I peggiori governanti di Vittorio Zucconi

I peggiori governanti CLASSIFICA AMERICANA I peggiori governanti (Dal nostro corrispondente) Washington, 16 marzo. Chi sono i peggiori uomini politici c capi di governo del mondo? Fino a ieri si trattava di un problema di opinione individuale, ma da oggi esiste una classifica — crediamo la prima del genere — compilata da Jack Anderson per la Washington Post, dopo aver condotto un sondaggio al Dipartimento di Stato americano. Anderson, uno dei più temuti giornalisti d'America per le sue estese relazioni e la spregiudicatezza ncll'usarlc, dice di avere interrogato decine di alti personaggi allo « State Department » e di aver compilato — sulla base dei voti negativi — una classifica dei « cattivi secondo l'America », che vede, dopo una lunga lista di leaders africani e asiatici il presidente Ford addirittura al nono posto, e primo tra i capi di Stati industrializzati e occidentali. In prima posizione, dunque il « peggiore » secondo il Dipartimento di Stato americano, è il generale Idi Amin, dittatore dell'Uganda. Questo ex-sergente, scrive Anderson, è ritenuto « responsabile di centinaia di assassinii politici », e con il suo comportamento è arrivato a « rendersi ridicolo agli occhi del mondo intero ». « Un uomo senza importanza — scrive una delle motivazioni del voto negativo — tranne per i disgraziati che gli cadono sotto». Secondo in classifica, il generale Van Thieu, leader del Sud-Vietnam, e ufficialmente alleato e protetto degli Stati Uniti. «Un dittatorello da campionato dilettanti », è il commento che accompagna la non brillante collocazione di Van Thieu. Terzo, il generale Augusto Pinochet, l'uomo che guida il Cile dopo aver rovesciato il governo legittimo di Allende. Pinochet si merita questa alta e sgradevole posizione di classifica per la « crudeltà » e la « assoluta indifferenza verso i diritti individuali » mostrata dalla giunta militare che egli capeggia. Quarto, il colonnello Ghcddafi, per aver rifornito — dice la Washington Post — « terroristi con armi moderne e sofisticate ». Quinto, il generale Lon Noi, capo dell'agonizzante governo cambogiano. «Corrotto, incapace », secondo i funzionari del Dipartimento di Stato, « quando parla ai suoi collaboratori nessuno riesce a restare sveglio, anche se i ribelli bombardano la capitale ». Sesto, il leader delle Filippine Ferdinando Marcos, « per avere distrutto la democrazia nel suo Paese » e per aver dimostrato un « totale disprezzo per tutto quanto somiglia alla democrazia ». Settimo, il presidente nordcoreano Kim II Sung, il solo leader comunista a meritare il posto nella classifica dei primi dicci. Sung, che si assicura dunque il titolo di peggior leader comunista del mondo secondo il Dipartimento di Stato, è definito semplicemente un « pazzo » dai partecipanti al sondaggio della Washington Post: è accusato di aver creato « una delle più sterili società del mondo », il NordCorea. Ottavo, Balthazar Vorster, primo ministro sudafricano, la cui politica di segregazione razziale sta « avviando il Paese ad una delle peggiori catastrofi immaginabili ». Nono, Gerald Ford, presidente degli Stati Uniti d'America. « Delle due, l'una — nota uno dei votanti — o non si è accorto che esiste una crisi economica in America o non gliene importa nulla ». Inefficienza, impreparazione al potere è l'accusa più frequentemente rivolta al successore involontario di Nixon. Decimo, Park Chung Hee, capo del governo sud-coreano. « Un piccolo dittatore sanguinario » è tutto il commento su di lui. Hanno poi ottenuto voti, in ordine decrescente, Indirà Gandhi, Jean-Claude Duvalier (presidente di Haiti), Mao Tse-tung, Breznev, Isabella Perón e Reza Palhevi, imperato¬ re d'Iran. Nessun capo di Stato o di governo in Europa Occidentale — anche se questo può apparirci sorprendente — ha ottenuto suffragi. E' abbastanza evidente che il senso di questa inedita e incredibile « classifica » non è già nella valutazione dei personaggi citati, ma nella feroce critica indiretta rivolta al presidente Ford, collocato dal sondaggio di Jack Anderson in compagnia di tiranni e golpisti come Amin e Eon Noi. La classifica della Washington Post va dunque letta, più che come un'attendibile graduatoria di valori politici internazionali — quale certo non e — come un esempio della sbalorditiva spregiudicatezza del giornalismo americano. Vittorio Zucconi