Agnelli: produrre per poter investire

Agnelli: produrre per poter investire A Torino l'annuale assemblea degli azionisti della Fiat Agnelli: produrre per poter investire Occorre utilizzare tutte le capacità esistenti - L'importanza della programmazione, i rapporti con le centrali sindacali, i problemi della ristrutturazione e della mobilità della manodopera - Difesa della libera iniziativa - Prosegue la diversificazione produttiva: il successo dei veicoli industriali - Il bilancio chiude in pareggio - Un utile di 100 lire per azione (Segue dalla 1" pagina) ! verso le gravi difficoltà che hanno colpito l'economia mondiale e quella italiana in j particolare, ha tenuto bene, meglio di parecchi concorrenti esteri (come la «Volkswa- j gen» e la «Renault», o la «British Leyland» che, in questi j giorni, è stata salvata dal go verno inglese con una formula di «irizzazione»7. Nel settore automobilistico, per esempio, la Fiat ha coni piuto uno sforzo per colitene-1 re gli effetti della crisi: le \ esportazioni sono salite dal • 40 al 45 per cento della produzione, ed è aumentata la j quota -di penetrazione sul mercato comunitario passando dal 16 al 17,5 per cento. In 1 totale è così stato possìbile contenere la flessione delle vendite di auto al 13 per cento (in Italia la caduta è stata del 22 per cento). Altro importante esempio dell'impegno della Fìat è quello dei veicoli industriali (Fiat e Om) per i quali c'è \ stato un aumento delle unità l fatturate dell'll per cento, con un incremento del 33 per cento delle esportazioni che rappresentano ormai il 43 per cento della produzione degli stabilimenti italiani di veicoli industriali. Questi risultati, per ì veicoli industriali, acquistano un notevole rilievo se si considera che la produzione europea di veicoli industriali nel 1974 ha segnato una flessione. In generale, quali sono le previsioni per il futuro della Fiat? «Come ad ogni svolta importante — ha risposto Agnelli — le previsioni sono incerte. Non si è più in grado di congetturare il futuro solo proiettando le tendenze passate, mentre l'angolazione della nuova rotta rispetto alla precedente è ancora ipotetica». Una certezza esiste: è rappresentata dall'impegno che persegue la politica di gestione della Fiat: «Pur in circostanze avverse, quali mai abbiamo conosciuto da 30 anni a questa parte — ha affermato Agnelli — facciamo il possibile per assicurare all'azienda efficienza, funzionalità e capacità di cogliere tutte le occasioni che si presentano per migliorare le nostre posizioni. Facciamo tutto quanto può e deve essere fatto per essere vitali e competitivi in una economia di mercato, consci della nostra responsabilità, in cui crediamo, di essere tra i leaders delle aziende private: una responsabilità che si rivolge, innanzi tutto, ai nostri azionisti e ai nostri lavoratori, ma che ha anche un profondo significato nei confronti <"i coloro che credono in una economia libera in cui la capacità e la volontà imprenditoriale sono simbolo e stimolo per un effettivo avanzamento economico e sociale». I risultati non dipenderanno soltanto dall'impegno della Fiat. Essenziale è che «si modifichino in senso positivo le condizioni esterne in cui l'azienda opera». Agnelli ha lanciato un appello «alla partecipazione ed alla solidarietà di tutte le forze più rappresentative del Paese » accompagnandolo con l'esortazione a rifiutare la rassegnazione «che finirebbe per distruggere le fondamentali libertà che l'Italia ha conquistato e che nessun vero italiano vuole rischiare di perdere». Sul piano europeo, un nuovo modello di sviluppo the si ponga gli obiettivi dì indipendenza energetica, di autosufficienza agricolo-alimentare, di emancipazione tecnologica, di qualità della vita, di equilibrio territoriale e di esporta zione «di sviluppo» in cambio di petrolio e di materie prime, non può essere sostenuto da nessuna azienda o da un solo Paese: deve essere frutto di «cooperazione internazionale e di programmazione sovranazionale». Per disporre degli ingenti investimenti necessari, bisogna utilizzare al massimo tutte le capacità esistenti. Per esempio, il settore automobilistico «che rappresenta una parte rilevante della struttura industriale, della capacità potenziale di accumulazione di capitale e di generazione di riserve valutarie per il nostro Paese» è stato penalizzato (blocco dei listini per un cer to periodo, aumento del prezzo della benzina, eccetera! «Penalizzando gli investimenti già effettuati — sì afferma nella relazione — mortifican do la capacità di produzione esistente, si creano le condizioni di un generale impoverimento, senza peraltro garantire una risposta positiva alle domande del nostro tempo: non si imbocca la strada del nuovo sviluppo ma quella del sottosviluppo ». ha concorrenza internazionale è fortissima. Il successo non viene dalla benevolenza degli altri ma si ottiene soltanto «con la maggiore efficienza del nostro lavoro e la migliore qualità dei nostri prodotti». Agnelli ha espresso la convinzione che questi obiettivi «possano essere perseguiti e conseguiti soltanto con la collaborazione dei sindacati e con la piena compren- sione da parte loro che il progressivo slittamento verso forme di economia assistita assicura una difesa illusoria del posto di lavoro a prezzo del generale impoverimento». Si è qui inserito il problema della mobilità del lavoro e delle ristrutturazioni e riconversioni produttive. Oggi sono disponibili strumenti sociali (come il «salario garantito»; per evitare ampi volumi di disoccupazione e per ripartire gli oneri di questi processi su tutta la società. Però «alla maggiore sicurezza collettiva deve corrispondere una maggiore responsabilità collettiva» tenendo sempre ben presente che «il salario i senza produzione sarebbe un'illusione ottica e si dissolverebbe con un risveglio assai duro se non fosse in tutti presente questa consapevolezza». Un altro punto è quello della diversificazione produttiva. Nel corso del 1974 è stato concluso l'accordo tra la Fiat I e la società tedesca «Klòckner-Humboldt-Deutz» di Colonia. L'impresa comune è stata denominata «Iveco». La Fiat possiede l'80 per cento. Gli stabilimenti sono 16 nell'area comunitaria con circa 53 mila lavoratori. Nel 1974 la produzione è stata di circa 110 mila veicoli con un fatturato di 1300 miliardi di lire. I principali stabilimenti sono FiatOm-Lancia in Italia; Unic in Francia; Magirus Deutz in Germania. Sempre in materia di diversificazione produttiva il settore dei carrelli elevatori del Gruppo Fiat è al primo posto nella Comunità europea: nel 1974 ha aumentato la produzione del 33 per cento incrementando anche le esportazioni. La Fiat Trattori ha registrato nel 1974 un aumento di produzione del 12 per cento rispetto al 1973. Nel settore delle macchine movimento terra la Fiat-Allis è presente con la propria rete di vendita in 125 Paesi di tutto il mondo. Sono proseguite con risultati positivi le attività degli altri settori, produttivi: motori per velivoli, materiale ferroviario, impianti di automazione navale, energia nucleare, progettazione ed opere di ingegneria industriale e civile (nei primi due anni di attivii tà sono stati realizzati dalla \Fiat Engineering lavori per oltre 200 miliardi dì lire). Alla fine del 1974 i dipendenti Fiat erano 188.692 rispetto ai 200.575 dell'anno precedente. Il calo di 11.883 unità, si precisa nella relazione, è dovuto allo scorporo di alcuni settori (Macchine movimento terra. Trattori, Turbine a gas, eccetera) per un totale di 7554 persone e al blocco delle assunzioni (con la conseguente mancata sostituzione dei lavoratori che lasciano l'azienda) per un totale di 4392 persone. Per quanto riguarda i rapporti con i sindacati. Agnelli ha ricordato l'accordo del novembre scorso per la «gestione della crisi». Egli ha detto: «L'accordo non significa tanto una "cogestione" della crisi, quanto il tentativo, sia pure in un momento difficile, di iniziare un rapporto sindacale j diverso con un maggior coinvolgimento della controparte, basato più sulla corresponsabilizzazione che sullo scontro». Agnelli ha anche confermato che «l'azienda na inteso e intende salvaguardare il patrimonio di risorse umane che è una delle sue forze fondamentali, e che può permettere la ripresa in un momento, auguriamoci, non lontano». All'assemblea sono intervenuti 313 azionisti. Dopo aver ascoltato la relazione, alcuni hanno rivolto domande al presidente Giovanni Agnelli. I Sono stati toccati parecchi temi: diversificazione produttiva; possibilità di estendere l'attività della Fiat in settori non meccanici; alto costo del denaro; difesa del risparmiatore; appiattimento delle retribuzioni in seguito agli accordi sindacali. Sergio Gaddi, un azionista residente a Torino, segretario dell'Oci (Organizzazione cittadini indipendenti) e direttore dì Controstampa, ha criticato La Stampa. Partendo dalla constatazione che La Stampa è dì proprietà della Fiat e che nel 1973 ha avuto il deficit di un miliardo 300 milioni, Gaddi ha detto: «Ciò significa che nel 1974 si sono spese per il giornale 4 lire per ogni azione». A giudizio di Gaddi, La Stampa «non compie opera d'informazione completa» e si «potrebbe redigere un "libro bianco" sulle faziosità e sulle amenità de La Stampa». Gaddi ha chiesto «un vento nuovo sulle colonne del giornale di proprietà della Fiat». Giovanni Agnelli ha risposto osservando che in linea generale le critiche a La Stampa in sede di assemblea Fiat dimostrano che «la proprietà di un giornale è impropria per una grande impresa». Agnelli ha ricordato che LFspgodzg! j .\ La Stampa appartiene alla Fiat da 50 anni e che ha quasi sempre avuto il bilancio in pareggio o in attivo, trarrne gli ultimi anni. Il fatto che oggi abbia un deficit «non dà diritto agli azionisti di condizionare l'indirizzo politico del giornale». Ha concluso: «Il nostro atteggiamento è sempre stato quello di lasciare al direttore la totale responsabilità. Il direttore responsabile è stato scelto dal Consiglio di amministrazione ed ha chiesto e ottenuto la fiducia della redazione. Noi gli lasciamo piena libertà di gestione e piena fiducia». Dopo il dibattito, l'assemblea ha approvato all'unanimità la relazione e la proposta di assegnare un dividendo di 100 lire per ogni azione ordinaria e privilegiata. Il divi! dendo sarà pagato dal 20 j maggio. L'assemblea ha, infi.ne, confermato due membri \ del Consiglio d'amministrazione (Simon Aldewereld e Bruno Beccaria) che erano stati cooptati per sostituire lo statunitense Robert Ellsworth il quale ha assunto incarichi governativi, e Gaudenzio Bono, che si è dimesso per motivi di salute. Sergio Devecchi

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