Vendiamo a credito di Gianni Zandano

Vendiamo a credito Vendiamo a credito (Segue dalla 1" pagina) inizialmente, parlarono un anno fa all'Onu i socialisti algerino Bumedjenne e italiano Giolitti. In seguito ne nacque il «piano Carli». Ora, evidentemente, l'Italia si accinge a realizzare quell'ancora irrealizzato piano mondiale, mediante una sua propria politica e l'attività del suo ministro del Commercio Estero, che perciò di recente è stato in Polonia, Egitto, Brasile, zione del proprio sviluppo L'Italia deve quindi adeguarsi a tali mercati, organizzandosi a livello ministeriale. E' quel lo che De Mita sta facendo- Venezuela. Tre aree di mercato, cioè, ora interessano l'Italia: i Paesi in sviluppo dell'America del Centro-Sud (abbiamo dopo dieci anni riaperto il commercio con Cuba); i Paesi nel Nord Africa - Medio Oriente ricchi di petrolio; i Paesi a economia di Stato. Cioè tutti Paesi privi, generalmente, di imprenditori privati, che fan- no acquisti mediante accordiquadro a livello di governo, sulla base d'una programma- «Per esempio per Nord Africa e Medio Oriente, in accordo con Rumor, stiamo creando una struttura di addetti commerciali integrata. Se cioè l'addetto del Marocco svilup- pa un tipo di accordo, può estenderlo agli altri Paesi perché in genere quei Paesi ripetono accordi di tipo uguale». Ma resta la domanda: che sarà domani, quando questi ; nuovi mercati avranno acqui- : sito sufficienti impianti per produrre per sé e per l'esportazione? Dice De Mita: «Salvo alcuni casi, il livello della nostra tecnologia non è. purtroppo, il più alto del mondo. Questo ci aiuta adesso a vendere impianti. Si collocano più facilmente nei Paesi che ne sono del tutto privi, perché sono ancora più semplici di quelli offerti da Giappone o Germania, America o Svezia. Occorre, dunque, che mentre collochiamo questi impianti, si sviluppi all'interno un'ampia ricerca scientifica nei settori dell'avvenire, per poterci portare a livelli ! P»< Mi, porci domani nuova I mente in grado di competere in Europa e di vendere più perfezionati impianti altrove». Sta bene, ma quando si vende in Paesi pur ricchi di petrodollari resta l'alea del rischio, perché quei Paesi hanno una certa instabilità; se poi si vende a quegli ottimi pagatori differiti che sono i Paesi socialisti o a quelli in sviluppo dell'America, si vende a credito. Abbiamo sufficienti disponibilità per assicurare le vendite differite, per coprire la differenza di tasso tra il costo del denaro in Italia e l'interesse pagato dai creditori? De Mita risponde che «salvo un riprecipitare della situazione finanziarla interna, che è molto migliorata», adesso «i mezzi finanziari ci sono, a prescindere dai fondi creati per legge, e che certo appaiono e sono insufficienti». Vale a dire? Vale a dire che c'è la garanzia che le autorità monetarie riforniranno il plafond dell'assicurazione man mano che serve «perché dopo ■ ,utto , I industrie stanno ■ ferme si spendono a vuoto in;^'i cifre per la Cassa inte- grazione; si spende invece meno, e non a vuoto, a far lavorare le industrie per l'esportazione, sia pure ponendo ,, j finanziari a carico dello \ stato» ! Anche Vlsiitnt0 per a me. U0-credito all'esportazione non ha le somme sufficienti per quesfanno (ha 1400 mi ! liardi contro 2 mila previsti |come necesSari) ma, informa j De Mita, «già da un mese, Raccordo con Carli, abbiamo stabilito che il medio-credito svolga le operazioni ordina. rie, generalmente quelle per ta vendita di oeni di consu. , mo Per le grandì operazi0ni j cne richiedono la mediazione del govern0t u credito supple | tìvo sarà proVveduto tramite l'ufficio italiano dei cambi» Sarà data, inoltre, l'agevolazione alle imprese che cercano credito estero. In ogni caso, questi contratti saranno sempre approvati ma solo se «economici». «Gli imprenditori sappiano — conclude De Mita — che non c'è limite ormai al credito per l'esportazione. Non solo: ogni volta che si saranno rivolti al mediocredito o al governo, trovando l'assenso preliminare, potranno firmare con la certezza che già possiedono un impegno automatico a ricevere il credito». La svolta è dunque davvero diametrale. Che cosa l'ha consentita? «Non abbiamo più l'assillo dello spaventoso deficit I estero dello scorso anno né di i quella paurosa inflazione. ! Vendere a credito non provo- ca inflazione, data la caduta delle attività interne. Precostituirsi crediti di valuta estera per i prossimi anni appare saggio, dato che nei prossimi anni dovremo restituire in- gentissimi prestiti all'estero. ciò che serve è un generale e ampio sostegno alle industrie perché sopravvivano e si sviluppino». Giulio Mazzocchi {A pagina 12: Speranze « pericolose » per l'export italiane. Di Gianni Zandano).

Persone citate: Carli, De Mita, Giolitti, Giulio Mazzocchi, Rumor