Diano: i giovani producono dolcetto di Piero Cerati

Diano: i giovani producono dolcetto Un convegno nell'Albese Diano: i giovani producono dolcetto L'autocontrollo per difenderne la genuinità (Dal nostro inviato speciale) Diano d'Alba, 29 aprile. I vitivinicoltori di Diano d'Alba applicheranno l'autocontrollo sul dolcetto, vino tipico di queste colline, che ha ottenuto la denominazione d'origine controllata. La decisione dei giovani agricoltori forse involontariamente è in polemica con le autorità statali: la Repressione frodi e l'Ispettorato provinciale dell'agricoltura non hanno personale sufficiente a svolgere con rigore la loro opera; per garantire al consumatore la genuinità del prodotto non resta altro che l'autocontrollo. Si arriverà, è probabile, ad un consorzio di produttori, ma sarà il tempo a decidere, per ora c'è la ferma volontà di bloccare ogni tentativo di sofisticazione di uno dei più antichi vini del Piemonte, primo ad essere vendemmiato (settembre) e primo ad essere bevuto (basta un anno di invecchiamento). I produttori, quasi tutti giovani (segno che sulle colline dianesi l'agricoltura ha un futuro e va incoraggiata), hanno esposto i loro prodotti e hanno affrontato in un dibattito i loro problemi, « che sono quelli di tutti i nostri vitivinicoltori — ha detto Desana, presidente del Comitato per la tutela dei vini d'origino —. Dobbiamo difendere la viticoltura di grande qualità, non incentivare in Piemonte la produzione di vini comuni, altrimenti tra 10 o 20 anni quanti agricoltori rimarranno ancora su queste colline? Quanti faticheranno ancora nei vigneti? I pochi coraggiosi che restano debbo no essere aiutati e debbono concentrarsi nelle zone di elezione ». Quindi, bando alle idee di viticoltura in pianura, che nelle Langhe non è mai esistita, e si punti sulla qualità. Ma la qualità va difesa dai sofisticatoli. Desana ha sollecitato un intervento decisivo per aumentare il personale destinato alla repressione delle frodi. « Il ministro Sarti è cuneese — ha detto — impegniamolo su questo problema. Chiediamogli di dire al ministro per l'Agricoltura Marcora che è ora di rivedere il servizio repressione frodi: il Comitato per la tutela dei vini doc sente in ogni regione parecchie lamentele, ma non ha i mezzi né il compito di intervenire. Se lo Stato abdica a questa sua funzione, siano le Regioni ad agire ». A nostro giudizio, vedremmo meglio l'intervento delle province, soprattutto nel Cuneese dove l'assessorato è sempre stato vigile e sensibile ai problemi della vitivinicoltura. Sul dolcetto, Desana ha detto: « Non ero d'accordo sui frazionamento, cioè sulla creazione di sette dolcetti a denominazione d'origine controllata in tre province. Ero più favorevole a un nome solo con sotto-denominazioni. Ma sono stati i vitivinicoltori a decidere e a volere il frazionamento durante le pubbliche audizioni ». I « sette dolcetti» dovranno infatti ora affrontare le nuove norme della Cee e ancora non si sa che cosa possa succedere. Forse era meglio essere lungimiranti anni or sono: puntare sulla denominazione d'origine semplice « Diano » (come oggi ha fatto un produttore), con la sottospecificazione di dolcetto derivante da particolari vigneti o poderi (i « crus », insomma) per giungere poi alla denominazione d'origine controllata con toponimico « Diano » (come 3arolo e Barbaresco). La stessa proposta è stata fatta per il Nebbiolo di Alba (doc), che dovrebbe assumere il nome geografico di « Roero » con le varie sottoindicazioni: nebbiolo di Santo Stefano, Monteu etc. « Se ne riparlerà tra qualche mese », ha detto Orazio Sappa, funzionario della Camera e", commercio di Cuneo. Già, il tempo è passato e chi aveva proposto anni orsono queste cose, meritandosi la taccia di visionario, ora non può nemmeno vantarsi d'aver avuto ragione: il correre dei lustri annebbia le memorie. Lo confortano però i bravi produttori del dolcetto di Diano. Almeno questa parte di Langa oggi sa quel che vuole. Piero Cerati

Persone citate: Desana, Diano, Marcora, Monteu, Orazio Sappa, Sarti

Luoghi citati: Alba, Cuneo, Desana, Piemonte