Dove arrivano i vietcong di Ennio Caretto

Dove arrivano i vietcong COME SI VIVE NEL VIETNAM PEL SOCIALISMO? Dove arrivano i vietcong Il quotidiano di Hanoi dichiara che sono aperte a tutti "opportunità brillanti" - La prontezza con cui il G.P.R. ha rimpiazzato le strutture del regime di Van Thieu dimostra con quanta cura l'offensiva di Pasqua fosse preparata - Assicurazioni di libertà e voci di fucilazioni di sudvietnamiti in gruppo - Lo sbocco della guerra sarà Saigon ridotta a capoluogo di provincia? (Dal nostro inviato speciale) Saigon, 13 aprile. Nel campo militare di Tan So Nhut, dove, dalla firma del trattato di pace di Parigi, vive, sotto sorveglianza speciale, la delegazione Vietcong, nulla è cambiato negli ultimi due anni. L'offensiva comunista di Pasqua, il dramma dei profughi, l'agonia di Saigon paiono non riguurdare il colonnello Ciang, il maggiore Nam e i loro uf- \ fidali. Il compito della delegazione è stato, prima, di smentire che le truppe nordvielnamite stessero invadendo il Vietnam del Sud, poi, di giustificarne l'avanzata con le «sollevazioni popolari» contro il regime di Vttn Thieu, adesso, è di esaltare la subitanea prosperità e la sicurezza dei territori «liberati». Il colonnello Ciang è uno squisito propagandista e un abile politico. Ha definito (non a torto) l'attentato del tenente dell'Aviazione Trung a Van Thieu «un segno di ammutinamento delle forze armate». Ha sottolineato che a Da Nang, accanto Ulla bandiera rossa, sventola quella della «terza forza» buddista e neutralista, e che a Quang NgUi l'ottanta per cento della burocrazìa di Stato ha aderito alle direttive del nuovo governo. Parla di «rivoluzione» e non di «socialismo», di rispetto della Chiesa cattolica e della proprietà straniera e non di confische e di nazionalizzazioni, di legalità e di amnistie e non di arresti e di condanne a morte. Mentre la maggior parte della popolazione (12-14 milioni di abitanti) s'è sistemata intorno e a Sud di Saigon, quasi tutto il territorio nazionale (più dei tre quarti, con le «macchie di leopardo» del delta del Mekong) è ire mano comunista. Il maggiore Nam considera ciò «un momentaneo squilibrio», dovuto alla « strategia della deportazione» del regime e degli Stati Uniti. Egli non dubita che i profughi torneranno spontaneamente alle proprie province, da cui Van Thieu e gli Usa li avrebbero «costretti» ad allontanarsi. Ed è xmche convinto che la società vietcong finirà per imporre : suoi maggiori meriti: invero, i porti e gli aeroporti sono già attrezzati per accogliere i molti disertori. Intrappolati j I I Ma come si vive nel Viet- j nam del socialismo? Che ne | è stato dei fuggiaschi in'rap- j potati a Hue, Da Nang, sugli | altipiani, lungo ta costa? L'a- \ genzia di stampa «Liberazione» e «Dha Nan», il quotidiano di Hanoi, dichiarano che si sono aperte a tutti «opportunità brillanti». Le loro fotografie mostrano gente che lavora, si sa di certo che non mancano né acqua né energia elettrica, vengono ripristinati i pubblici servizi. Giungono aiuti economici dalla Svezia e dalla Francia, oltre che dall'Urss, e i vescovi e i bonzi invitano i giovani all'obbedienza. Come ha scritto Newsweek, e mi hanno confermato gli ultimi i profughi da Dalat, non ci so- \ j reo stati «bagni di sangue». | I Esiste tuttavia un'altra I faccia dell'occupazione. Il j Grp (Governo rivoluzionario | provvisorio) ha fucilato «co- j mandanti militari ultras» e | «nemici del movimento po- \ polare». Un professore del- l'Università, a Saigon solo da ieri, m'ha detto di avere assistito all'esecuzione sommaria di ufficiali che non s'erano arresi immediata- mente e di funzionari indicati come «collaborazionisti» del regime. La cittadinanza ha l'obbligo di aiutare la polizia nella caccia « degli agenti di Saigon » e di denunciare « i tentativi di sabotaggio o controffensiva ». Sono stati sciolti « tutti i partiti reazionari e le organizzazioni i politiche al servizio dell'im \ perialismo ». | Don Chan Ti, il redentori è sta « rosso » (lo chiamano cosi per le sue simpatie comuniste) mi ha assicurato che « al di là delle inevitabili misure repressive, il Vietcong vuole la riconciliazione nazionale: la via vietcong al socialismo è quella della concordia, della partecipazione ». Ciò è vero nel senso che estendere il controllo ai due terzi dei sudvietnamiti significa legittimare le pretese di governo. Ma ì limiti della concordia sono rigidi: il pluralismo è ammesso come tappa necessaria per il completamento formale degli accordi di Parigi, non come obiettivo. Nei territori liberati, o occupati, a seconda di che punto di vista li si guardi, l'abbraccio delle forze comuniste dovrebbe affratellare tutti. Nelle ordinanze generali, il « decalogo » del cittadino, si stabilisce che siano trattati bene « gli abitanti di ogni specie ». Cosi, sugli altipiani gli italiani Del Fante, i Covassi, padre e figlio, le sorelle Santilli, hanno conservato la gestione delle piantagioni di gomma, e il milanese Cattaneo continua a fare opera di buon samaritano tra i montagnards. 11 "decalogo" Ma le ordinanze di partito, « il decalogo » dei quadri, denunciano contraddizioni. I vietcong non possono toccare « ago e filo » della popolazione (altra massima di Mao). Non devono proressare né giustiziare « in loco » nessun nemico, ma lo consegnano agli « organismi responsabili », tra cui figura la polizia segreta. Da loro dipende il rilascio dei visti per uscire dalla città e dei permessi di lavoro, il che comporta violenza sulla libertà di scelta. In un Paese in guerra, certi provvedimenti sono inevitabili: ma qui rispondono a una filosofia di fondo. La prontezza con cui i! Grp ha rimpiazzato le strutture del regime di Van Thbiu dimostra con quanta cura l'offensiva di Pasqua fosse stata preparata. In ciascunn delle sue 20 province è già in funzione una specie di prefetto. I cinquemila chilometri ài strade militari che hanvo consentito la fulminea avanzata su Saigon vengono aperti lentamente al traffico civile. Gli oleodotti dalla Cina, che arrivavano prima fino ai confini con Quang Tri, s'allungano a Sud ogni settimana. In ultima analisi, dove porterà la via vietcong al socialismo? L'i risposta, mi ha dichiarato un anziano no mo politico di Saigon, costretto a ncscondersi perchè | -erroneamente sospettato di \ congiura contro Van Thieu. I sta nei leaders della « rivoluzione ». « Essi non sono ' gli esportiti di un movimen¬ to per l'indipendenza del Vietnam del Sud, ma membri del partito comunista nord-vietnamita » mi ha detto. « Hanoi non ha mai ri| conosciuto l'esistenza di uno Stato separato al di là delle sue frontiere ». E ha concluso: « Il logico sbocco di questa guerra di trent'anni, ormai persa, è la riduzione di Saigon a capoluogo di provincia, con nome di "città di Ho Chi Min "». Ho ribattuto che il suo pessimismo è eccessivo, ch-2 il trattato di Parigi contiene garanzie per uno Stato neutrale, con un governo di coalizione. Mi ha illustrato, per tutta risposta, le biografie dei misteriosi leaders vietcong. « Sono nati nel Sud, è vero » ha commentato. «Ma ne esamini le camere». L'uomo più potente è Pham Hung, originario del delta del Mekong, rappresentante del Vietminh dal '45, e membro del Politburo di Hanoi dal '57. « Egli è il numero quattro della gerarchia nordvietnamita ». Dopo Pham Hung, viene Nguyen Van Ucuc, nato nel Nord, anch'eglì sessantacinquenne, anch'egli con un celebre passato anticoloniale, eletto segretamente al comitato centrale del partito comunista già venti anni fa. « Quando Hanoi si accorse che i vietcong erano impreparati » ha spiegato il mio interlocutore « gli affidarono l'incarico di ristrutturare la federazione meridionale del partito ». Al terzo posto, in questo occulto potere, c'è il presidente e premier del Grp, Huynh Tan Phat, lo stesso che la settimana scorsa s'è spinto fino a cento km da Saigon per arringare le folle « liberate »; è l'unico di cui abbiano parlato le cronache, di estrazione socialdemocratica, in prima linea dal '60. La tesi dell'assorbimento del Vietnam del Sud in quello del Nord è confutata dalla « terza forza », che trae conforto dall'attuale moderazione dei Vietcong, se così la si può definire, per profetizzare un Paese a sinistra, ma diverso dal potente vicino a settentrione. Sono degli illusi? Posso soltanto riferire che dal giorno del mio arrivo, una settimana fa, le voci di fucilazioni di sudvietnamiti in gruppo sono aumentate, che centinaia di migliaia di profughi cercano ancora di scappare, che si prevede un « regolamento di conti » più spietato, se dovesse cadere anche Saigon coi duecentomila uomini che in qualche modo sono stati al servizio dell'America. Ennio Caretto \ Truppe governative mostrano bandiere comuniste prese in combattimento vicino a Saigon (Radiof. Upi a Stampa Sera)