Altalena del caro-vita

Altalena del caro-vita I nostri soldi di Mario Salvatorelli Altalena del caro-vita Non vorrei essere nei panni del governatore della Banca d'Italia quando, a fine mese, all'assemblea dell'Istituto di emissione, che da tempo costituisce l'avvenimento più atteso, il «clou» della stagione economica-finanziaria, dovrà toccare, nelle sue « considerazioni finali », il tema dell'inflazione. E' vero che Guido Carli nei suoi panni ci sta meglio di chiunque altro, pertanto si muoverà senza imbarazzo anche questa volta e su questo argomento. Ma è anche ceno che mai si era registrala una serie di oscillazioni così violente del costo della vita in Italia come nella prima parte di quest'anno. Moltiplico per dodici — numero dei mesi dell'anno — le variazioni mensili del costo della vita (cioè l'indice dei prezzi al consumo pelle famiglie d'impiegati e di operai), per ricavarne il tasso" d'inflazione annuo. Questo per semplificare, mentre per l'esattezza si dovrebbe aggiungere qualcosa al prodotto, dato che di mese in mese la base cresce (come nel calcolo degli interessi composti). In un confronto, però, la cosa non ha molta importanza. Che cosa è successo finora? Che in gennaio e in febbraio il lasso d'inflazione è stato pari al 14,4 per cento annuo, in marzo è caduto ad appena l'I,2. in aprile 6 saltato ad oltre il 21 per cento. L'ultimo dato, quello di aprile, si riferisce alla sola città di Torino, perché i calcoli nazionali non. possono essere completati prima della metà del mese successivo a quello cui si riferiscono (poste permettendolo), ma la differenza non è mai mollo rilevante. Inoltre, data la situazione particolarmente depressa in cui si trova oggi la « capitale dell'automobile », nella media nazionale l'aumento potrebbe essere maggiore, difficilmente minore. Inflazione, aumento del costo della vita, perdila di potere d'acquisto della moneta, sono modi diversi per indicare, sia pure con diverse sfumature, lo stesso fenomeno (si fa per dire, dato che non è più un fenomeno ma una cosa abituale) : cioè, che occorre oggi più denaro di ieri e meno di domani per acquistare la stessa quantità e qualità di beni e di servizi. Per i salari l'espressione «potere d'acquisto», invece, ha un significato diverso, perché non dipende solo dai prezzi ma dalla busta-paga: se questa cresce come il costo della vita, il potere di acquisto non cambia, se cresce di più, migliora, se cresce di meno, peggiora. Ora, le statistiche fanno quel che possono, lavorano in base a misure fìsse, attribuiscono a tutti la stessa «taglia », anche se ad uno l'abito può stare stretto e a un altro largo. Ma, in definitiva, ritengo che anche le rilevazioni che si riferiscono ai prezzi siano uno specchio sufficientemente fedele della realtà, in questo caso dello andamento delle tensioni inflazionistiche. Ciò che disturba, secondo me, che muta in certi casi lo specchio fedele in uno specchio deformante, è il fallo che nel famoso « paniere » di beni e servizi, che viene pesato ogni mese (anzi, ire volle al mese, il 5, il 15 e il 25), per misurarne le variazioni di peso, convivono beni e servizi a prezzo « libero » con altri a prezzo « amministrato ». Prendiamo l'ultimo dato, quello di aprile. Le cause principali, anche se non le sole, del brusco cambiamento di velocità, da un « avanti, adagio » di marzo a un « avanti a tutta forza », sono stati gli aumenti delle tariffe postali e telefoniche, tariffe « amministrale », cioè che non seguono l'andamento del mercato, né sono determinate dal rapporto costiricavi, ma ubbidiscono al potere politico. E' chiaro che, a un certo punto, anche le ragioni politiche devono cedere di fronte a quelle economiche, ma solo a lunghi intervalli e. molto spesso, se non addiritlura per precisa scelta di tempo, proprio quando le tensioni inflazionistiche rallentano. Voglio dire che se il governo decide di variare i prezzi amministrati di certi beni o servizi (si pensi solo alla benzina, il cui prezzo è per oltre due terzi costituito da imposte e tasse, ai medi¬ cinali, ai servizi pubblici), ciò si ripercuote, nel male o nel bene, sull'indice del costo della vita del mese in cui le variazioni sono applicale. Ma ciò non significa affano che in quel mese le tensioni inflazionistiche abbiano ripreso vigore (se si è trattato — come quasi sempre accade — di aumenti), oppure siano rallentale (se — come capila quasi mai — ci sono siate riduzioni). Pei' il consumatore non c'è differenza, perché il suo potere d'acquisto di quei beni o servizi diminuisce, ma per una valutazione del potere d'acquisto della lira la differenza c'è. « Magra consolazione », si può -dire, ma sarebbe assai peggio se il ione rialzo del coslo della vita in aprile fosse dipeso da eause « naturali ». pecche in questo caso i timori che il fatto si possa ripetere in maggio sarebbero assai maggiori. E tulli sanno quanto le cosiddette « attese inflazionistiche» possano essere determinanti, nel provocare proprio ciò che si teme che avvenga. Si tenga presente, inoltre, il « peso» del capitolo di spesa in cui le tariffe postali e telefoniche sono comprese, che è quello dei beni e servizi vari, il secondo per importanza, con il 51.52 pei' cento, subito dopo l'alimentazione (che « pesa » per il 46.66 per cento), nel calcolo del coslo della vita (il cui totale, ovviamente, è 100). Un suo aumento (che in aprilc, a Torino, come « La Stampa » ha pubblicato giovedì, è stalo pari al 2.45 per cento), influisce assai più di un aumento nell'abbigliamento, il cui «peso» è appena del 10,06 per cento. Purtroppo, ed è questo che soprattutto può preoccupare per il futuro, anche la alimentazione si è mossa in avanti, ad una velocità più di quattro volte superiore a quella di marzo. Ci sono le cause stagionali, per esempio per gli ortofrutticoli (ma anche nell'aprile 1974 avrebbero dovuto valere, eppure allora il rincaro della vita fu. in campo nazionale, molto minore, addiritlura meno della metà, di quello di marzo), c'è stalo un rialzo notevole di certe carni, pur essendosi esaurita, già a fine marzo, la << spinta » pasquale. Tutto considerato, però, come era prematuro in marzo cantar vittoria sull'inflazione, ritengo che non sia il caso neppure di passare all'eccesso opposto. Il vero nemico da combattere, oggi, è la recessione, e sarebbe grave che, allarmati dai dati di aprile, si decidesse di tornare alla politica indiscriminatamente deflazionistica del 1974.

Persone citate: Guido Carli, Mario Salvatorelli

Luoghi citati: Italia, Torino