Quanta energia per fare un'auto

Quanta energia per fare un'auto Quanta energia per fare un'auto Si calcola che nei passaggi dalla materia prima al prodotto finito occorrano 2 mila chili di gasolio - Si può risparmiare? Pochi mesi fa avevamo pubblicato un articolo sul problema della durata delle automobili in rapporto alle previsioni di risorse energetiche a breve e medio tempo, prendendo spunto ci? He proposte di un noto tecnico inglese circa la possibile convenienza di costruire vetture più semplici e meno sofisticate delle attuali e i cui materiali potessero venir « riciclati » e altri pezzi usati nuovamente dopo una vita limitata. E' un concetto a prima vista forse allettante, ma assolutamente irreale se considerato negli aspetti tecnologici del processo produttivo e addirittura poco sensato se lo si esamina tenendo conto di quei due fattori irrinunciabili (in quanto conquista concreta del progresso) che sono la sicurezza delie automobili e la loro affidabilità. E' pur vero che l'incognita di fondo rimane lo sfruttamento del petrolio fino a quando non si troverà un sostituto valido non soltanto alla benzina come sorgente di energia, ma in misura ancora più grave all'impiego del petrolio nei processi di lavorazione industriale e come materia prima di trasformazione per molti prodotti automobilistici. Ad esempio, si calcola che per costruire una vettura si consumi per l'intero ciclo di trasformazione (dai materiali di base al prodotto finito) oltre 2 tonnellate di olio combustibile. Nel calcolo sono naturalmente comprese tutte le spese di produzione dell'energia elettrica o termica per alimentare fonderie, laminatoi, macchine utensili, linee di montaggio; oltre ai trasporti, al lubrificante, alla produzione di gomma, parti in plastica, vetri ecc. E' una cifra enorme, ma sarebbe troppo semplicistico credere che per ridurla sia misura sufficiente un « riciclaggio » di alcune parti. Anzitutto ci sarebbe la difficoltà di reinserire i pezzi o i complessivi di ricupero in un ciclo la cui sincronia non ammette improvvisazioni. In secondo luogo, ogni parte eventualmente riammessa nel processo produttivo dovrebbe venire preventivamente esaminata e ricollaudata, magari artigianalmente (e sareboe un anacronismo). Ma, tanto per fare un esempio, sarebbe opportuno riutilizzare un semiasse senza conoscerne il grado di affaticamento? A quanto ci risulta, la teoria del « riciclaggio » lanciata oltre Manica è stata oggetto di esame e di discussioni anche in Italia da parte di tecnici della produzione, di progettisti e di costruttori di ricambi, con una conclusione unanime: l'impossibilità di seguire una strada non soltanto pericolosa sul piano produttivo e pratico, ma anche di dubbia efficacia dal punto di vista di quell'economa di costi energetici che erri alla base della citata propesta. A medio termine, per risparmiare energia, sembra invece oppoituno un ripensamento generale dell'automobile in termini di rapporto fra costo, funzione e servizio, un esame che coinvolge direttamente l'utilizzatore, e che quindi ha anche risvolti psicologici. E' difficile far capire, per esempio, che per solito la macchina è usata male, con un troppo basso « grado di riempimento » (nella maggior parte dell'impiego, l'auto viaggia con il solo guidatore a bordo). In un recentissimo studio sono riportate le possibilità di intervento dei progettisti per contenere i consumi senza ricorrere a soluzioni troppo avveniristiche. I risparmi energetici relativi, pur non potendosi sommare aritmeticamente, avrebbero il vantaggio di essere conseguibili abbastanza rapidamente. In particolare: un più esteso uso di leghe leggere, con conseguente riduzione di peso del 10 per cento, porterebbe a risparmi dal 5 al 12 per cento; il miglioramento del coefficiente aerodinamico di forma (utile però soltanto quando si può marciare a velocità costante, come in autostrada) farebbe risparmiare un 5-6 per cento; altrettanto un adeguamento dei pneumatici alle effettive necessità in relazione ai limiti di velocità. Infine una riduzione delle prestazioni, sempre tenuto conto della generalizzazione dei predetti limiti, darebbe un risparmio sui consumi del 10-20 per cento. Sono cifre e considerazioni teoriche, ma certamente giuste già in prima approssimazione. Com'è ovvio, è una semplice base di discussione: per arrivare a qualcosa di concreto ci vuole ben altro: anzitutto una convinta volontà comune di pensare come affrontare un futuro neppur troppo lontano. Ferruccio Bernabò

Persone citate: Ferruccio Bernabò

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