Cantù, inizio di un 'era ? di Giorgio Barberis

Cantù, inizio di un 'era ? Spezzato il dominio dell'asse Varese-Milano nel basket Cantù, inizio di un 'era ? Lo scudetto ormai matematicamente vinto dalla Forst premia la squadra che ha puntato sui giovani per ripetere, con migliori prospettive future, il titolo conquistato nel '67-'68 -1 meriti dell'allenatore Taurisano Il paziente lavoro di Arnaldo Taurisano, assecondato da dirigenti entusiasti, e la passione degli sportivi locali, che è arrivata fino alla costituzione di una cooperativa (la cooperativa Pianella) per la costruzione di un palazzetto, concepito secondo canoni modernissimi e senz'altro i più idonei per ospitare il basket, hanno portato per la seconda volta lo scudetto a Cantù. Uno scudetto senz'altro non occasionale come era stato invece quello del 1967-68 quando il contemporaneo ringiovanimento dei ranghi da parte clell'lgnis e dell'allora Simmenthal, aveva creato le premesse perché l'Oransoda, partita con traguardi limitati ad un'onorevole prestazione, si ritrovasse a fine torneo al vertice della classifica. Allora c'erano i vari Burgess, Merlati, De Simone (passati alla « storia » come il « muro di Canti/ »), Recalcati, Frigerio e D'Aquila. Sei giocatori che, sotto la guida di uno jugoslavo, Boris Storikovic (oggi braccio destro di Jones, nella Federazione internazionale), riuscirono per una stagione ad esprimere forse anche più di quanto era nelle loro possibilità. Oggi Invece il titolo ha premiato la squadra che In campionato ha saputo maggiormente farsi valere. Taurisano ha costruito questa Forst, oggi al vertici nazionali e continentali, con un metodico lavoro di base: prese la guida della squadra cinque stagioni fa, dopo essere stato per altrettanto tempo vice-allenatore prima di Corsolini quindi di Stankovic, puntò tutto subito sui giovani, sui Marzorati, sui Della Fiori per riportare il basket canturino al vertice, mentre dell'antica intelaiatura restava il solo Recalcati oggi capitano della squadra che è nuovamente arrivata allo scudetto. La strada è stata lunga. Risalita a livello delle migliori, la Forst falliva regolarmente l'obbiettivo-scudetto. » Stavamo diventando i Belloni del basket — commenta Taurisano — si lottava e si Univa sempre secondi o terzi. Mai ■primi. Questo scudetto, dunque, è un premio più per gli sforzi dei ragazzi che. non per i miei, ma soprattutto per la costanza e la fiducia che la società ha avuto in noi in questi anni. Personalmente non credo, quest'anno, di aver latto nulla di differente rispetto al passato. Ho semplicemente continuato ad avere fiducia nei giocatori ». La Forst è squadra giovane. Capitan Recalcati, il più anziano, con i suoi trent'anni non può certo dirsi vecchio anche se Primo lo ha Ignorato nelle convocazioni per gli europei. Dunque questo scudetto apre un'era Forst nel basket? - La squadra penso possa ancora migliorare — risponde Taurisano — però parlare dell'inizio di un'era Forst, oggi come oggi, mi sembrerebbe soltanto un atto di presunzione. L'Ignis ha perso la partita-scudetto, però rimane la squadra campione d'Eu- ropa. Già due anni fa molti dissero che i varesini erano finiti, lo stesso Nikolic ritenne die non fossero ripetibili i successi ottenuti e se ne andò. Ebbene l'Ignis ha trovato un nuovo allenatore e, con la squadra, che pure ha lasciato per strada se non altro dei buoni rincalzi come Polzot o Lucarelli, ha ripreso a vincere, aggiungendo allori a quelli già conquistati. D'altronde io sono convinto che le vittorie non logorino certo chi le ottiene; soltanto se danno alla testa, se portano con loro presunzione, diventano negative ». Taurisano è un allenatore giovane, un allenatore che crede ciecamente nel lavoro che svolge, che ritiene lo sport una palestra d' vita, che si fa un dovere di insegnare ai suoi giocatori a « non barare mai ». Lui stesso militò nelle file della Borletti in quegli anni in cui il basket italiano vedeva i milanesi incontrastati dominatori. « Volendo fare il deamicisiano — dice — potrei abbandonarmi alla retorica e raccontare tante cose di allora, tanti insegnamenti che avrei potuto avere. In efletti a quel periodo, ma soprattutto ad una persona. Mario BoI rella, che più che allenatore era come un padre, devo più che tutto di aver imparato ad amare il basket. Il resto è venuto dopo: quello stesso spirito guerriero che contraddistingueva la Borletti me lo sono latto dopo'. Taurisano nega di essere l'artefice dello scudetto a Cantù, togliendosi indubbiamente dei meriti che invece ha. Certo, però, molto ha contato per lui l'ambiente, dalla fiducia dei giocatori alla passione di un presidente, Aldo Allievi, che negli spogliatoi dopo la partita con l'Ignis non si vergognava certo di farsi veder piangere, preso dalla più genuina delle gioie. Accanto a questi due amanti del basket, ideale punto d'unione, c'è stata e c'è la figura sempre sorridente di Lello Morbelli. Pochi sanno che dietro il suo accento romanesco si cela un piemontese, un alessandrino cui può essere riconosciuto anche il merito di aver « inventato » ui : figura nuova per il mondo del basket, quella del general manager. Arrivato all'Oransoda l'anno successivo alla vittoria del primo scudetto, da allora ha Iniziato il suo paziente lavoro sui ragazzi: mentre Taurisano insegnava loro l'essenza del basket, lui curava che tutto filasse alla perfezione ]|I]!' ] sul piano organizzativo, che i più | giovani giocatori studiassero regolarmente e proprio alla fine dello scorso torneo arrivò a dire che era un peccato, si. che lo scudetI to fosse sfuggito ancora una vol] ta, ma che in compenso tutti i raaazzi erano stati promossi. Adesso che Cantù, piccola cittadina di provincia, spezzando l'as! se Varese-Milano, è diventata l'I{deale capitale del basket, Morbelli è il primo ad augurarsi che 'quello della Forst non diventi un monopolio. ' • « E' chiaro che ora bisognerà morire prima di mollare — dice — però ci auguriamo tutti che Milano ritorni ad essere quella di un tempo e Bologna cresca ancora. Soltanto così potremo sempre più migliorare il basket ». Parole sincere, dette il giorno dopo quel successo che ha coronato una stagione sempre al vertice. Fu protagonista nella prima fase, questa Forst. E lo è stata anche nelle partite decisive, quelle in cui ogni due punti incamerati, lo scudetto diventava sempre più realtà. Il fatto stesso che sia stata proprio la partita con l'Ignis a decidere è stato il miglior premio, alla fine, per i canturini. Giorgio Barberis "Charly" Recalcati, il grande escluso dalla Nazionale, capitano della Forst campione d'Italia

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