gusti Nel "paniere" preso come base per la rilevazione dei prezzi, sono ignorati, ad esempio, i surgelati e le donne continuano a indossare le sottovesti che in realtà hanno smesso da anni « Noi seguiamo la variazione dei prezzi. Non ci interessa l'evoluzione dei consumi ». Questa risposta dell'Ufficio statistiche del Comune è la chiave per comprendere alcune distorsioni nella valutazione del costo della vita. Il « paniere » delle spese di una famiglia tipo (quattro persone, genitori e due figli) è la misura di questa valutazione e da essa dipende lo scatto della contingenza. E' inevitabile che debba essere « specchio dei consumi >>: altrimenti il calcolo è ingannevole. Come avvengono le rilevazioni? Soltanto per il primo capitolo del « paniere », gli alimentari, tre volte al mese, a scadenze regolari di dieci giorni, sedici rilevatori (tanti sono gli addetti a questo compito a Torino) setacciano 416 punti vendita, distribuiti nelle 27 zone statistiche in cui è divisa la città. Sono 25 panetterie, 25 rivendite di paste e granaglie, 42 di carni bovine e vitello scelto, 42 di vitellone e vacca, 16 di carne equina, 24 di carne ovina, 45 di bevande, 61 di frutta e verdura, 1 di sale, 51 salumerie, 20 pescherie, 16 latterie, 25 drogherie, 16 pasticcerie e 16 negozi di surgelati. In tutto, 145 gruppi di generi. I prezzi controllati ogni mese per gli alimentari sono 6417. E questa è solo una parte del lavoro svolto dai sedici impiegati, perché i capitoli del « paniere » sono cinque ed i prezzi complessivi annotati In un anno superano le 250 mila unità. « Perché il lavoro dia frutti — afferma l'assessore Michele Moretti — i rilevatori seguono speciali corsi di istruzione. Devono essere in grado di distinguere le varietà di uno stesso prodotto; evitare merce in offerta speciale, non significativa per Vindice; distinguere i prezzi di mercato dai ritocchi provocati dalla legge della concorrenza tra negozi analoghi e vicini ». Basta poco per far « saltare » una media. Ma non sono i rilevatori, né i quattro addetti alle elaborazioni dei dati, i responsabili del divario tra gli indici del costo della vita e la quotidiana esperienza di chi deve far quadrare il bilancio. E' il « paniere » il vero ammalato. Se tra ortaggi e frutta comprende tredici prodotti stagionali di largo consumo (per marzo, ad esempio, accanto ad altri ci sono carciofi, bietole, spinaci e arance, mele, mandarini) oltre ad alcune voci fisse (patate, fagioli secchi pregiati, piselli surgelati e banane, limoni, fichi secchi e noci di Sorrento), negli altri generi si scopre una predilezione per merci « pregiate ». Come se queste potessero entrare ogni giorno nella famiglia media italiana. La carne di vitello è soltanto di primo taglio (il « paniere » è forse stato il precursore del mito della fettina?). Il prosciutto è crudo; quello cotto, assai più comune sulle nostre tavole, è totalmente ignorato. A Torino si rilevano anche i prezzi della mortadella di prima e seconda qualità. « Un lavoro in più che ci siamo assunti — spiega l'assessore —, ma queste voci come molte altre che noi rileviamo non concorrono nella formazione dell'indice ». Il pane tradisce i vizi all'italiana: è condito allo strutto, quello comprato dalla maggioranza dei torinesi (450-500 lire 11 chilo) che rifiuta, più per snobismo che per consapevole scelta, il pane comune da 240 lire. Ma tra i pesci si trovano nel « pacchetto » tinche e sogliole fresche, anziché sardine, acciughe, pesce azzurro e palombo. Tra le sette città « rivelatrici » del costo della vita ci sono Napoli, Palermo e Bari e per queste zone marine tinche e sogliole non sono certo un campione indicativo dei consumi, presumibilmente orientati su pesce locale. Tra i surgelati merluzzo, sogliola e piselli sono gli unici rappresentanti di un settore in continua espansione, arricchitosi negli ultimi anni di innumerevoli varietà e piatti pronti, i cui consumi sono notevolmente aumentati. Altro difetto del «paniere»: l'olio d'oliva e l'olio di semi si rilevano soltanto in salumeria. «Eppure noi droghieri — sostiene il ragionier Monestarolo del Code — siamo tra i maggiori venditori d'olio. Non cambiano soltanto i consumi, ma anche i punti di vendita preferiti. E non è raro che dove lo smercio è maggiore i prezzi ne risentano favorevolmente». D'altra parte neppure i salumieri sono contenti. Dice il cavalier Perfumo, vicepresidente dell'Associazione commercianti: «E' un errore osservare le variazioni di prezzo dei formaggi soltanto in latteria. Noi salumieri siamo tra i più forti venditori di formaggio, nei confronti delle latterie, piccoli esercizi con alti costi di gestione, siamo molto più spesso competitivi. Perché ignorarci?». La sorpresa più inattesa nel «pacchetto» dell'alimentazione sono le sigarette e i cosiddetti «nervini»: Nazionali, Nazionali espor tazione con filtro e Alfa fanno ! bella mostra di sé tra caffé tostato miscela e tè in pacchetti. Tutte cose che non si mangiano, non sono indispensabili alla salute, né alla crescita. Sono uno dei consumi voluttuari più forti, che riducono in fumo molti biglietti da mille. Nessun dubbio che le sigarette rientrino di pieno diritto nel «paniere», ma che il loro prezzo possa incidere sul capitolo alimentazione è per lo meno discutibile. Per l'abbigliamento e i suoi accessori sono 438 i punti di vendita in cui si compiono rilevazioni mensili, per un totale di 1290 prezzi. Non si può affermare che questo settore abbia risentito degli influssi della moda, almeno a vedere dal «paniere». L'abito invernale per l'uomo è un completo di lana, quello estivo è in lana e fibra sintetica, in barba al caldo e alla mania attuale di indumenti ! spaiati pantaloni e camicia, al massimo un giubbotto, ma raramente la giacca. L'abito estivo per la donna è in cotone. Le miscele sintetiche, i misti artificiali molto più richiesti sul mercato non sono considerati. Le calze di nailon, per fortuna, ' sono nell'elenco, ma quelle per ; uomo o ragazzo sono soltanto in i cotone. La lana si trova nelle ma1 glie per tutta la famiglia, oltre che nei cappotti invernali. Accanto alla voce «mutande per uomo», tra parentesi, si legge slip, sinto-mo evidente di «aggiornamento». Ma anche il «paniere» risente del- la mano prepotente del maschio: per la biancheria intima della donna infatti non esiste aggiorna- mento. Secondo il «paniere» le donne continuano ad indossare «mutandine di cotone» e «sottove-sti di nailon», mentre le prime si sono ridotte a minuscoli e traspa- renti slip, in tessuto sintetico, e le seconde sono scomparse dal guardaroba femminile mettendo in crisi le industrie. Un tiro man- cino delle femministe: non com-prando più sottovesti, le signore «sballano il paniere».

Persone citate: Michele Moretti, Perfumo

Luoghi citati: Bari, Napoli, Palermo, Sorrento, Torino