Fiat e sindacati: un incontro (forse) decisivo

Fiat e sindacati: un incontro (forse) decisivo Oggi pomeriggio a Roma con la mediazione del ministro del Lavoro Toros Fiat e sindacati: un incontro (forse) decisivo Per la terza volta, in meno di due settimane, la trattativa Fiat si sposta a Roma. Oggi pomeriggio, alle 16, i dirigenti dell'azienda torinese e i segretari della Federazione lavoratori metalmeccanici s'incontrano nuovamente al ministero del Lavoro. Il ministro Mario Toros — in veste di mediatore — riproporrà alle parti l'ipotesi di soluzione globale» che prevede: un accordo per la garanzia dell'occupazione nelle ditte appaltatrici (imprese di manutenzione, pulizia eccetera), un periodo di Cassa integrazione nelle sezioni meccaniche (20 mila dipendenti) e la certezza di orario pieno nei mesi di aprile e maggio per gli altri operai delle linee di montaggio automobilistiche. Il vero problema — che condiziona tutto il negoziato — riguarda le fermate intermedie nei reparti della meccanica, dove la Fiat ha neces¬ sità di rallentare il lavoro a causa di un'eccedenza di semilavorati. I sindacati, nella notte tra mercoledì e giovedì della scorsa settimana, avevano chiesto un rinvio dei colloqui per esaminare la questione (sotto molti aspetti nuova, perché non legata all'entità dello stoccaggio di vetture finite) con i delegati di fabbrica. Oggi dovranno dire se sono disposti a concordare sospensioni dell'attività anche in questo settore, dove finora si è lavorato a ritmo quasi normale. In caso di divergenze su questo punto, «salterebbe» anche l'intesa già raggiunta per gli appalti. Inoltre la Fiat non accetterebbe più l'invito del ministro del Lavoro a mantenere invariato l'orario sulle linee terminali. L'incontro di questo pomeriggio sarà dunque decisivo. La sensazione è che si finisca per trovare comunque un accordo, anche se i contrasti tra azienda e Firn sono ancora forti. E' opinione diffusa, infatti, che l'intesa per le imprese di appalto sia troppo importante per essere compromessa da un atteggiamento rigido sulla Cassa integrazione. Inoltre, in caso di mancato accordo, anche il programma di riunioni per esaminare le difficoltà delle aziende fornitrici dell'industria automobilistica — che il ministro Toros dovrebbe varare al più presto a livello nazionale — potrebbe subire dei rinvìi. In ogni caso ■— si afferma negli ambienti sindacali — un eventuale «taglio» produttivo nelle officine meccaniche «dovrà essere inferiore ai 4-7 giorni richiesti dalla Fiat, a seconda delle esigenze dei vari stabilimenti». Non è escluso, a questo proposito, che si concordi una serie di «ponti» entro la fine di maggio. Si tratta per ora soltanto di ipotesi. Tra l'altro, la Firn non ha ancora definito del tutto la linea da tenere alla ripresa dei colloqui. In questi giorni i rappresentanti sindacali hanno partecipato a numerose riunioni in sedi diverse. Stamane, a poche ore dalla trattativa al ministero, si incontreranno a Roma per «raccogliere le idee e fissare le richieste». L'obiettivo della «Cassa integrazione uguale per tutti» sembra non sia stato ancora abbandonato. «Ogni soluzione è condizionata all'uso omogeneo delle riduzioni di orario», ha detto il segretario torinese dei metalmeccanici, Corrado Ferro. «L'atteggiamento della Fiat, inoltre, è strumentale. Non si può condizionare l'accordo sugli appalti alla possibilità di ridurre il lavoro nei settori della meccanica. Si tratta di problemi che non hanno alcuna connessione tra loro». E si sottolinea che, in questo momento, la crisi di mercato non è così grave da giustificare un nuovo provvedimento di Cassa integrazione. «Tanto è vero che lo stoccaggio di autovetture invendute è inferiore ai limiti di tolleranza — dice il segretario torinese della Firn, Franco Aloia —. Il ministro chiede però ai sindacati di concedere ugualmente una pausa nelle officine intermedie, perché la Fiat deve riequilibrare la produzione al suo interno. Questo significa che lo Stato accetta di sovvenzionare le esigenze di ristrutturazione aziendale con denaro pubblico: quello della Cassa integrazione». Mentre al ministero del Lavoro si cercherà finalmente di concludere questa tra vagliata « verifica congiunta» della produzione automobilistica (la seconda dopo l'accordo del 30 novembre), poco lontano — nella sede romana della Fiat, in via i Bissolati — altre due delega- ! zioni della Fiat e della Firn prenderanno in esame la situazione dello stabilimento di Termoli (Campobasso) nel Molise (circa 2800 dipendenti, di cui 2500 operai addetti alla costruzione di motori per la «126» e di cambi per la «131»). Nel «complesso» l'attività ha già subito riduzioni pesanti per gli addetti alla «126». A seguito di un accordo con la Polonia (è sorta una fabbrica a Biesko Biala) la Fiat si è impegnata a importare un certo numero di motori della «126». In condizioni di mercato normali non sarebbero sorte difficoltà. La crisi però ha creato problemi: l'azienda ha dovuto mantenere gli impegni con il governo polacco e a Termoli gli operai sono rimasti senza lavoro. Per mantenere l'occupazione, i dirigenti hanno varato I | | i un piano di ristrutturazione. ! Prevede il trasferimento nel- la fabbrica del Sud di lavoI razioni di «particolari» mec| canici dagli stabilimenti di | Mirafiori e Cento (in provincia di Ferrara, che dovrebbero entrare nel ciclo produttivo dei trattori). I sindacati sono contrari a questo progetto che, dicono, «finirebbe per emarginare Termoli: una fabbrica moderna (vi sono state allestite "ìsole di montaggio"), sorta per fare motori e non altro. Senza contare che. malgrado la risistemazione, rimarrebbero in Cassa integrazione almeno 500 persone». Negli ambienti Fiat si riconosce che, inizialmente, un certo numero di operai rimarrebbe inattivo. Si tratte rebbe però di esigenze tecniche, che verrebbero meno appena ultimato il piano di ristrutturazione degli impianti. Roberto Sellato

Persone citate: Corrado Ferro, Franco Aloia, Mario Toros, Toros, Toros Fiat