Tra il Genoa e il Novara è quasi un allenamento

Tra il Genoa e il Novara è quasi un allenamento Tra il Genoa e il Novara è quasi un allenamento Scialbo 0-0 - Le due squadre, che hanno rinunciato a ogni ambizione di classifica, sono apparse prive d'idee - Allentata la difesa ligure, ma il Novara non ha approfittato (Dal nostro inviato speciale) Genova, 13 aprile. Alle 15,24, Genoa e Novara sbucano dal sottopassaggio ed entrano in campo per sostenere la loro partita di allenamento. Come nelle sedute ìnfrasettimanali, non c'è agonismo, voglia di correre, desiderio di vincere. Lo scatto in profondità è troppo faticoso, il contrasto pericoloso per le preziose caviglie. Il Novara almeno una scusa ce l'ha, e cioè, gioca in trasferta: si accontenta di fare barriera davanti alla propria area, senza fiatone però, tanto è blando e prevedibile il ritmo degli avversari. Il Genoa invece, fresco, tagliato fuori dalla lotta per la promozione, non cerca nemmeno di accontentare il suo pubblico che, chissà poi perché, continua ad andare allo stadio armato di tamburi e di passione. I rossoblu oggi giocano coinè se avessero il piede foderato di velluto e una nube davanti agli occhi. Toccano il pallone di fino, di taglio, accompagnandolo con gesti morbidi, come fanno le vecchie glorie per dimostrare ai profani che la classe c'è ancora malgiado cellulite e calvizie. Il passaggio però è sempre corto, lento, spesso al compagno che sta dietro, mentre gli avversari Vtanco tentano di contrastarli e vanno tranquillamente a piazzar¬ si, Quasi passeggiando, sul limite dell'area. Mendoza, Rizzo, Batolo e Bergamaschi impiegano secoli a portare venti metri la palla, e lo fanno dopo essersela scambiata, in « loco », almeno una decina di volte. Poi, nella zona calda, trovano il muro e buttano nel mucchio. L'arbitro, signor Moscia, si adegua alla partita, nel male ovviamente, perché il bene oggi a Marassi sembra non esistere. Per tutto II primo tempo soffia nel fischietto ogni dieci minuti, come un capostazione, distribuendo colpe e meriti secondo il caso e la disposizione d'animo del momento. Nella ripresa invece cambia tutto e arresta il gioco ogni istante, continuando però a sbagliare direzione per le punizioni. La partita rischia quindi addirittura di incattivirsi, si notano perfino qualche calciane e qualche fallo di reazione, ma tutto si spegne d'incanto quando l'allenamento finisce e viene l'ora di andare sotto la doccia. Uno zero a zero noioso e squallido fra due squadre che ormai senza problemi di classifica, dovrebbero almeno darsi da fare per mettere in mostra un gioco divertente. Invece il gioco non c'è e la ragione profonda forse non è da ricercarsi nel fatto che le due squadre, fino a poco tempo fa con aspirazioni di promozione, abbiano visto dissolversi i loro sogni. Il Novara, in questo contesto, la sua onesta partita la conduce, ma si accontenta del pareggio come se il punto fosse la cosa più importante del mondo. E pensare che la disposizione tattica del Genoa, che porta avanti i centrocampisti e anche il libero senza preoccuparsi troppo di coprirsi alle spalle, favorisce nettamente le caratteristiche di contropiede della squadra di Seghedoni. Due mesi fa, Ghia e Rolfo ne avrebbero approfittato di sicuro. Oggi però anche il Novara non riesce a fare passare l'ultimo tocco, perché Giannini finta e rifiuta ma non sa smarcare, perché Navarrini pensa a contrastare Rizzo e non ad impostare, perché Ferrari, con il numero otto sulia schiena, non passa una volta la linea del centrocampo. In difesa invece gli azzurri non hanno ombre. Bachlechner su Pruzzo e Udovicich su Di Giovanni giocano d'antìcipo e rubano sempre il tempo agli avversari. Riva guarda da lontano Bittolo, Veschetti sta dietro a Bergamaschi, Vivian, alle spalle di tutti, rilancia senza affanno i pochi palloni che riescono a filtrare. Solo per alcuni minuti il Novara deve fst fa per dire) stringere i denti. Simoni mette in campo Canzanese al posto di Rossetti e, malgrado la pochezza atletica e tecnica dell'attaccante, ottiene almeno il risultato di avanzare di più l'asse offensivo dell'azione. Ma a parte qualche cross pericoloso, qualche mucchio in arca, il Genoa non riesce a passare. In tribuna, Vycpaleck (Pruzzo?) quasi sonnecchia, sugli spalti il pubblico continua ad incitare forse per una legge che vuole il tifo inversamente proporzionale allo spettacolo. L'unico a dare brividi sinceri è l'anziano Udovicich, trentacinque primavere e aria da combattente buono, che corre dietro ad un ragazzino di vent'anni e non gli fa vedere palla. Forse ridacchia anche, il vecchio stopper. Se gli avversari sono tutti così, può giocare fino a cinquant'anni. Carlo Coscia Genoa: Lonardi: Mosti, Rossetti (dal 56' Canzanese); Arcoleo, Rosato, Mendoza; Rizzo, Bittolo, Pruzzo, Bergamaschi, Di Giovanni. Novara: Pinotti; Bachlechner, Riva; Vivian, Udovicich, Veschetti; Navarrini, Ferrari (dal 70' Carrera), Ghio, Giannini, Rolfo. Arbitro: Mascia.

Luoghi citati: Genova, Novara