Un incontro da non fare

Un incontro da non fare IL "MASSACRO,, DI CANE Un incontro da non fare (Dal nostro inviato speciale) Bologna, 2 marzo. (b. p.) Medicate le ferite (leggera quella all'attaccatura dei capelli, più profonda quella vicina all'occhio sinistro) Dante Cane comincia a pensare che di Bugner ce n'è uno solo, ed accenna a pentirsi di aver detto alla folla ieri sera, concluse le drammatiche quattro riprese del match contro il campione europeo dei massimi, di averne abbastanza «dopo diciassette anni di pugilato». Adesso si parla di un incontro con Zanon per il titolo italiano; la saggezza contadina di Cane che unita al bruciore del male, del sangue e della sconfitta lo aveva portato a dire «basta», sta ricevendo duri colpi da parte di chi sul suo entusiasmo gioca e guadagna. Certo, non tutti sono Bugner, ma per adesso è necessario tornare al match di Ieri sera e dire chiaramente che si è trattato di una pazzia, perché fra i due pugili (lo si è visto nell'unica ripresa in cui hanno fatto alla boxe, la prima) c'è un abisso di tecnica, di classe, di efficienza fisica, motivata, questa, anche dai quasi dieci anni di differenza, ma soprattutto dalla diversa costituzione fisica: c'è chi nasce atleta e chi no. Ha scritto Rino Tommasi, sulla cui competenza nessuno pub dubitare: «In termini pugilistici il match non pare proponibile». Un commento crudo, la pura verità. Cane manco ha visto I colpi di Bugner nel primo round, ed allora ha cercato d'istinto la battaglia corpo a corpo, l'unica nella quale potesse limitare i danni. E malgrado l'italiano cercasse di imbrogliare le carte, egualmente Bugner infilava di sotto dei diretti al corpo che parevano mazzate. Poi il patatrac, le ferite. Come? La prima, alla fronte, per una testata durante un furibondo corpo a corpo provocato manco a dirlo da Cane, la seconda più probabilmente per un colpo di gomito, o un pugno strisciato. Difficile dire, anche se ora c'è chi ha visto tutto, compreso Bugner «suonato» e sull'orlo del k.o. per una carica bisontesca di Cane alla fine del secondo round. Certo, l'inglese in quel momento è parso in difficoltà, come è logico vedendosi arrivare addosso cento chili di rabbia. Accusate le ferite, nel corso del terzo tempo, Cane ha dato II via ad una corrida pazzesca, con assalti ciechi, gesti plateali di protesta che hanno vieppiù incattivito il pubblico, testate (queste vere e cercate) che Bugner ha cercato di evitare con lucidità ammirevole. Per un pugile capace di fare alla boxe — su questo non esistono dubbi — quella di ieri sera non deve essere stata una parentesi esaltante. Lui stesso ha ammesso sconsolato: -In Europa è così, c'è sempre rissa. Adesso voglio pensare solo a Clay, in giugno al Madi- son vorrei la rivincita: Dopo aver visto Bugner, e pensando a Clay ammirato più volte in televisione, c'è da credere davvero ad un grosso match fra i due, favolosi atleti e pugili dalla tecnica eccellente. Al pugilato italiano, ormai arrivato ad esibire con chiara nostalgia le sue vecchie glorie (ieri sera è stata la volta dell'Immancabile Benvenuti, di Duran, Garbelli e Lopopolo) rimangono le farse come quelle di Bologna. Unico personaggio vero il pubblico, che si è commosso per il suo Dantone ferito, vero in parte lo stesso Cane che forse sognava qualcosa di clamoroso per chiudere una onesta carriera, in chiaro difetto di buonafede tutti coloro che essendo dentro al mondo della boxe conoscevano le caratteristiche dei due contendenti. Non c'è stato match, lo ripetiamo, e non poteva esserci, ma facendo leva sui sentimenti si è riempito il palazzo dello sport, si sono incassati (prezzi da 3 mila a 15 mila lire) almeno 40 milioni anche se le cifre ufficiali sono minori, si è guadagnato perché a parte Cane e Bugner il resto della riunione è stato affidato a pugili che costavano pochissimo. E ci si chiede perché la boxe italiana va a rotoli, perché è la fucina delle illusioni. Cane ne è stata un'altra vittima, di certo non l'ultima. Dante Cane

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