Abortì angosciata dalla gelosia dell'ex amante: sarà assolta?

Abortì angosciata dalla gelosia dell'ex amante: sarà assolta? Il tribunale decide oggi su un interessante caso Abortì angosciata dalla gelosia dell'ex amante: sarà assolta? La difesa punterà, per ottenere il proscioglimento, su una recente sentenza della Corte di Cassazione - Altro processo: condanne al presidente e a un medico dell'ospedale di Savonera La terza sezione del Tribunale . (pres. Iannibelli, giudici Mitola e Macario, cane. Casatelli) pronun- j cera oggi una sentenza in materia di aborto. Il caso riveste una | notevole importanza perché — secondo la difesa — rientrerebbe tra quelli indicati in una recente sen- I tenza della Corte Costituzionale (18 febbraio) che ha dichiarato la illegittimità dell'art. 564 (procurato aborto) nella parte in cui «non prevede che la gravidanza possa venir interrotta quando l'ulterio-1 re gestazione implichi danno o pericolo grave, medicalmente accertato e non altrimenti evitabile, per la salute della madre ». Se il Tribunale dovesse accogliere questa tesi, che sarà sostenuta stamane dall'avv. Liliana Ponsero, propugnatrice del movimento che intende far cancellare il reato di aborto, gli imputati dovrebbero essere assolti perché il fatto non costituisce reato. Essi sono: Renata Borgialli, 33 anni, di Rivarolo Canavese; il suo ex amico Giuseppe Merlo, 42 anni, di Leinì; le ostetriche Clara Rosa Ferrerò, di 59 anni, via Carlo Alberto 4, e Cinzia Varnero, 70 anni, di Sagliano Micca; il dott. Giuseppe Aldo Nasi, 49 anni, via Gubbio 97. I fatti sono del maggio '69. Secondo l'accusa la Borgialli, volendo interrompere la maternità, si recò dal dott. Nasi il quale si rifiutò di intervenire, ma le avrebbe suggerito di rivolgersi ad una ostetrica. La ragazza si incontrò con la Ferrerò e poi con la Varnero. Poiché la Borgialli andava dicendo che il padre del nascituro era Giuseppe Merlo, questi la avrebbe minacciato di denunciarla i per pratiche illecite se non la I smetteva di diffamarlo. Alle insistenze della ragazza, l'uomo l'aI vrebbe costretta a firmare una cambiale di mezzo milione per evitare la denuncia. La storia giunse lo stesso sul tavolo del magistrato, che incriminò tutti per procurato aborto. In particolare, la Ferrerò per aver messo a disposizione il suo studio di ostetrica, la Varnero per aver provveduto all'intervento. Il pubblico ministero dott. Witzel, ieri mattina, ha proposto la condanna delle tre donne a 1 anno e mezzo di carcere; del dott. Nasi, con l'attenuante della minima i partecipazione, a 1 anno; del Mer- 1 10 a 3 anni per procurato aborto e tentata estorsione. Secondo lo avv. Ponsero, la Borgialli era ossessionata dalle pressioni e dalla gelosia dell'ex amico, e se avesse portato a termine la gravidanza, 11 suo equilibrio psichico avrebbe subito un grave danno. Gli altri difensori sono: avvocati Dal Fiume, Gino Obert, Marchini, Paroncilli. * * Parziale condanna al processo contro il presidente degli ospedali psichiatrici e tre medici di Savonera. La requisitoria del pubblico ministero Algostino aveva già nettamente distinto tra i due episodi, quello che vedeva imputato il dott. Munizza per essersi assentato mentre un malato aveva | bisogno di lui ( ma aveva lasciato un recapito e fu subito rintracciato) e quello della dott. Ruschena che aveva ritardato la constatazione di morte di una degente, sempre come medico di guardia all'ospedale di Savonera. Il pretore ha condannato la dott. Ruschena a 200 mila lire di multa e il presidente Andrea Prele a 60 mila lire di multa per non aver inoltrato il rapporto all'autorità giudiziaria. Inoltre ha disposto, per entrambi, la sospensione di un anno dai pubblici uffici. Gli altri due imputati, il dott. Munizza e il direttore del- l'ospedale prof. Luigi Ferrio sono stati assolti con formula piena. Dietro le singole accuse si è affacciata al processo la tragica realtà dei manicomi. L'ultima notazione nella cartella clinica di Angelina Bosi (la degente della quale ia dott. Ruschena ritardò la constatazione di morte) risale a tre mesi prima del decesso. « Nel caso del dott. Munizza — ha detto Algostino — è sfato provuto al dibattimento che quel pomeriggio del 31 marzo 19T3 il medico si assentò per andare al vicino galoppatoio non per assi stere ad un concorso ippico ma per trovare un lavoro ad un dipendente. Lasciò un numero di recapito e venne subito rintracciato. Munizza deve quindi essere assolto ». Diversa la valutazione per la dottoressa Ruschena. « Se un medico deve constatare ! un decesso — ha detto il p. m. — non può esimersi dal farlo. La pena peraltro va contenuta a 100.000 lire di multa ed un anno di sospensione dal servizio ». Analoga pena ha chiesto il p. m. per Andrea Prele, presidente degli ospedali psichiatrici e per Luigi Ferrio, direttore del manicomio di Savonera, imputati di omissione di atti d'ufficio relativamente al solo episodio della dottoressa Ruschena. L'aw. Zancan, difensore di Munizza, ha affermato che « il processo è nato con evidenti finalità strumentali, ed è frutto di uno scontro tra due opposti modi di intendere l'assistenza psichiatrica. Ci si È voluti appigliare ad un ritardo di tre minuti per mettere sotto accusa un medico ». 1 difensori della dott. Ruschena, avvocati Masselli e Spagnoli, hanno ribadito l'assoluta buona fede dell'imputata, « che si rifiuta di interpretare nell'istituto psichiatrico un ruolo passivo (la constatazione di morte secondo il regolamento ospedaliero) e contesta il modo con cui continuano ad essere trattati i degenti. Anche se la speranza di vita è minima — hanno detto i difensori — il medico dovrebbe essere posto in condizione di intervenire prima del decesso per lenire, per quanto possibile, le sofferenze ». Gli avvocati Tortonese per il direttore Ferrio, Zaccone e Giordanengo per il presidente Prele, hanno escluso che per i loro clienti esistesse l'obbligo di denunciare fatti che non riguardano il codice penale ma, tutt'al più, il regolamento disciplinare. mi limili mini «mimi j | I 1 ! Il comm. Andrea Prele e la dottoressa Adriana Ruschena

Luoghi citati: Rivarolo Canavese, Sagliano Micca