Quei primi giorni di maggio a Torino finalmente liberata di Gabriella Poli

Quei primi giorni di maggio a Torino finalmente liberata Ovunque rovine, manca il pane: ''Cominciamo a lavorare,, Quei primi giorni di maggio a Torino finalmente liberata Cinque ore dopo la fuga dei tedeschi, gli uomini designati dal Comitato di liberazione sono già al loro posto - Parola d'ordine: ricostruzione - Fine dell'oscuramento, onori ai caduti, entusiasmante festa del lavoro - Il 2 maggio riaprono fabbriche e negozi, funzionano i tram Diciotto mesi di guerra partigiana, durissima. E frattanto il Comitato di liberazione regionale, futuro governo del Piemonte libero, definisce puntigliosamente — nella clandestinità segnata di sangue, di catture, di irreparabili perdite — gli strumenti democratici della ripresa: leggi, decreti, ordinanze, cariche. Poi l'insurrezione, l'arrivo dei partigiani, la battaglia di Torino; e nella notte tra il 27 e il 28 aprile 1945, la fuga dei tedeschi e dei fascisti. Alle A del mattino Torino è libera. Alle 7 escono i giornali e hanno titoli che cantano: «Il Comitato di Liberazione assume il governo del Piemonte. Tutta Torino presidiata dal Corpo Volontari della Libertà-. Il presidente del Cln, Antonicelli, scrive sull'Opinione: «E' la line di un mondo d'Iniquità, di orrori, di desolazione. E' il principio di giorni nuovi. Le speranze, le certezze già si agitano con fervore dentro di noi-. Tutti in strada Qua e là divampa ancora la lotta: i partigiani spengono gli ultimi focolai della difesa fascista, frettolosamente abborracciata. Dall'alto delle finestre, coperti dallo sventolare dei tricolori, i cecchini sparano impazziti. Ma la gente è tutta sulle strade, a gridare e applaudire. Alle 9 i prescelti dal Cln perché si mettano alla guida di Torino liberata sono al loro posto. In Municipio il sindaco Giovanni Roveda, comunista, con i vicesindaci Ada Gobetti (partito d'azione) e Domenico Chiaramello (socialista); nel Palazzo del governo il prefetto Luigi Passoni, socialista, con Canova, liberale, viceprefetto. In questura Giorgio Agosti, partito d'azione. Bovetti, democristiano, è il capo della deputazione provinciale. Sui muri sbrecciati compare il primo manifesto del Cln ai piemontesi. Un inno di gioia, ma insieme un immediato richiamo ai compiti che urgono: «Il Comitato di liberazione chiede il tuo concorso, popolo del Piemonte, per l'opera sollecita, ardente, impegnativa della riedificazione... Se amare e gravi sono le rovine, non tutto è perduto e molto potrà riconquistarsi ove nell'impulso di ciascuno abbia una guida e una meta il tenace proposito di lavoro e di dedizione alla causa di tutti-. Amare sono le rovine. Patrimonio distrutto o sinistrato: 38 per cento delle abitazioni; 63 per cento dei collegi, alberghi, ospedali: 39 per cento degli uffici; 1018 industrie; 129 scuole e istituti culturali; 1901 laboratori o 1931 magazzini; 1551 autorimesse: 64 locali di pubblico spettacolo. Gli sfollati sono 330 mila, circa la metà della popolazione; soldati, deportati, detenuti stanno per ritornare. I servizi pubblici — acqua, gas, trasporti urbani, ferrovie — sono gravemente danneggiati dalle spoliazioni tedesche e dai bombardamenti. Ci sono cereali per tre giorni, pasta zero, 9 quintali di grassi, 21 di salumi, 102 di latte, 396 di formaggi, 80 di carne, 330 di zucchero e 45 mila uova. Un disastro. Ma Roveda dice: « Cominciamo a lavorare ». Cominciare da dove? Dai bisogni primari, naturalmente: mangiare, abitare, lavorare. Non un minuto da perdere. La giunta di governo diffonde le prime ordinanze [ed è sempre il 28 aprile, con i tedeschi che premono minacciosi ai confini della città): nomina del primo presidente della Corte d'appello, Peretti Griva; istituzione delle corti d'assise del popolo; blocco dei generi alimentari e della carta; ordine ai funzionari pubblici di ripresentarsi al lavoro « altrimenti saranno considerati disertori -; « alt » ai licenziamenti di operai e impiegati nei prossimi trenta giorni; divieto di ogni requisizione diretta; fine dell'oscuramento (« Torna la luce — commentano i giornali — finisce la tenebra che durava da 5 anni, disagio e costrizione lugubre dello spirito -), invito ai negozianti perché riaprano le botteghe. Il prefetto Passoni parla ai torinesi, per radio, il 29 sera. E' la fine di una domenica drammatica. Il tribunale del popolo ha condannato a morte, per atrocità di guerra, l'ex federale Giuseppe Solaro e il governo ha decretato che l'esecuzione avvenisse eccezionalmente, mediante capestro .alia presenza del popolo: « Non vendetta, ma giustizia per esprimere e consacrare la condanna a crimini nefandi -. La sentenza è stata eseguita, tra spari di fucileria e urla di esecrazione, nel sole del pomeriggio, all'angolo di corso Vinzaglio con via Cernala, nel « luogo sacro » dove l'anno prima i fascisti avevano impiccato sei partigiani. Ma ogni abuso dell'eccezione «sarebbe diseducativo, perciò immorale -. Ora il prefetto Passoni invita alla fiducia nei tribunali del popolo, alla necessità di frenare i risentimenti personali. Poi si sofferma sulla situazione alimentare « triste eredità passiva del regime fascista », infine, invita tutti alla cooperazione: «Popolo torinese, sei stato grande e forte nel liberarti, siilo altrettanto e più nel governarti -. - Torino libera ha fatto giustizia. Adesso può seppellire i suoi morti: il 30 aprile, in cimitero, c'è una folla immensa ad accompagnare I partigiani caduti durante l'insurrezione. E può anche cantare: domani è primo maggio. Il proclama del governo dice: « Il fascismo si è Illuso di soffocare la combattività dei lavoratori... Il fascismo è finito, il 1° maggio resta: grande giornata, lesta del lavoro, festa della libertà ». Il sindaco Roveda si è già rivolto ai torinesi. Ha parlato in cimitero: « La lotta e // sangue hanno riunito sinceri patrioti dì tutti i partiti antifascisti. Questa unità, ne siano certi I nostri morti, sarà continuata anche in futuro come base essenziale della rinascita nazionale »; e poi alla sera, per radio, martellando sull'urgenza della ripresa: » La giunta popolare ha già affrontato i problemi della ricostruzione... Il popolo torinese non mancherà di portare, in spirito di unità, tutto il suo contributo alla ricostruzione... Questa unità d'intenti, come è stata la base essenziale della lotta di liberazione, dovrà esserlo per il compito non meno grave e importante della ricostruzione... Torino che è stata alla testa della lotta contro il nazifascismo sarà alla testa della ricostruzione nazionale e per il rinnovamento della vita sociale italiana, su una sicura base di democrazia progressiva ». Ribadisce gli stessi concetti, poche ore dopo, pronunciando un breve discorso davanti alla marea dei lavoratori, ubriachi di gioia e di libertà (le truppe tedesche in Italia si sono arrese senza condizioni, Mussolini è stato giustiziato, Hitler si è ucciso) che il primo maggio riempiono corso Galileo Ferraris e le strade adiacenti, si stipano con cartelli, fiori, coccarde, fazzoletti fiammeggianti, sotto il balcone della Camera del Lavoro ad applaudire Carmagnola, Santhià, Flecchia, Grassi. E gridano, si abbracciano, portano in trionfo i partigiani, piangono di felicità. Roveda invita a riprendere il lavoro « per la ricostruzione dell'Italia, che dovrà procedere parallelamente a quella della città martoriata ». Due maggio; il lavoro ricomincia ovunque possibile. Molte botteghe, anche se non hanno quasi nulla da vendere, si riaprono. Il servizio tranviario è II primo a riprendere, in perfetto orarlo, dalle 6 alle 20,15: di più non si può fare, perché le strade sono Ingombre di macerie, mancano pezzi di binari, i tedeschi hanno asportato 22 tram e 20 filobus. I semafori (quelli che sono rimasti interi) vengono riaccesi; l'ing. Savoia, nuovo capo del Compartimento ferroviario, annuncia: dopodomani funzioneranno i treni per Bussoleno, Villanova, Chieri; porteranno ciascuno, al massimo, 200 persone. Freno ai prezzi La sera stessa del 2 maggio la Giunta popolare tiene seduta, la prima, a palazzo civico. Prende in esame l'Intera situazione della città, si compiace per il ritmo serrato ccn cui lavora la giustizia — tribunali, assise del popolo, commissione di epurazione (« una necessità storica che fonda il suo diritto su un'esigenza morale ») — e decide provvedimenti urgenti. Che sono questi: organi di controllo per l'approvvigionamento e i mercati; lotta senza quartiere alla borsa nera e agli speculatori; riunioni a breve scadenza con i negozianti per studiare sistemi per contenere i prezzi; trasformazione dei Gruppi di difesa della donna, del Fronte della gioventù, dei Cln di base — sono ovunque, nelle fabbriche, scuole, uffici, ospedali — in preziosi strumenti periferici di partecipazione dal basso alla vita democratica della città; recupero al Comune degli edifici occupati o requisiti dai fascisti; preparazione delle liste elettorali (includendovi, finalmente, le donne) in modo da essere pronti almeno entro il 15 agosto per la consultazione della cittadinanza; contatti con la Camera del Lavoro e gli industriali per avere il polso della ripresa produttiva. Gli occhi sono puntati sulla Fiat dove l'ing. Peccei è a capo di un comitato di gestione; lo affiancano l'ing. Bono, l'ing. Fogagnolo e l'operaio Santhià in rappresentanza delle maestranze. Dice Roveda: « Ho parlato con i nuovi dirigenti spronandoli a produrre e produrre subito. La nostra grande fabbrica, dove gli operai sono indefessamente al lavoro, risponderà all'appello anche se il fiato è corto: la produttività è ridotta del 30-50 per cento secondo gli stabilimenti e rischia di andare a zero per mancanza di carbone, nafta, benzina ». E per la città a pezzi che si fa? La giunta popolare non si nasconde le enormi difficoltà: mancano i materiali, i mezzi per trasportarli, i soldi per pagarli, « Ma non costruiremo baracche » decide dando un'altra prova di coraggio. Si affronterà la ricostruzione con mezzi straordinari in due tempi: prima dell'inverno sistemazione di almeno 100 mila vani nelle case parzialmente danneggiate: poi il resto. Per lo sgombro delle maceri'- • '~hiama » al senso civico ». Agli sfollati si lancia un appello; « Non tornate, almeno per tutta l'estate ». Si parla di requisizione di alloggi troppo grandi abitati da una o due persone. « Su 626 mila vani — afferma Roveda — 70 mila sono distrutti e 265 mila sinistrati. Cominciamo con un programma minimo, tanto più che il municipio è in deficit di oltre un miliardo, rivolgendoci alla collaborazione dei padroni di casa e alle banche per i finanziamenti. Han dato soldi al regime fascista perché distruggesse la città; è inconcepibile che ci lesinino l'indispensabile per cominciare a ricostruirla ». I giovani sono con lui: « Trasformiamo le nostre brigate d'assalto in brigate della ricostruzione ». Ecco gli alleati Il 3 maggio arrivano gli alleati e restano sbalorditi. Questa dunque è la città della » canaglia in armi »? C'è un saluto e un ringraziamento per loro sui cinque giornali che escono regolarmente; ci sono visite ufficiali, applausi per le strade. C'è soprattutto, si respira nell'aria, un gran senso di dignità e di coraggio. A questo s'inchinano, con rispetto. Torino, il Piemonte, si sono liberati da sé e hanno già imboccato la strada della ripresa civile. Il colonnello inglese Seaton Watson scrive nella relazione ufficiale: « Ouando giunsero le truppe alleate, il 3 maggio, Torino era libera. Ma molti giorni prima tutta l'area tra Torino e Alessandria, il Monferrato, le Langhe, il Cuneese e la Valle d'Aosta furono tutti liberati dai partigiani senza l'aiuto delle truppe alleate... I Cln avevano assunto la direzione dell'amministrazione civile e l'ordine pubblico era mantenuto dai partigiani ». Il maggiore Malatesta, addetto alleato agli affari civili per Torino, s'inchina alla giunta popolare e dice: « Non sostituirò gli organi civili, ma collaborerò con la città per risolvere i problemi più urgenti della sua rinascita ». E il colonnello Marshall, assumendo la carica di commissario regionale per il governo alleato: « Avete lavorato, a voi spettano e appartengono i frutti di questo lavoro eccellente ». Il 6 maggio, in una radiosa, indimenticabile giornata, sfila da piazza Vittorio per corso Cairoli tra applausi ininterrotti l'esercito popolare di Liberazione. Nel pomeriggio, in Duomo, il cardinale canta il -Te Deum per Torino liberata. I giornali annunciano: « Le scuole si riaprono il 17 maggio -. Gabriella Poli