Thoeni: "Ringrazio i miei compagni,, di Cristiano ChiavegatoGiorgio Viglino

Thoeni: "Ringrazio i miei compagni,, Thoeni: "Ringrazio i miei compagni,, "Sono stati commoventi" - Gli svedesi negano ogni "combine" con Bachleda - Per Cotelli l'anno più sfortunato (Dai nostri inviati) Orlisi'!, 23 marzo. La gara è vissuta nelle parole di molti, e chissà quanti han saputo trovare la chiave giusta nell'interpretare un fatto sportivo che trova pochi paragoni da molto tempo a questa parte. Diceva Sandro Motta, medico di turno quest'an. no alla Nazionale azzurra: «Mi piacerebbe vedere quanti, in questo momento, al posto delle coronarie, hanno del fll di ferro». Era il momento In cui Gustavo appena passato il traguardo vincente, veniva sommerso dall'entusiasmo di tutti, entusiasmo che si prolungava a lungo, spostandosi da un punto all'altro della zona d'arrivo. Thoeni, sballottato qua e là, serio ma perfettamente presente a se stesso, parlava, anzi quasi pontificava. «Stavolta devo proprio ringraziare tutta la squadra: i ragazzi sono stati commoventi, ed è stata una gara di altruismo. Mi dispiace soltanto che ci siano state molte polemiche. Era giusto che io e Stenmark ci incontrassi¬ mo in finale, ma doveva accadere in altra maniera ». Anche il presidente della Fisi, Omero Vaghi, poco prima della conclusione della stressante prova, aveva affermato: «Una Coppa del mondo non può finire in questa maniera». Ma poi, preso dall'entusiasmo, lui pure come un ragazzino, e ragazzino il commendator Vaghi non è più, nel pronunciare il discorso ufficiale di chiusura e ringraziamento, non aveva che parole di lode per tutti. Giù dalle piste, intanto, ruzzolavano a migliaia, allegri ed entusiasti. Una decina di valtellinesi scendevano a valle con il loro prezioso carico di «Sassella», «Inferno» ed altri vini della loro vallata. Finalmente trovavano Mario Co. telli, che in un angolo stava gustandosi la sua quinta Coppa del mondo, ed erano abbracci, evviva e brindisi a suon di bottiglie. Giovanni De Censi, serioso dirigente di banca, guidava il coro con la medesima perizia con cui conduce il proprio istituto di credito. Cotelli, tra un sorso e l'altro, diceva compiaciuto: «Questo è stato l'anno più sfortunato per noi, eppure abbiamo dominato come mai ci era riuscito di fare. Abbiamo ottenuto 11 vittorie in Coppe del mondo e siamo arrivati a quasi 700 punti in classifica con la sola squadra maschile, limite mai raggiunto da nessuno. Abbiamo dovuto rinunciare a Strlcker per tutta la stagione, a Schmalzl per più di metà: abbiamo avuto un'epidemia di influenza, che ne ha beccati otto su dieci: abbiamo distrutto una squadra di discesa con una serie spaventosa di incidenti ». Nell'altro campo, Olle Rolen che è un ragazzo simpatico e che tale simpatia non vuol perdere, cercava di giustificarsi per il brutto pasticcio combinato da Bachleda: «Noi svedesi non c'entriamo, credetemi. Certo, siamo amici con Bachleda, come è logico, perché tra paesi piccoli si fa gruppo insieme. Però comprarlo, no, non l'avrei mai fatto. Noi sia¬ mo sempre stati i migliori amici della squadra italiana, lasciateci continuare ad esserlo ». Più amareggiato di tutti era però Ermanno Nogler. S'è venuto a trovare per l'ennesima volta in una posizione incomoda per la sua duplice veste di direttore tecnico svedese e di gardenese e italiano. Ripeteva sconsolato: «L'ave. DO detto da quattro giorni che non si poteva finire la Coppa così. Il parallelo va bene nel circo ». A Stenmark, sconfitto nel primo pomeriggio, si aggiungeva Klammer, le cui speranze erano presto svanite ancora nella mattinata. «Il mio favorito — ribadiva a tutti — era Thoeni. Io non avevo alcuna probabilità. Curando solo la discesa, nello slalom ero tagliato fuori. Ora dovrò allenarmi in "gigante" per avere almeno due specialità su cui puntare nella prossima stagione. La Coppa del mondo la vince chi è uno sciatore completo, cioè Gustavo Thoeni». Cristiano Chiavegato Giorgio Viglino