La generazione senza pace di Aldo Rizzo

La generazione senza pace DALLA "RIVINCITA,, FRANCESE ALLA CADUTA DI SAIGON La generazione senza pace Dal 1940 gli indocinesi non conoscono pace; sono cambiati soltanto i nemici e le armi - Anche la guerra civile ha origine nella Resistenza anti-giapponese: nacque allora il gruppo dirigente che ha conquistato la vittoria - Fatti e personaggi L'album fotografico dell' inventura indocinese, Newsv/iek ora lo intitola «Renembrance o£ Things Past», memoria dì cose passate. E infatti l'avventura è finita, tragicamente e irrimediabilmente. 1961: John Kennedy siiluta reparti aviotrasportati in partenza da Fort Bragg (i; il tempo dei primi «consig'ieri militari»). 1963: un bonzo in fiamme, e poi il cirpo insanguinato di Ngo Dm Diem. 1965: l'ambasciatore americano Cabot Lodge mota in piscina, mentre i primi « marines » del corpo di spedizione, in tenuta da combattimento, spazzano l'w.qua con gli scarponi, avventandosi sulla spiaggia di Da mng. 1966: McNamara, in altiggiumento da conferenziere, spiega datanti a una carra geografica come saranno colpite le «routes of infiltrai ion». 1968: il cadavere di un vietcong sul prato dell'ambasciata americana, accanto al simbolo dinelto degli Stati Uniti (l'offensiva del «rèi», l'inizio delia fine). Qvando, due anni e mezzo fa, trascorsi un mese a Saigon, la città, che era stata una delle più belle dell'Estremo Oriente coloniale, recava i segni pesanti di tutto ciò. Mentre si aspettava la «pace > di Parigi, la guerra era 1 elativamente lontana, solo le notte, nel silenzio del coprif.loco, si udivano i colpirei <B 52» che martellavano qui'lche avamposto vietcong. Ma il volto della città, la sua fisionomia, il suo costume, irano sfigurati e violentati. Chissà come apparirà ora, sotto l'austera regola del comunismo di Hanoi, la terrazza del «Continental Palace»: al'ora vi bivaccava il più sconcertante campionario umano che io abbia mai visto, tra testiti e prostitute di ogni etti, lenoni che abbassavano il orezzo fino a cifre irrisorie per vincere la riluttanza altrv.i. soldati americani e venditori di piccole giunche dalle vele blu, diplomatici e lustrascarpe, e un'infinità di mutilati di guerra, giovani vecchi e bambini che ostentavano con un'impudicizia disperata le ferite più orrende, in cerca di un'elemosina. Gli ultimi reportages e le ultime immagini televisive hanno descritto l'estrema convulsione di quest'universo colorito e tragico, diviso tra la paura e la speranza di un tempo comunque migliore. Ma il dramma era cominciato prima delle conferenze di McNamara e anche prima dei saluti di Kennedy ai «consiglieri» in partenza da Fort Bragg: c'è un altro grosso album fotografico da sfogliare, con foto più remote e sbiadite di quelle americane. La prima foto, allora. può essere quella di un giorno del settembre 1940, quando i giapponesi fanno irruzione in Indocina e i francesi, che sono gli occupanti storici, non possono che subire. E' allora che comincia a organizzarsi, contro i giapponesi e i francesi insieme, la guerriglia nazionalista. l guidata da un rivoluzionario marxista che ha studiato in Europa e che si chiama Ho Chi Minh. Dien Bien Phu E un'altra foto può essere quella dell'antivigilia di Natale del 1946. quando la flotta francese si presenta davanti al porto di Haiphong e dà inizio a un bombardamento tremendo, che provo- ca seimila morti. E' l'avvio della seconda fase del dramma indocinese, che si protrarrà fino al 1954. Come vi si è arrivati? I francesi sono tornali in forze in Indocina, dopo la fine della guerra, e l'hanno rioccupata fino al sedicesimo parallelo: più a Nord sono le terre del Viet- minh. cioè della lega rivoluzionaria per l'indipendenza del Vietnam, quella di Ho Chi Minh. Hanno avviato un negoziato, in vista di uno Stato «libero» del Vietnam, nell'ambito dell'«Union Francaìse», ma il suo esito ha scontentato i duri di una parte e dell'altra, e il bom- i bardamento di Haiphong è una sorta di spedizione punitiva contro i primi attacchi del Vietminh. E un'altra foto ancora, la più importante e decisiva, è quella del 7 maggio del '54, in un campo trincerato francese nella regione nordoccidentale, dal nome Dien Bien Phu. E' l'epilogo, in senso militare, della seconda guerra, ed è il capolavoro strategico di Vo Nguyen Giap. il i braccio armato di Ho Chi Minh. Il campo trincerato, nel centro dell'area più contestata, è una trovata del generale Navarre. che pensa di farne la base di una guerra di movimento, capace di sottrarre il delta del Tonchino I al controllo del Vietminh. ! Egli pensa che Dien Bien : 1 1 ; 1 ì ' ! | Phu sia «una fortezza imprendibile», per le fortificazioni, per la consistenza delle forze francesi e per la distanza dalle retrovie vietnamite, che dovrebbe rendere , insuperabile per il Viet\ minh n problema dei rifornì| menti. « Per quanto sconfitto in molti settori, ha poi scritto : Giap. il nemico valutava anj cora la situazione in modo soggettivo ». Che Dien Bien Phu non sia « una fortezza imprendibile », come crede ; Navarre, Giap lo dimostra I in due modi: primo, lanciati■ do una serie di offensive in varie direzioni e quindi costringendo i francesi a disperdere le forze: secondo, facendo costruire una serie I ! di strade mimetizzate, luti1 go i fianchi delle colline che \ : circondano il campo. Il 13 \ ; marzo del '54 il Vietminh è pronto ad attaccare: 56 gior- ! , ni dopo, i francesi si arren[ dono. E un'ultima foto può esi sere quella del 21 luglio dello stesso anno, all'alba, a Ginevra, quando Pierre Meni dès-France sottoscrive l'ac! cordo di pace, o ciò che allora si reputava tale: in realtà è l'avvio della terza e | più drammatica fase del 1 conflitto, quella finita ieri ! con l'irruzione dei mezzi co, razzati comunisti a Saigon. L'accordo di Ginevra dice: indipendenza del Laos e della Cambogia; indipendenza del Vietnam. « provvisoriamente » diviso in due zone a Nord e a Sud del diciassettesimo parallelo: riunificazione del Vietnam dopo elezioni generali a scrutinio segreto, da tenersi entro due anni. L'avventura coloniale francese in Indocina è finita, ma solo quella. Sta per cominciare la fase «americana». Inizialmente, gli Stati Uniti hanno avversato il tentativo francese di conservare una presenza coloniale nel SudEst asiatico, hanno persino simpatizzato per Ho Chi Minh: poi il quadro internazionale è cambiato, il fronte delle potenze vincitrici della seconda guerra mondiale si è drammaticamente rotto, la Cina è diventata comunista e c'è stata la guerra di I Corea. Nella seconda parte 1 sti. 1 per della guerra «francese», gli americani, pur senza prendervi parte attiva, hanno appoggiato con ogni mezzo la lotta contro il Vietminh. Da questione coloniale, il Vietnam è diventato un motivo di scontro tra Est e Ovest, tra comunisti e anticomuniE così la tragedia sta ricominciare, con toni esasperati. Con Kennedy Nel Vietnam del Nord prevale il Vietminh. ormai comunistizzato, nel Vietnam del Sud, dove si è conservata ininterrottamente l'influenza francese, s'instaura un regime filo-occidentale: spaventati dalla comunistizzazione di Hanoi, vi affluiscono un milione di profughi cattolici. A Saigon c'è un uomo forte. Diem, che ha spodestato il vecchio imperatore-fantoccio Bao Dai. Diem non si fida di Ho Chi Minh, non vuole le elezioni e la rìuniflcazione dei due Vietnam, e gli americani sono d'accordo. Quando nel Sud si riorganizza la guerriglia per abbattere Diem. gli americani decidono di aiutare Diem a resistere. « Caro signor Presidente », gli scrive Kennedy VII dicembre 1961, « ho ricevuto la vostra ultima lettera, nella quale descrivete con tanta fermezza la pericolosa situazione causata dallo sforzo del Vietnam del Nord per mettere le mani sul Vostro paese... L'aggressione ci ha profondamente indignati ». Quindicimila « consiglieri militari » americani sono già a Saigon. Ma Diem è impopolare, la sua dittatura, provoca l'opposizione buddista, drammaticamente esaltata dai suicidi dei bonzi, e allora Diem è abbattuto da un colpo di Stato militare, incoraggiato da Washington. Da quel punto la situazione precipita: mentre i « golpes » si susseguono, la guerriglia avanza (alla fine del '60 è nato il Fronte di liberazione nazionale e nel febbraio successivo l'Esercito di liberazione, l'organizzazione armata del Fronte, che inizialmente è nazionalista, poi sempre più controllata dai comunisti di Hanoi). Poi un nuovo uomo forte, Van Thieu, e la furia deZZ'escalation; 125 mila soldati americani nel '65, 400 mila nel '67, i bombardamenti sempre più massicci sul Nord, nella speranza, vana, di fermare l'avanzata nel Sud. E poi ancora la crisi dell'escalation, il ritiro di Johnson, il dissenso interno americano, il disimpegno, non senza un tragico, assurdo colpo di coda in Cambogia, la fine. L'escalation americana si è prodotta nonostante lo scetticismo di una parte dell'opinione pubblica, uno scetticismo che poi è diventato opposizione dura di masse sempre più ampie: la stessa Cia aveva previsto la inutilità di un confronto con la guerriglia asiatica. Ma la logica del containment ha prevalso: benché già divisa da un'aspra rivalità con l'Urss, la Cina è parsa, intorno al 1965, un possibile « pendant » asiatico della Russia di Stalin: si è creduto di doverla fermare allo stesso modo. Ora sappiamo che tutto era più complesso, e che il comunismo vietnamita, fortemente intriso di nazionalismo, era un fatto autonomo, in un mondo ormai più articolato di quello del confronto alla morte tra ideologie contrapposte. Ma è troppo tardi per recriminare, mentre la bandiera vietcong sventola sul pennone del palazzo presidenziale di Saigon, che poi si chiamerà «città di Ho Chi Minh» e gli album delle foto d'Indocina finalmente si chiudono, souvenirs di una tragedia finita. Aldo Rizzo