Potere vietcong di Ennio Caretto

Potere vietcong Potere vietcong (Segue dalla 1" pagina) e la città di Ho Chi Minh non sono state ancora riattivate. Un gruppo di giornalisti giapponesi rifugiatosi nella propria ambasciata ha riferito a Tokio che la maggioranza degli stranieri non è stata molestata, ed è libera di girare per la capitale, ma non di uscirne. L'aeroporto di Ton Son Nhut è sempre chiuso. Plotoni di soldati stanno ripulendo le strade, organizzando il ritorno dei profughi alle città di provenienza. Gli uffici pubblici hanno ricominciato a funzionare con personale di fortuna, e cosi le scuole ed i negozi. I decreti di emergenza indicano che nella giornata di mercoledì Saigon, pur non essendosi difesa, s'è abbandonata a gravi disordini. I primi otto articoli impongono infatti: l'obbligo di proteggere il G.R. e la quiete pubblica, la vita e la proprietà dei cittadini; di conservare i documenti di identità. Proibiscono: l'assassinio dei rivoluzionari, l'invito alla fuga col nemico, la propagazione dei segreti di Stato; gli incendi, il terrorismo, le rapine, gli stupri; le azioni illegali compiute in nome della rivoluzione; il meretricio, e tutti gli altri atti contrari alla morale. Promettono premi a coloro che hanno partecipato alla lotta contro il regime deposto. Tra mercoledì e oggi ci sarebbero stati numerosi arresti. La seconda serie di articoli ha un carattere più costruttivo, e riflette la prassi già collaudata dal Vietcong nei territori liberati in precedenza. Essa va dal monito alla truppa di non toccare «né ago né filo» della popolazione (una massima maoista), alla proclamazione della piena uguaglianza di diritti dei sessi e delle razze; e dalla sostituzione delle strutture del vecchio governo con quello socialista, al diritto universale al lavoro e alla libertà di culto. Il punto più oscuro è quello delle «drastiche punizioni» che verranno inflitte a chi si opporrà al nuovo ordine. Si è appreso che .sono stati imprigionati per motivi politici ufficiali dell'esercito, funzionari di polizia e parlamentari. Non si hanno però notizie di esecuzioni sommarie né di processi per direttissima. La città di Ho Chi Minh sembra abbastanza calma. A differenza di quanto in parte accadde a Phnom Penh dopo l'arrivo dei khmer rossi, su di essa non è scesa una cortina di silenzio e di terrore. Il Vietcong e Hanoi sembrano ansiosi di attuare una fase di transizione la più serena possibile. Nei prossimi giorni, dovrebbe esserci un annuncio ufficiale sulla composizione del governo. Come ho detto, potrebbe riflettere, almeno formalmente, un tentativo di «riconciliazione nazionale». Ieri, per la festa del primo maggio, la capitale sudvietnamita ha organizzato una tumultuosa parata, partecipi nuovissime formazioni studentesche e operaie e i reggimenti vittoriosi. Un «corteo di fiori e di armi» è passato lungo Tu Do, di fronte al palazzo dell'Assemblea e a quello della presidenza. Cartelloni inneggiavano al «Giorno della liberazione della madrepatria», e donne soldato cantavano inni militari. Dovunque c'erano bandiere rosse e i ri tratti di Ho Chi Minh. Ennio Caretto

Luoghi citati: Hanoi, Phnom Penh, Saigon, Tokio