Il cocktail di Del Forno

Il cocktail di Del Forno La via italiana del salto in alto Il cocktail di Del Forno Dagli elettrostimoli del periodo invernale all'utilizzazione della rincorsa del "fosbury" per saltare con il "ventrale" - A Milano ha eguagliato il primato italiano (Dal nostro invialo speciale! j Milano, 2 maggio. La storia, che è poi pura verità. I degli elettrostimoli con i quali to-j nifica muscoli e nervi, è la croce di Enzo Del Forno. Ieri sera all'Arena di Milano, appena eguagliatoj con un magnifico balzo a 2,20 il suo primato italiano di salto In alto, gli è caduta addosso la domanda d'obbligo. E allora... -Allo-] ra — ha ribattuto deciso — non 1 sono uno che per saltare in alto1 prende in mano la spina della corrente. Se mi sottopongo ad elettrostimoli, attorno ai 140 volt, lo faccio solo poche volte in due me- i si all'anno, novembre e dicembre. j E' come ricaricare le batterie. ov-\ viamente con controlli medici. Tutto qui, nessun mistero e nessuno scandalo'. Fra le specialità più •■tecniche» dell'atletica leggera, il salto in alto è quella che in Italia può gode re di una vera scuola. Il punto di partenza è Udine, dove lavorano e studiano Anzil e Zanon, dove saltano Del Forno ed altri, fra i qua li promette molto il giovanissimo Di Giorgio già arrivato a 2,14. Ed il seme dà frutti ovunque. Dietro al primatista italiano c'è emulazione, c'è bagarre. Primo Nebiolo ne è felice, poi si mette le mani nei radi capelli pensando ad altre specialità che languono a livelli scadenti. -Vuol c'ire che in quelle — mormora — non abbiamo ancora capito nulla». Nel salto in alto, di certo, la situazione è invidiabile. Ieri Del Forno ha dovuto arrivare ai 2.20 del suo record italiano per sentirsi al sicuro, e non del tutto. Al primo tentativo sulla stessa misura, infatti, il giovane Giordano Ferrari ha fallito di un soffio, regalando all'udinese un brivido sottile. Per gareggiare da solo, Il solido friulano ha dovuto affrontare (invano, per ora) i 2,22. Gli elettrostimoli non sono tutto, comunque. La base, per ciascuno, è un allenamento duro, condito dalle precise cognizioni di fisiodinamica dei tecnici. A sentirli discutere, atleti e trainers, c'è da sbalordire. Restiamo ancora a Del Forno Ha da sempre problemi di rincorsa. Ragazzo molto potente, forte, l'udinese non ha mai eccelso nella velocità di spinta. Da due anni i suoi tecnici e lui pensano a sfruttare la rincorsa a semicerchio del fosbury (il salto del gambero, schiena sul regolo) come propulsione per il suo stile ventrale (il più tradizionale) di scavalcamento dell'asticella. Adesso si è arrivati all'applicazione, ci sono problemi. La saldatura fra i due stili avviene negli ultimi due passi della rincorsa, non sempre tutto fila liscio. Tecnici di atletica sovietici studiano da tempo il meccanismo di quest'azione, e non sono ancora arrivati ad impadronirsene. Del Forno ha fatto da dimostratore. Questa è l'atletica, ovvero ciò che sta dietro al risultato che lo spettatore fischia o applaude. Se si pensa che le squadre di calcio rinunciano persino a provare schemi elementari, come quelli possibili sulle punizioni o sui calci d'angolo, per timore dei lazzi del pubblico durante gli allenamenti, c'è da sbalordire. E come Del Forno ad Udine, lavorano a Mestre sia Bergamo (ora militare fra i Carabinieri) che Millo allievi del coraggioso Bordignon, il tecnico costretto su una sedia a rotelle da un vecchio incidente, così si impegnano al Fiat, con Elio Locatelli, Raise e gli altri giovanissimi, e Bruni e Piccolo alle Fiamme Oro. Per tutti, o quasi, la base è il fosbury che fa spettacolo e centimetri. Del Forno è il capo di una setta di «conservatori» ormai ridotta all'osso. Naturalmente, non è solo questione di elettrostimoli (a quanto risulta li usano, con cautela, solo ad Udine) e di tecniche limate al millimetro. Ci sono anche problemi umani, di ambiente, di passione. Un caso clamoroso è quello di Gianni Davito. il diciottenne saltatore dell'Unione Giovane Biella (direttore tecnico Carena, allenatore del ragazzo Ferlisi) che ieri ha saltato 2,10 sfiorando i 2,13 Viene dal basket, come Ferrari, e| non è ancora convinto di divertirsi di più con l'atletica che con il pallone. Ma ad ogni modo salta, dopo essersi rivelato ai Giochi della Gioventù ed essersi poi nascosto a Carena per quasi due anni. Parte con una rincorsa radente, da gattone, con il piede destro di battuta scalzo. Ogni volta che sa' i è come se gli piantassero degli spilli. Scalzo perché ha il 47 di scarpe, e non è facile trovare i ricambi per quelle da gara, più soggette all'usura ed anche più delicate. E' intervenuto Nebiolo. Davito non dovrebbe più spaccarsi i piedi sul tartan. La-] tletica è anche questo. Pensate a] Franchi, costretto ad occuparsi | delle scarpe da gioco di Rocca O' Graziani. Bruno Peiucca Nella telefoto Olympia, in 1 alto: il salto di Del Forno I

Luoghi citati: Bergamo, Italia, Milano, Olympia, Udine