Niente droga e niente sexy ma solo una grande sbronza di Remo Lugli

Niente droga e niente sexy ma solo una grande sbronza La gita "culturale,, dei liceali di Pavia a Perugia Niente droga e niente sexy ma solo una grande sbronza "Una goliardata" la definisce don Cinquini, uno dei tre insegnanti che hanno accompagnato i 53 alunni, 40 dei quali sono stati sospesi da scuola - Tutti escludono atti licenziosi - La colpa, allora, è soltanto dei bottiglioni di vino bevuti in albergo (Dal nostro inviato speciale) Pavia, 5 maggio. «Una goliardata, ecco cos'è stata questa vicenda della gita a Perugia. E' assurdo parlare di droga come pure di avventure boccaccesche; è una interpretazione contro la quale protesto vigorosamente». Sono parole di don Pietro Cinquini, professore del liceo scientifico Torquato Taramelli, uno dei tre insegnanti che hanno accompagnato a Perugia, in gita di istruzione e di svago, 53 alunni dei quali 40 hanno compiuto, appunto, la «goliardata». Sono tutti concordi nell'escludere le colpe gravi, tipo uso di stupefacenti e azioni licenziose: gli alunni, il preside, il vicepreside, il consiglio di disciplina che pure ha inflitto delle sospensioni. Al momento attuale forse qualcuno che ha deciso le punizioni sarebbe più contento se si fosse messo tutto a tacere, visto che piega hanno preso le cose con queste voci che circolano con insistenza. «Macché droga e droga — dice il preside professor Giovanni Vaccari. — Abbiamo interrogato tutti gli alunni uno per uno, li abbiamo sentiti insieme, mai c uscita una affermazione che possa anche lontanamente aver fatto balenare questo sospetto». Mi offre un foglio: «Legga, legga cosa abbiamo scritto noi del consiglio di disciplina». E' una lettera che circola indirizzata ai vari giornali nella quale si «esprime la profonda indignazione per le notizie infondate e offensive per questo liceo a proposito di un viaggio scolastico in Umbria». E più avanti: «Il consiglio di disciplina, che è l'organo competente ad esaminare i fatti e che li ha attentamente esaminati, ha potuto accertare che in quel viaggio si sono commesse mancanze disciplinari ma può tranquillamente escludere che si sia prodotta qualcuna di quelle manifestazioni di licenziosità cui i giornali hanno fatto cenno». Don Cinquini ha l'aria ancora affranta per tutta questa vicenda. Racconta come sono andate le cose. La gita era fissata dal 17 aprile sera al 21 mattina in treno, a Perugia, per poi visitare altri centri come Gubbio, Spoleto, Assisi. Vi partecipavano appunto 53 ragazzi, dai sedici ai diciotto anni, delle terze, quarte, quinte classi. Tre gli accompagnatori: lo stesso sacerdote, la professoressa Bertone, il professor Provini. L'arrivo è al mattino del 18. a „„™ „ „ • n. A sera tutti a cena, in alber- go, poi l'invito a rientrare presto per essere ben riposati l'indomani, giornata da dedicare ad Assisi. Quasi tutti rientrano effettivamente di buon'ora, intorno alle 22,30, ma parecchi portano delle bottiglie. «Dei bottiglioni — precisa don Cinquini —. Così si sono ritirati nelle loro camere (dormivano in due, tre, fino a cinque persone per camera). La gazzarra è incominciata al secondo piano. Bevendo hanno preso a far chiasso, cantare, gridare; le donne, che evidentemente sopportavailo meno il vino, urlavano». L'albergo è in subbuglio, i clienti protestano, il personale accorre, prima con le buone, poi con le cattive, entra nelle stanze perfino con le scope e mena colpi ai più ribelli. Racconta una ragazza: «Ci tiravano addosso tutto quello che gli capitava sotto le mani, io sono stata colpita da una bomboletta spray». Una delle ragazze sta male per intossicazione da alcool, la professoressa Bertoni l'assiste, rimane al suo capezzale fino alle 3. Secondo don Cinquini, la baraonda è continuata fino dopo le 3 (però lui dice che è andato a dormire presto, perché aveva la febbre); secondo gli studenti fino a poco dopo mezzanotte. L'indomani mattina si dovrebbe partire per Assisi, per poi riprendere il treno, da Perugia, per Pavia alle 20,10. I tre professori si consultano, decidono di non poter rimanere con un gruppo così agitato. Ordinano la rinuncia ad Assisi e il rientro in anticipo, dieci ore prima, alle 10,10. Tra le 8 e le 9 c'è grande battaglia verbale nella sala della prima colazione. Gli alunni si ribellano, non vogliono partire: «Abbiamo speso 32 mila lire per star qui fino a stasera — dicono — e vogliamo go derci la vacanza fino in fon do». I professori sono irremovibili: «E' un ordine, affrettiamoci perché il treno sta per partire». Uno dei giovani, Claudio Ramaioli, ha in consegna il biglietto cumulativo. Si rifiuta di restituirlo. Trentanove sono con lui e decidono di disubbidire all'ordine e di restare fino alla sera; tredici invece si schierano con i professori. Il gruppetto parte, il grosso resta, ma non riesce ad andare ad Assisi perché ormai ha perduto l'unico mezzo di locomozione utile. Al rientro gli accompagnatori riferiscono, si riunisce il consiglio di disciplina. Inco- minciano le indagini, gl'interrogatori. Del consiglio fanno parte il preside, il vicepreside, una professoressa, un genitore e un alunno. Il verbale di condanna che viene redatto nell'ultima riunione, sabato scorso, è piuttosto lungo. In¬ cninilocfr comincia con una deplorazione contro «tutta la comitiva indipendetemente dall'avere il singolo allievo partecipato o no agli schiamazzi e agli eccessi in albergo. Ciascuno infatti avrebbe dovuto farsi carico della sua parte di capaci¬ tà persuasiva per dissuadere chi eccedeva, il che non risulta abbia fatto alcuno». Poi c'è l'erogazione delle pene: tre giorni di sospensione a tutti i quaranta che si sono rifiutati di rientrare. Remo Lugli Pavia. Don Cinquini con uno degli studenti tornati da Perugia (Tel. Bodo - La Stampa)

Persone citate: Bertoni, Cinquini, Claudio Ramaioli, Giovanni Vaccari, Pietro Cinquini, Provini, Torquato Taramelli