Il "golpe,, di Rivera: compra il Milan? di Giovanni Arpino
Il "golpe,, di Rivera: compra il Milan? Continuerà a giocare (ancora per due anni) e farà il presidente Il "golpe,, di Rivera: compra il Milan? In una conferenza stampa dichiara: "Se Buticchi attuale presidente non volesse più cedere le azioni, me ne andrei io» Gianni ha fatto il «golpe». Per ora con un comunicato ben preciso, domani forse con una società per azioni che potrebbe rivoluzionare il mondo del calcio. Quello che fu il «golden boy» del football italiano, «pallone d'oro» negli annali calcistici, il giocatore «dal tocco in più» — nessuno come Rivera ha goduto di tanti virgolettati aggettivi nelle cronache sportive — si appresta ad un braccio di ferro clamoroso con la sua squadra, il club di Albino Buticchi. Il Milan di Buticchi non vuole Rivera? E Gianni Rivera, dopo meditazioni in convento e conciliaboli segreti, risponde al «piatto che piange con un risoluto: compro io. Alle sue spalle esisterebbe una sigla finanziaria potente. Se davvero può riportare in Italia denaro dirottato tempo fa in Svizzera, potremmo ringraziare Rivera per motivi assolutamente extra-calcistici. Ma il «capitano» milanista, contestato varie volte, discusso sempre. assume ora una figura diversa. Sensibile agli umori ambientali, rappresentante autorevole della Associazione dei Calciatori, il trentenne alessandrino sfodera un colpo che può «sbancare» le tradizionali opinioni e le antiquate strutture che reggono la nostra pelota. Questo è stato un anno con tifosi che hanno alzato la bandiera, utopistica ma non ridicola, dell'autogestione. E' stato un anno carico di fermenti, se non di gol. Rivera, orecchio fine, ha captato certi messaggi, palesi e occulti. E gliene si deve dare atto. Tutto sta a vedere come lai nuova società, il rivoluzionario referendum che lui propone alle tribù rossonere, gli equilibra tecnico-tattici e politici che puntellano un club di calcio, possano funzionare. Se è eletto presidente, Rivera, mentre si allena, potrà sorridere all'insulto o allo sprone dell'allenatore? Forse sì, se è vero che nella «gestione futuribile» del Milan paia debba tornare Nereo Rocco. E' un garbuglio grosso, che non si può snobbare e nemmeno ridurre ad un caso d'ambiente calcistico. Rivera, che non ha mai negato i suoi possibili ruoli dirigenziali nel mondo del pallone, che ha contestato dirigenti, arbitri, costumi e abitudini, cerca ora di darsi una fisionomia ben più netta: come un piccolo profeta in bulloni sorpreso sulla strada della redenzione dal fulmine rivelatore. Bisognerà anche vedere come risponderà il calcio monolitico a questa incrinatura. I soldi che ora vorrebbero aiutare la «escalation» di Gianni sono «buoni»? E' una prima, lecita domanda, in un girone infernale che vive di assegni postdatati ed effetti spesso in protesto. E come reagiranno i professionisti del gol, chiamati a svolgere nuovi doveri? Certo, molte proposte riveriane seminano suggestione: i tifosi ne faranno una scorpacciata colossale. Il «divo» del centrocampo rischia di vedersi trasformato troppo presto in un «apostolo» col blazer dei grandi affaristi. La sua beatificazione batterà sentieri ancora insondabili. Dal guscio un po' rinsecchito di «capitano» rossonero, Gianni esce come la farfalla dal bozzolo. Stavolta, lui che non è mai stato coraggioso nel «tackle», ha affrontato l'avversario con una prontezza e una decisione da stratega. Il Milan ha avuto da sempre, come emblema, un «diavolo». Talora bonaccione, talora glorioso, talvolta scorbacchiato dalla sorte. Ma è evidente che il vero diavolo — nel bene e nel male — lo impersona il Gianni d'Alessandria. Se però, oltre alla pentola ove cuocere Buticchi, ha anche saputo inventare il coperchio. Giovanni Arpino I (A pag. 16: « Torni Rocco, I via Buticchi e Giagnoni » | di Giorgio Gandolfi). Milano. Albino Buricchi pl T
Luoghi citati: Alessandria, Italia, Milano, Svizzera
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